Le parole chiave delle palestre italiane sembrano diventate due: allenamento funzionale. Una pratica che piace sempre più anche ai vip, come l’attrice Elisabetta Pellini, che per OK mostra un circuito di esercizi per rassodarsi a casa. L’area in cui si svolge questo tipo di fitness è spartana, senza quei macchinari poderosi che invece popolano le zone dedicate a body building o cardiofitness. Non servono. Per l’allenamento funzionale, detto anche functional training, si fanno esercizi a corpo libero e con attrezzi semplici, dalle corde alle palle mediche, dalle sbarre per trazioni al Trx, nome commerciale dell’insieme di cinghie e maniglie che consentono serie in sospensione. Ma di che si tratta?
«Un movimento si definisce funzionale quando rispecchia i gesti abituali della vita quotidiana, dunque quando coinvolge più gruppi muscolari contemporaneamente e non solo un singolo distretto, come i glutei o gli addominali», spiega il fisiatra Gabriele Cirillo, medico dello sport agli Istituti clinici di perfezionamento di Milano presso l’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo. L’obiettivo? Sviluppare un corpo armonico, oltre che forte e asciutto. Il fatto poi che imponga nuovi schemi motori, con azioni multiple in grado di sollecitare insieme più aree muscolari, regala agilità, elasticità e coordinamento nei movimenti.
Aumenta il consumo di calorie
Non manca un effetto dimagrante, perché l’allenamento funzionale stimola l’aumento della massa muscolare e il consumo di calorie. Uno tra gli attrezzi più efficaci del functional training è il Vipr, un grande tubo di gomma vuoto disponibile in vari pesi da 4 a 20 chili (è in vendita sui siti specializzati come Fiteducation, Viprfit e Fitpro, a un prezzo variabile da 100 a 300 euro a seconda del peso). Ma sono molto usati anche la fitball e il kettlebell, ossia un peso di forma sferica con una maniglia.
«Questa disciplina aiuta a essere più agili, scattanti, coordinati e più pronti ad affrontare anche i più semplici movimenti quotidiani, come prendere in braccio un bimbo o portare le borse della spesa, scongiurando il rischio di incorrere in indolenzimenti o piccoli traumi», commenta Daniel Danila, personal trainer specializzato che insegna a Milano nel circuito di palestre Virgin Active e Nike Training Club. All’inizio il functional training in palestra consiste in esercizi leggeri a corpo libero, per poi crescere via via d’intensità con l’ausilio degli attrezzi. La finalità è sempre quella di abituare i muscoli a lavorare in sinergia e di andare a sollecitare la muscolatura profonda per rendere il corpo più stabile. Non a caso il termine ricorrente nella disciplina è core: si riferisce al rinforzo dei muscoli profondi di tronco e bacino (il core, il centro del nostro corpo da cui parte il movimento), che crea stabilizzazione articolare. «Detto questo, si può aggiungere un allenamento focalizzato su un particolare distretto, come addominali o dorsali, o magari volto a migliorare forza, velocità e resistenza», continua Danila. «Il piano di lavoro è personalizzabile a seconda delle proprie esigenze».
Comodo e facile
L’allenamento funzionale si pratica in palestra con un normale abbigliamento sportivo (top o t-shirt, leggins o pantaloncini), ma una volta appresa la tecnica si può fare anche a casa o al parco. Allenarsi con regolarità per circa 40 minuti per due o tre giorni a settimana fa sì che in pochi mesi si ottengano risultati apprezzabili. Il functional, poi, può essere considerato un’attività complementare ad altre discipline, dal tennis all’atletica. «Trattandosi di un allenamento che non prevede l’uso sistematico di sovraccarichi, è indicato per chiunque sia in possesso di un certificato medico di idoneità all’attività non agonistica, purché seguito da insegnanti qualificati per verificare le corrette esecuzioni e dosarne l’intensità», avverte Cirillo. «È controindicato in presenza di tendinopatie acute e croniche, lesioni muscolari recenti e artrosi grave».
Grazia Garlando – OK Salute e benessere