Alice Cesaretti è una lettrice di OK. Ha 43 anni e vive a Rimini, dov’è proprietaria di una profumeria. Per i dolori al volto che la tormentavano non poteva più lavorare o vedere amici. Grazie all’ipnosi, dopo 18 anni di sofferenze, è tornata a una vita normale.
Ecco la sua testimonianza a OK La salute prima di tutto.
«Cominciò quasi 18 anni fa. Era un periodo difficile: il lavoro sempre più impegnativo nella profumeria di famiglia, la separazione da mio marito. E in più, ecco arrivare lui, mister dolore, come lo chiamo io: si presentò con piccole fitte alla parte destra del volto, tra mandibola e mascella. Masticare era una sofferenza.
All’inizio pensai che la causa fossero le vicende che attraversavo. Passerà, mi dicevo, quando passeranno i problemi della mia vita. Illusa! Più trascorrevano i giorni e i mesi, più il male aumentava di intensità e durata.
Arrivò il giorno in cui a fine lavoro, rientrata a casa, dovevo rimanere distesa al buio almeno un’ora per avere una tregua. Era arrivato il momento di curarmi.
Cominciò così un calvario che mi portò, tra medici e ospedali, prima a Rimini, la mia città, e poi in tanti altri posti in Italia, a tanti fallimenti. Ero disperata. Gli esami e le analisi che mi fecero portavano, dicevano concordi i medici, alla diagnosi di nevralgia trigeminale atipica. E tutti mi curavano con farmaci dal nome che allora mi sembrava strano: anticomiziali. Che poi, mi dissero, è un sinonimo di antiepilettici.
Provarono anche con i cortisonici, a dosaggi elevati e per lunghi periodi.
Niente da fare, il dolore non passava, anzi aumentava e la mia vita si faceva sempre più difficile. Per fortuna avevo vicini mia mamma e il mio nuovo compagno, ma il dolore non potevano certo fermarlo: e siccome i guai non vengono mai soli, ecco la depressione. E giù farmaci per contrastarla, con effetti che avrei scoperto più tardi: intossicazione da medicine.
Fitte al viso per 15 anni, non lavoravo più
Così, tra apparenti remissioni del dolore e ricadute sempre pesanti, andai avanti per circa 15 anni. Ultima beffa, la proposta di un intervento al nervo trigemino, quello che avrebbe dovuto essere responsabile del dolore cronico. Altra illusione, il male non passò e mi rimase un residuo dell’operazione: un continuo, fastidiosissimo formicolio al volto.
Da quel momento, non riuscii più a lavorare, né a frequentare gli amici. La svolta fu quando un’amica mi portò da un terapista del dolore. Mi visitò, ascoltò la mia storia e mi parlò di un centro a Milano dove sperimentavano una nuova cura.
Presi subito un appuntamento. Tante delusioni non avevano spento la speranza. Chissà, pensavo, che non sia la volta buona. E lo fu. Dopo controlli approfonditi, il direttore del centro, Giuseppe De Benedittis (puoi chiedergli un consulto), ribaltò la diagnosi: non c’entrava il trigemino, ma una disfunzione dell’articolazione temporomandibolare. Insomma, in tutti quegli anni non avevano mai capito nulla.
Per prima cosa, ricovero in ospedale per una cura disintossicante dai troppi farmaci che avevo preso così a lungo.
Sono di nuovo padrona della mia vita
Ma la nuova cura? Ed ecco la seconda sorpresa. “Intendo sottoporla, se lei è disponibile, a terapia ipnotica contro il dolore cronico”, mi disse De Benedittis. “Non si aspetti una regressione del 100%, ma la possibilità che lei torni padrona della sua vita è alta”. Ipnosi? E perché no.
Le prime sedute furono di prova, era l’aprile del 2009, per valutare le mie reazioni. Andò bene e cominciammo la cura. Due volte la settimana entravo nello studio del professore, mi rilassavo e venivo accompagnata dalle sue parole in uno stato di trance profonda, durante la quale ricevevo inviti a pensare a situazioni di benessere, a visualizzare immagini gioiose. E in quei momenti il dolore scompariva.
Ebbi subito benefici. Tornai in profumeria, riuscii a godermi le vacanze estive. Facevo anche infiltrazioni di anestetici nei punti dolorosi e prendevo miorilassanti per sciogliere i muscoli contratti del volto.
Il dolore non è scomparso del tutto ma lo posso gestire, con farmaci blandi e l’autoipnosi. Sì, mi hanno insegnato a ipnotizzarmi da sola: lo faccio due volte al giorno, per venti minuti. Mi piace, mi dà una marcia in più, perché sono io a dominare il dolore e non lui me».
Alice Cesaretti – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 3 giugno 2010