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Hai un cervello nella pancia

L'apparato digerente è tappezzato da milioni di cellule nervose, che dialogano con le «colleghe» della testa. Così bruciori di stomaco e colite sono connessi a stress e sbalzi d'umore

C’è un secondo cervello dentro di te, una sorta di alieno che lavora dentro la tua pancia al di fuori della tua coscienza. Gestisce l’avanzamento del cibo lungo il tubo digerente, dall’esofago al retto, ed è coinvolto nell’insorgenza di diverse malattie psicosomatiche, dal bruciore di stomaco cronico alla colite. Ma pare proprio che sia anche in grado di influenzare il tuo stato d’animo, come dimostrano studi recenti del patologo Michael Gershon, docente alla Columbia University di New York (l’ultimo, appena pubblicato sul Journal of Comparative Neurology).

Questa sorta di cervello della pancia è formato da centinaia di milioni di cellule nervose che costellano l’intera parete dell’apparato digerente, del tutto simili a quelle della testa. «Il reticolo di neuroni trasmette a velocità rapidissima una serie di messaggi lungo il sistema gastrointestinale, così come fanno tra loro i neuroni del cervello principale», dice Luigi Benini, professore associato di gastroenterologia all’Università di Verona. Attraverso il nervo vago, il cervello dell’addome e quello della testa dialogano e si influenzano a vicenda.

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«Avviene in un rapporto equilibrato, senza sudditanze», spiega Eugenio Parati, direttore del dipartimento di malattie cerebro-vascolari dell’Istituto neurologico Besta di Milano. «Un esempio? Sappiamo che l’ansia accentua in molte persone la sindrome del colon irritabile, ma sembra sia vero anche il contrario: la presenza dell’infiammazione al colon può dare il via all’ansia». E diversi studi rivelano che malattie come il Crohn e la colite ulcerosa possono facilitare l’insorgenza della depressione. «Si è anche capito che all’origine di un disturbo come la dispepsia, chiamata spesso gastrite, ci sia proprio il sistema neurale addominale, che reagisce in persone predisposte alle tensioni emotive elaborate dal cervello principale», dice Vincenzo Savarino (chiedigli un consulto), professore ordinario di gastroenterologia all’Università di Genova.

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I tuoi due cervelli producono, fra l’altro, le stesse molecole: in particolare la serotonina, il neurotrasmettitore che ha un ruolo chiave nella regolazione dell’umore. «Proprio per questo si comincia a pensare che il cervello della pancia abbia un’influenza sugli stati d’animo e sulla personalità», spiega Massimiliano Valeriani (chiedigli un consulto), neurologo dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. «Anche se è vero che la serotonina creata dai neuroni dell’intestino tende a rimanere in zona e determina effetti che sono indirizzati al buon funzionamento della digestione». Questo intreccio fra i due cervelli potrà condurre, in futuro, a un modo diverso di curare le malattie dell’addome. «Un’ipotesi, verificata da diverse équipe di ricercatori, è quella di usare un antidepressivo come il Prozac per placare la colite spastica, proprio perché agisce sulla serotonina», dice Valeriani.

Qualcosa di simile, e cioè l’uso di uno psicofarmaco per curare un problema del sistema digerente, sta già avvenendo a proposito dell’emicrania addominale, un disturbo che colpisce soprattutto i bambini. «Succede, a volte, che un bimbo abbia forti dolori alla pancia, senza mostrare in realtà alcun segno di infiammazione o di danni allo stomaco e all’intestino», continua Valeriani. «Ebbene: si è scoperto che un’alterazione della funzionalità del cervello, come quella che è propria dell’emicrania, può produrre dolore tramite il sistema nervoso dell’addome, e non tramite quello della testa. Così l’emicrania, invece che dare mal di testa, può produrre mal di pancia. In tale situazione, per curare il mal di pancia vengono prescritti farmaci per l’emicrania, come la flunarizina (calcioantagonisti)». Ma perché il collegamento fra i due cervelli può andare in tilt, creando situazioni-paradosso come l’emicrania addominale?

«Alcuni studi dimostrano che dietro certe patologie intestinali c’è un’anomalia di reazione da parte del cervello numero uno», dice Valeriani. «Grazie a tecniche di studio neurofisiologiche, come i potenziali evocati somatosensoriali, abbiamo verificato che gli impulsi dolorosi provenienti da colon e retto (stimolati elettricamente in via sperimentale) vanno ad attivare un’area del cervello nelle persone sane e un’altra, un po’ spostata all’indietro, nei pazienti con la sindrome del colon irritabile. Quando tali meccanismi saranno più chiari, riusciremo a trovare terapie più mirate». Intanto, sappi che quando vivi una brutta notizia come un pugno nello stomaco, tutti e due i tuoi cervelli l’hanno presa male. E sappi che se fai una buona digestione anche l’umore ti ringrazierà.
Paolo Rossi Castelli – OK Salute e benessere

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