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Laura Torrisi: sempre lunatica per colpa della celiachia

L'attrice racconta a OK come ha scoperto la sua intolleranza al glutine, che si ripercuote anche sull'umore

Fino a qualche anno fa pensavo di avere un brutto carattere e di essere lunatica oltre ogni limite. Non capivo il perché dei continui cambiamenti di umore e non li ricollegavo minimamente ai disturbi gastrointestinali sempre più frequenti: gonfiori, dolori, diarrea improvvisa. La diagnosi di celiachia, nel 2009, ha spiegato tutti quei sintomi.
Il primo episodio acuto risale a quando avevo nove mesi. Secondo il pediatra si trattava di allergia al latte, mi hanno raccontato i miei genitori, e me la sono vista brutta: sono finita in coma. Al Policlinico di Catania, dove ero stata ricoverata, hanno però escluso potesse trattarsi di celiachia. Secondo i medici si trattava di una semplice intolleranza generica, che si sarebbe risolta con la crescita. Per questo ho (purtroppo) continuato a mangiare di tutto, senza precauzioni: divoravo il cibo come un camionista, ma assimilavo pochissimo ed ero continuamente afflitta da problemi di digestione e da attacchi di diarrea.
Nel 2008 i dolori sono diventati insopportabili e la gastroscopia con prelievo dei villi intestinali ha confermato il sospetto di celiachia.
All’ospedale fiorentino di Careggi, dove mi sono rivolta quattro anni fa, si sono meravigliati che nelle mie condizioni di celiaca al secondo stadio riuscissi a fare ancora una vita tutto sommato normale. Il medico mi ha mostrato le riprese del mio intestino: non rosato e ben lubrificato come nei pazienti sani, ma a chiazze violacee che indicano una profonda sofferenza dei tessuti. Da allora il glutine è il nemico numero uno, per me, e tutti gli alimenti che lo contengono sono banditi dalla mia tavola.

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Non sono pochi, purtroppo, perché non si tratta solo di sostituire pane, pasta e carboidrati in genere, ma perfino le gomme da masticare e anche alcuni tipi di affettati contengono glutine! Devo sempre fare molta attenzione: se la pasta che mangio, per fare un esempio, viene girata con la stessa forchetta usata per la pasta normale, ho disturbi anche seri. Per fortuna mi piace cucinare e in casa sono io che gestisco la tavola: il mio compagno, Leonardo Pieraccioni, è molto distratto e con lui ai fornelli rischierei l’avvelenamento!

MI PORTO DA MANGIARE SUL SET
Per non cucinare due volte (una con glutine e una senza) abbiamo trovato un accordo: utilizziamo sempre la pasta senza glutine. Amici e parenti si adeguano: quando ci sono io preparano risotto per tutti. In casa la parola chiave è organizzazione. Certo, devo stare attenta a ogni dettaglio: quando offro qualcosa che contiene glutine, devo lavare con cura recipienti e posate. Perfino i vapori della pasta, se respiro a bocca aperta, scatenano reazioni. Ma, soprattutto, devo fare molta attenzione quando mangio al ristorante: ormai quasi tutti i locali sono informati sulla celiachia, ma non sempre rispettano le norme da osservare.
Per andare sul sicuro, spesso ordino cibi alla griglia, anche se la mia predilezione è per i primi piatti. Una delle cose peggiori è quando vado in Sicilia, mia terra nativa: lì rinunciare a tante prelibatezze è davvero un castigo. Anche al lavoro, durante le riprese o i servizi fotografici, faccio sempre presente la mia condizione, ma nel dubbio mi porto dietro qualcosa di giusto da mangiare per me, non si sa mai. Considerando che la celiachia non curata può provocare danni seri, mi ritengo fortunata: ora mi sento bene, lo sconforto delle rinunce a volte pesa, ma mi consolo immediatamente pensando a chi affronta situazioni peggiori.
Una volta l’anno mi sottopongo agli esami del sangue e la situazione, grazie al cielo, è sotto controllo. Ma, se devo dirla tutta, non ho ancora avuto il coraggio di fare la colonscopia: è l’ultimo esame da eseguire per stare tranquilla, serve a monitorare lo stato di salute dell’ultimo tratto dell’apparato gastro-intestinale, messo a dura prova da anni di intossicazione. Mi riprometto di farlo, poi rimando sempre. Sarà perché devo ancora metabolizzare il trauma della gastroscopia effettuata senza sedazione: è stata un’esperienza tremenda, mi sentivo soffocare!
Laura Torrisi (confessione raccolta da Francesca Turi per OK Salute e benessere di settembre 2012)

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