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Toxoplasmosi: per le donne in gravidanza è rischioso vivere con un gatto?

L'infezione causata dal parassita Toxoplasma gondii può essere contratta in diversi modi, tra i quali l'ingestione accidentale delle feci di gatto. Tuttavia la convivenza con un felino è sicura, ecco perché

La toxoplasmosi è un’infezione parassitaria provocata dal protozoo Toxoplasma gondii. Contratta in gravidanza può essere pericolosa per il feto. Nell’immaginario collettivo i responsabili del contagio sono i gatti, dai quali le donne incinte dovrebbero quindi tenersi alla larga. Ma è davvero così? Ce lo spiegano bene Luigi Venco, specialista in Clinica dei Piccoli Animali e consulente MYLAV, e Francesca Tamarozzi, Dirigente medico presso il Dipartimento di Malattie Infettive-Tropicali e Microbiologia all’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria, Negrar di Valpolicella.

Il parassita può infettare i mammiferi, i roditori e gli uccelli, tuttavia solo i gatti (domestici e selvatici) gli consentono di replicarsi sessualmente, diventando così “ospiti definitivi”. In questi animali, infatti, il Toxoplasma gondii raggiunge lo stadio adulto, si riproduce e contamina le loro feci, che diventano possibile veicolo di infezione. Negli “ospiti intermedi”, invece, il parassita può al massimo annidarsi nei loro tessuti sotto forma di cisti, che possono rappresentare una via di contagio. Questo è significativo per l’uomo qualora l’ospite intermedio sia un animale commestibile.

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Toxoplasmosi: come si contrae l’infezione?

Alla luce di quanto detto, la toxoplasmosi può essere contratta in diversi modi. Uno di questi è l’ingestione accidentale delle forme parassitarie emesse dal gatto con le feci, chiamate oocisti. Queste non sono infettanti subito dopo l’espulsione ma lo diventano a contatto con l’ambiente (giardini, orti, parchi, acque) in un periodo di tempo variabile mai inferiore alle 24 ore. In questi casi il contagio può avvenire se si pulisce la lettiera del gatto e si portano per sbaglio le mani alla bocca, senza essersele prima accuratamente lavate, o se si tocca il terreno sul quale il felino ha fatto i suoi bisogni e ci si dimentica di detergere le mani, con le quali poi si svolgono altre attività. Per gli stessi motivi, è sempre bene lavare frutta e verdura coltivate a terra prima di portarle in tavola.

Si può contrarre l’infezione da toxoplasmosi anche attraverso l’ingestione delle forme parassitarie presenti nei tessuti degli animali ospiti intermedi. Le carni che più frequentemente contengono il parassita sono soprattutto quelle di suini, ovini, caprini, selvaggina. Si stima, infatti, che l’ingestione di carni crude o poco cotte (più a rischio le rosse delle bianche) sia responsabile del 40-60% delle infezioni.

Come si manifesta la toxoplasmosi nelle persone?

Nelle persone sane, l’infezione generalmente non comporta problemi di salute. Al massimo può provocare ingrossamento linfoghiandolare con modesta febbre e stanchezza. Se, infatti, si ha una risposta immunitaria efficace, vengono prodotti gli anticorpi e la toxoplasmosi diventa silente. I rischi si presentano, invece, negli individui immunodepressi e nelle donne incinte che contraggono per la prima volta l’infezione proprio in gravidanza. Come sottolineano Venco e Tamarozzi, le lesioni più importanti si registrano nel feto se la donna contrae la toxoplasmosi nei mesi che precedono la gravidanza (il rischio aborto è alto) e nel primo trimestre. Le donne a rischio sono quelle che risultano negative al test anticorpale per la toxoplasmosi. Se la toxoplasmosi viene trasmessa al feto, si possono verificare danni cerebrali, oculari e viscerali.

Gravidanza: come si previene l’infezione?

Il test di screening

Per prevenire la toxoplasmosi in gravidanza è necessario sottoporsi al relativo test di screening, che è a carico del Servizio Sanitario Nazionale e deve essere ripetuto con regolarità durante i nove mesi. Gli esiti del test per la toxoplasmosi possono essere i seguenti:

  • IgM negativo e IgG negativo: la donna non hai mai contratto la toxoplasmosi e non ne è affetta al momento del test.
  • Se risultano IgM positivo e IgG negativo: la donna ha l’infezione durante l’esecuzione del test.
  • IgM negativo e IgG positivo: la paziente ha avuto la toxoplasmosi in passato e ora è immune all’infezione.
  • Se risultano IgM positivo e IgG positivo: la toxoplasmosi è ancora in atto o la donna ha contratto l’infezione negli ultimi mesi.

Regole di prevenzione

Come ricordano i due specialisti consultati da MYLAV e alla luce di quanto detto finora, per prevenire la toxoplasmosi in gravidanza non bisogna mangiare salumi e frutti di mare crudi né carni non cotte accuratamente. Se le carni sono importate da fuori Europa (specialmente Sud America), dove ci sono varianti più aggressive del parassita, può essere rischioso anche per le donne incinte già immuni. Non bisogna bere latte non pastorizzato né recarsi fuori da Europa, Stati Uniti e Canada, dove le norme igieniche sono minori e circolano varianti più aggressive del Toxoplasma gondii.

Le donne incinte, inoltre, dovrebbero limitare le attività che comportano il contatto con terreni potenzialmente contaminati dalle feci dei felini o comunque ricordarsi di lavarsi sempre le mani dopo averlo fatto. Al contrario, per una donna in dolce attesa non è pericoloso vivere con un gatto né con un cane.

Anche i gatti possono fare il test per la toxoplasmosi

Tuttavia, per stare il più possibile tranquilla, la donna può sottoporre il gatto al test per la toxoplasmosi, soprattutto se lei è risultata sieronegativa. I risultati possono essere i seguenti:

  • Se il gatto è positivo IgG significa che ha già superato l’infezione e non elimina più oocisti.
  • Se il gatto è positivo IgG e IGM vuol dire che la fase di eliminazione oocisti è terminata.
  • Quando il gatto è negativo IgG e positivo IgM può voler dire che questo ha probabilmente terminato la fase di eliminazione di oocisti ma è opportuno mantenere alcune norme igieniche ed eventualmente eseguire PCR su feci per ricerca del parassita.
  • Infine, se il gatto è negativo a IgG e IgM significa che il gatto non è ancora stato infettato, potrebbe infettarsi ed eliminare in seguito oocisti.

Per evitare che il gatto si infetti, i suoi padroni dovrebbero alimentarlo con cibo industriale o comunque con carni sempre ben cotte. Bisognerebbe impedire che il gatto eserciti la predazione nutrendosi di piccoli roditori o uccellini. Infine, far cambiare e pulire con acqua bollente la cassetta per le deiezioni almeno una volta al giorno da un’altra persona.

Come si cura l’infezione?

Come abbiamo visto, nelle persone sane l’infezione è asintomatica o causa sintomi molto lievi, quindi nella gran parte dei casi non è necessario intraprendere una cura. Al contrario, quando la toxoplasmosi è associata a sintomi severi, il medico può prescrivere una terapia antibiotica. Spesso si opta per una combinazione di pirimetamina e sulfadiazina. Si tratta di farmaci che possono presentare effetti collaterali, quindi è sempre necessario seguire scrupolosamente le indicazioni del proprio medico.

In gravidanza, invece, lo specialista prescrive un antibiotico o una combinazione di antibiotici, anche in base al trimestre in cui si contrae l’infezione.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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