Il Vibratore conosciuto anche come dildo, è uno stimolatore erotico di forma fallica. Le vibrazioni prodotte vengono usate per provocare piacere sessuale. I primi vibratori avevano meccanismi idroterapeutici; questi strumenti infatti erano muniti di un tubo (rivolto direttamente verso il clitoride) dal quale fuoriusciva un getto d’acqua ad alta pressione. Intorno al 1880 il vibratore divenne un vero e proprio gioco erotico grazie all’avvento dell’elettricità, lo si poteva infatti trovare nelle case delle casalinghe ancor prima che facessero la loro apparizione macchine da cucire e ferri da stiro.
Il commercio dei vibratori o “massaggiatori del corpo” dilagò, tant’è che negli USA si contavano più vibratori che tostapane. I primi vibratori apparvero nel 1869 quando il medico americano George Taylor brevettò un oggetto capace di produrre un massaggio tramite un vibrazione fornita da un motore. I materiali utilizzati all’epoca però oltre ad essere abbastanza ingombranti, erano anche particolarmente costosi quindi non accessibili a tutti. Per questo motivo l’oggetto venne introdotto sul mercato e destinato solo per uso medico. I medici infatti utilizzavano l’ausilio dei vibratori a scopo terapeutico credendo di poter alleviare i sintomi di una malattia molto diffusa in quell’epoca “ l’isteria”.
Il film Hysteria della regista americana Tanya Wexle, tratto dal libro di Rachel Maines The technology of orgasm, suscitò enorme scalpore. Secondo la storia fu proprio nella Londra di fine ‘800 che il dottor Mortimer Granville diede vita al primo vibratore elettrico della storia (poiché oggetti fallici inanimati erano già presenti e diffusi persino nell’antica Grecia). All’inizio questo strumento veniva utilizzato per curare e trattare, come detto, l’isteria, uno dei mali più diffusi nell’epoca vittoriana. Una temuta malattia mentale che affliggeva gran parte delle donne, manifestandosi con sintomi quali depressione, pianto frequente, irritabilità, rabbia improvvisa, perdita dell’appetito e del desiderio sessuale.
Così attraverso la stimolazione della vulva, da parte del medico, la paziente raggiungeva l’orgasmo e in tal modo veniva quietata. In quel modo l’isteria (dal greco Hustéra, utero) che fin dall’antichità si credeva fosse causata da un dislocamento dell’utero, altro non era che la manifestazione di una sessualità repressa, sopita, il grido di una frustrazione, la ribellione di queste donne che vivevano vite che non amavano e che non desideravano. Furono gli anni Settanta a presentare in tutte le sue forme e in tutte le sue finalità il vibratore. Uno strumento di piacere ma anche l’emblema della liberazione sessuale femminile. L’autoerotismo femminile è una pratica molto diffusa.
Il termine masturbazione proviene dal latino manus (mano) e stuprare (sporcare, insudiciare). E’ facile comprendere che la stessa etimologia del termine ci spiega il perché questo comportamento è stato da sempre ripudiato e condannato. Trattasi di una pratica erotica consistente nella sollecitazione volontaria degli organi sessuali, o di altre zone corporee, per ottenere piacere. Fortunatamente però l’evoluzione sociale, culturale e sessuale ha condotto a una maggiore libertà nell’affrontare la sfera sessuale femminile.
Per quanto riguarda le tecniche della masturbazione femminile esse variano a seconda della fantasia, che non manca mai. Esse prevalentemente consistono nella stimolazione della vulva mediante massaggi, soprattutto del clitoride, attraverso una o più dita della mano. Oltre a questa stimolazione esterna della vulva, si riscontra un alto tasso di masturbazione penetrativa, che consiste nell’inserimento di una o più dita della mano all’interno della cavità vaginale, stimolandone in questo modo la parte interna. Questa masturbazione manuale spesso viene sostituita da un autoerotismo praticato attraverso l’utilizzo di oggetti inanimati (pennarelli, colli di bottiglia, statuette di forma fallica, etc.).
La masturbazione è anche un veicolo (a volte l’unico) che permette alla donna di trovare quell’eccitazione che le permetterà di raggiungere e sperimentare l’orgasmo.
Sia gli psicologi che i sessuologi si trovano d’accordo nell’affermare che la masturbazione femminile non è solo una pratica che ha come fine il raggiungimento del piacere, ma svolge altresì un ruolo e una funzione fondamentale: ovvero ci permette di entrare in perfetta armonia e intimità con il nostro corpo, con essa impariamo a conoscerlo e a conoscerci. Con la masturbazione allentiamo le tensioni e le preoccupazioni a cui siamo quotidianamente sottoposte e impariamo a migliorare la nostra sessualità.
Studi effettuati da alcune Università Americane hanno rilevato che l’uso di vibratori, e di altri giochi erotici, migliora tutte le funzioni sessuali agendo in modo positivo anche sulla qualità della vita di una donna. Sono ritenuti dei perfetti compagni ludici, utili a comprendere i propri limiti e le proprie preferenze sessuali. A seguito delle rivoluzioni e dei movimenti femministi i vibratori negli anni ’90 fecero un vero boom, a tal punto che è possibile trovarli esposti nelle vetrine dei cosiddetti sexy shop e anche in alcune riviste femminili (quasi come fossero dei campioncini di creme o profumi da provare).
Li abbiamo visti subire notevoli trasformazioni, ora è possibile trovarli rivestiti di materiali particolari, sono più trendy grazie all’influsso della moda, colorati, a forma di animaletti da custodire sul bordo della vasca da bagno. Nel terzo millennio è tutto un proliferare di vibratori, innovativi, con tinte sgargianti e sfarzose, forme bizzarre e assolutamente impensabili. Con il passare dei secoli anche lo stesso appellativo ha subito mutamenti, non si chiamano più vibratori, oggi li conosciamo come sex toys.
Fabiana Salucci, specialistica in sessuologia all’Università dell’Aquila, Corso di Sessuologia, coordinatore: prof. Emmanuele A. Jannini
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