Sessualità

Esiste la sindrome da lavoro precario

Gli impieghi atipici e i contratti a termine possono generare ansia e depressione

Sono circa 37mila le persone che soffrono, solo in Lombardia, di disturbi riconducibili a una sindrome da lavoro precario (anche se il Dsm-IV , la bibbia dell’American Psychiatric Association, ancora non la include).

I sintomi? Gastrite e insonnia
Un recente studio australiano, confrontando gli ultimi anni di crisi finanziaria con i precedenti, ha verificato un aumento dei disturbi d’ansia proprio nei lavoratori atipici. E un’altra ricerca, inglese, ha permesso di documentare che la disoccupazione o un’occupazione altalenante si associano a una maggiore probabilità di depressione.
I più a rischio? I giovani laureati. Venuti su con il modello genitoriale di un lavoro stabile e con l’idea che l’università li avrebbe preparati a una professione gratificante, ora si trovano ad affrontare una realtà che spesso tradisce le loro aspettative: la disoccupazione giovanile, secondo gli ultimi dati Istat, è al 29,4%.
«Questa situazione può generare ansia, frustrazione e, se non è affrontata con l’atteggiamento giusto, può sfociare nella patologia», spiega Paola Vinciguerra (puoi chiederle un consulto), responsabile dell’Unione italiana per gli attacchi di panico.
I campanelli d’allarme della sindrome da lavoro precario? Gastrite, colite, dermatite, insonnia, tachicardia, attacchi di panico, sensazione persistente di pericolo e di inadeguatezza. «Non essere in grado di poter progettare il proprio futuro finisce per creare una forbice ansiogena, che spesso trova uno sfogo somatico», spiega Vinciguerra. «In questa situazione, quello che si può fare è cercare di lavorare sulle proprie reazioni. I problemi legati alla precarietà sono seri, ma se si subiscono passivamente l’ansia aumenterà, in un circolo vizioso di crescente allarme, che bisogna saper riconoscere e interrompere».
Anna Guida – OK La salute prima di tutto

Gruppo San Donato

Ultimo aggiornamento: 27 maggio 2011

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