«Lo so, sembro un citofono scassato, ma io con questa voce nasale ci sono nato», racconta Luca Laurenti. «È una caratteristica che mi porto appresso da una vita, nonostante oggi abbia superato i complessi che avevo quand’ero piccolo. Anzi ho fatto di più: sono riuscito a trasformare in pregio un difetto».
Ecco la confessione del comico.
«Mi chiedono sempre: “Ce fai o ce sei?”. E io rispondo regolarmente che ce sono. Uno che parla come un citofono scassato? Esatto. So’ così, nel senso che questa è la mia voce: vera anche se quanno canto sembra diversa, normale. Mia madre ricorda che pure il mio primo vagito era buffo, con quer suono nasale che non ciaveva nessun altro bambino. Ecco, la caratteristica di tutta la mia vita m’a porto addosso fin dalla nascita e, nonostante oggi io abbia superato i complessi che provavo da piccolo, il percorso non è stato facile.
L’otorino ce spiegò che nun c’era rimedio
Me dicevano che parevo Paperino, o ‘na trombetta, o anche uno che parlava in un imbuto, tutto uno scatenamento di fantasia per definirmi in qualche modo. ‘E parole so’proiettili che ti restano dentro. Ma per la maggior parte ridevano e, siccome ero timidissimo, m’aumentava il disagio e la tensione. Insomma, avevo cominciato pure a tartagliare. Ricordo che un giorno mi mandarono alle Poste per pagare la bolletta del gas e non capivo perché la cicciona allo sportello ridesse così divertita… Je volevo dì: “Ma che te ridi? I soldi te l’ho dati giusti, e semmai ridi pe ‘te, che sembri ‘na balena”. Ma nun ce la facevo, mi tenevo tutto dentro. Tornando a casa, mi sentivo triste come er brutto anatroccolo, e piagnevo. L’otorino da cui i miei genitori m’avevano fatto visitare m’aveva guardato la gola con attenzione, mezzora con la bocca spalancata a fare aaaa, ma alla fine aveva sentenziato che non c’erano problemi di adenoidi né di tonsille, anzi era tutto perfetto.
Se da una parte ci sentivamo tutti rassicurati, dall’altra eravamo ancora più dispiaciuti, voleva dì che nun c’era rimedio. Qualcuno pensava che, con lo sviluppo, la voce sarebbe cambiata e tutto sarebbe andato a posto naturalmente… Ce crederesti? Qualche modifica c’è stata: da piccolo sembravo Qui Quo Qua, da grande ‘o zio de’ tre paperi. Intanto, quasi per consolarmi, per rifugiarmi in un mondo tutto mio, avevo scoperto la musica: strimpellavo per ore al pianoforte e cantavo le canzoni che mi piacevano, Baglioni, Battisti, i Beatles. Me facevano prova’ gioia, sicurezza. Anche perché, cantando, mi veniva fuori una grande estensione vocale, ‘na robba incredibile che ciaveva sorpreso tutti. Una specie de miracolo de Padre Pio.
Ho saputo trasformare in pregio un difetto
Mio padre parlava di questo figlio con la passione musicale a un cliente della banca in cui lavorava. Quer cliente era Gianni Ippoliti. M’incontrò per Provini, la trasmissione che conduceva in una tv romana e che poi portò anche su Italia 1. Andò bene, perché fu l’inizio della mia storia nello spettacolo. Poi sono venuti Bonolis, Costanzo, Striscia la notizia, le imitazioni, la pubblicità… Sono andato da luminari di otorinolaringoiatria e foniatria, tutti concordi nel dire che non sono un fenomeno particolare: vado di naso per parlare e di diaframma per cantare. Se imposto la voce, esce un timbro molto fico, da vero attore, ma me sembra de sentì n’antra persona. Magari, c’è sempre stata un po’ di pigrizia inconscia, senza l’attenzione vigile che ti insegnano a scuola di dizione. Io non ci so’ andato, e neppure a quella di canto o di musica. Ho imparato da solo. E forse è andata bene così. Alla fine, ho trasformato il mio difetto in un pregio che mi ha permesso di farmi amare dalla gente. Finalmente sto preparando un disco tutto mio, sarà una bella prova. E sono sicuro che riaprirà l’interrogativo: “Laurenti, ce fai o ce sei ?”».
Luca Laurenti (testo raccolto da Lucia Castagna per OK La salute prima di tutto di novembre 2006)