Il lutto per la perdita di una persona cara persa da poco fa male al cuore, veramente. Il rischio di avere un attacco cardiaco è infatti 21 volte più alto nel primo giorno in cui si ha la notizia della perdita, e sei volte maggiore nella prima settimana. Lo ha verificato uno studio condotto su 2000 persone, pubblicato sulla rivista Circulation. Secondo gli esperti infatti il dolore intenso per la morte di qualcuno impone al cuore uno sforzo e una tensione extra. I sintomi da tenere d’occhio sono dolore al petto e respiro corto.
Lo stress psicologico, associato al lutto, aumentano il battito cardiaco, la pressione sanguigna e la coagulazione, facendo così salire il rischio di un infarto. A ciò si aggiunge che chi vive una perdita dorme e mangia di meno, non si prende cura di sé e magari smette di prendere i farmaci che deve assumere. Perciò «in queste situazioni – spiega Murray Mittleman, coordinatore dello studio – bisogna prendersi cura di se stessi e porre attenzione a sintomi di un possibile attacco cardiaco. Amici e familiari devono tenere gli occhi aperti».
I ricercatori hanno studiato 1985 persone sopravvissute ad un attacco di cuore, e visto quante di loro avessero vissuto un lutto recente. Tra i partecipanti allo studio il 13,6% aveva perso una persona cara nei 6 mesi precedenti, e di questi 19 il giorno prima dell’infarto. Il rischio è dunque molto più alto nei primi sette giorni che seguono la morte della persona amata, e diminuisce progressivamente. Più soggette sono le vedove che hanno un rischio maggiore nel lungo periodo di morire, con patologie cardiache e ictus responsabili del loro decesso in circa la metà dei casi.
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