E’ un vero e proprio boom per i cibi senza glutine. Negli Usa la crescita si attesta intorno al 33% nel giro di un paio di anni per un giro d’affari di oltre 6 milioni di dollari secondo il New York Times.
Un incremento registrabile anche nel nostro Paese dove non riguarda solo il carrello della spesa, ma anche i ristoranti. Secondo l’Aic, l’associazione italiana celiaci, nell’ultimo anno oltre 2.200 ristoranti, il 43%in più rispetto al 2010, hanno ricevuto il certificato gluten free. Un trend giustificato anche dal crescente numero di persone che soffrono di celiachia. Nel giro di 4 anni le persone con diagnosi di questa malattia sono raddoppiate, salendo a 122 mila. Si stima però che in monti non sappiano di essere intolleranti al glutine.
Ma accanto a chi soffre c’è una larga parte di salutisti che ritengono i cibi senza glutine più sani. Pensiero non vero. «Dal punto di vista nutrizionale non fanno meglio dei loro corrispondenti contenenti il glutine», spiega Andrea Ghiselli, ricercatore dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (chiedigli un consulto). Tra l’altro, in alcuni casi, sono meno gradevoli e più cari».
«Chi non ha intolleranza non ha nessun motivo per mangiarli», prosegue il ricercatore. «Bisogna poi vedere cosa sostituisce il glutine, se per caso questi alimenti contenessero più glucidi potrebbero non andar bene per chi soffre di diabete».
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