Sono molti gli atleti che hanno dichiarato nel corso della loro carriera di astenersi dal sesso. Il più celebre è il pugile campione del mondo Muhammad Ali, che raccontava di essere casto per almeno sei settimane prima di prendere parte a un incontro di boxe. Anche Mike Tyson e Lennox Lewis hanno spesso dichiarato di seguire l’esempio del grande Muhammad. Ma facevano bene, oppure no? Il sesso prima di partite e performance sportive è davvero da bandire?
Ogni volta che si avvicinano gli Europei o i Mondiali di calcio, la questione torna di moda. Alcuni allenatori spingono i propri giocatori a cercare di evitare il sesso, mentre altri sono più aperti. Alle Olimpiadi di Rio del 2016, invece, sono stati oltre 450.000 i preservativi distribuiti nel villaggio dove alloggiavano gli atleti: probabilmente avevano già intuito quello che la scienza stava per mettere nero su bianco.
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Sesso prima dello sport? Un paio di studi
Il sesso prima della gara non rovina le performance sportive, anzi. Potrebbe pure migliorarle, a patto che non venga consumato nelle due ore a ridosso della competizione. A dimostrarlo, dati alla mano, è una ricerca coordinata dall’Università di Firenze e pubblicata sulla rivista Frontiers in Physiology lo stesso anno delle Olimpiadi brasiliane.
«L’astinenza sessuale prima della competizione è un tema molto controverso nel mondo dello sport», spiega la coordinatrice dello studio Laura Stefani, docente di medicina dello sport dell’ateneo fiorentino. «Noi abbiamo dimostrato che non esistono solide prove scientifiche che dimostrino un impatto negativo dell’attività sessuale sui risultati sportivi».
Per giungere a questa conclusione, il team di esperti guidato da Stefani ha passato in rassegna centinaia di ricerche condotte in precedenza sul tema sesso e sport.
Tra queste, soltanto nove sono risultate affidabili e particolarmente valide da un punto di vista scientifico. Dai loro dati non è emerso nulla a favore dell’astinenza pre-gara. Uno studio, al contrario, ha perfino dimostrato un miglioramento delle performance nei maratoneti che avevano fatto sesso la notte prima della competizione.
Il sesso fa bene allo sport, lo sport fa bene al sesso
Sempre nel 2016, uno studio condotto dalla SIA, la Società italiana di andrologia, su 15.000 ragazzi dai 18 ai 20 anni ha dimostrato che bastano 45 minuti di calcio amatoriale praticato due o tre volte alla settimana per ridurre del 40% il rischio di disfunzione erettile ed eiaculazione precoce. Altri studi hanno dimostrato il calcio è un ottimo rinvigorente anche per gli uomini più maturi e over-65, che possono aumentare quasi del 20% la propria capacità cardiorespiratoria.
Sesso prima dello sport? Il commento dell’esperto
Per OK Salute e Benessere ha scritto dell’argomento il sessuologo, medico e accademico italiano Emmanuele A. Jannini. Ecco il suo contributo.
Mi autodenuncio. Non sono mai stato uno sportivo e tantomeno un tifoso. Sì, è vero, ho tirato di spada e fino a non molto tempo fa mi son divertito parecchio a calcare le pedane. Ora mi concedo tre ore di piscina a settimana, meno piacevoli ma salutari. E una bella e rilassante camminata quotidiana, utile per la riflessione peripatetica e per la meditazione. Quindi non dovrei essere la persona più adatta a scrivere di sesso e sport. Ma forse non è esattamente così.
Tanti anni fa pubblicai una serie di articoli scientifici che dimostrava che i maschi che non fanno sesso vedono ridursi i livelli dell’ormone del desiderio, della passione e dell’eccitazione, ovvero il testosterone, in maniera significativa rispetto a gruppi di controllo che invece il sesso lo fanno attivamente. Le ricerche dimostravano inoltre che se i primi ricominciano a far l’amore (e dico esplicitamente amore, giacché la masturbazione questo effetto non sembra averlo), i livelli di testosterone risalgono fino a essere indistinguibili rispetto ai controlli.
Dopo questa scoperta furono moltissimi gli scienziati che in giro per il mondo replicarono e confermarono i miei dati sperimentali. Quindi, il sesso fa bene al sesso (anche) perché fa produrre testosterone che servirà per desiderare il successivo atto sessuale. Ma non avevo idea dell’effetto che le mie scoperte avrebbero provocato. Dopo un’intervista sul New Scientist di Londra, che raccontava la vicenda del testosterone, cominciarono ad arrivarmi mail e telefonate di giornalisti e testate di tutto il mondo, a cominciare dalla BBC. Ma non erano affatto giornalisti scientifici che volevano approfondire la mia scoperta; erano invece giornalisti sportivi!
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Sesso e sport: l’astinenza del ritiro è un’idea superata
Uno dei dogmi più granitici nel mondo dello sport in generale e del calcio in particolare è che i baldi ragazzoni che lo praticano debbano rigorosamente astenersi dalla copula prima delle partite importanti. Tanto che il termine che si usa per i giorni che precedono il match è mutuato proprio dal linguaggio conventuale. Si chiama ritiro, come usa in monastero. Non escludo che l’idea sia stata anche nutrita, in passato, proprio da educatori religiosi che immaginavano l’attività sportiva come l’antidoto ideale per distogliere gli adolescenti dalle cure di Venere. O fai l’amore o vinci, è l’idea che molti avevano e hanno interiorizzato.
Ma che c’entro io? Sono stati proprio i giornalisti sportivi anglosassoni a spiegarmelo. Il testosterone non è solo l’ormone del sesso. Ma anche dell’aggressività, della voglia di conquistare, del desiderio di vincere sottomettendo l’avversario. E il sesso, secondo le mie scoperte, è quindi un eccellente metodo per averne un po’ di più. Senza incorrere nei ferrei regolamenti dell’antidoping che ogni tanto scopre negli zaini degli atleti di entrambi i sessi fiale di androgeni illegalmente detenute e utilizzate per truccare la gara e perdere la salute.
Il testosterone è infatti l’ormone anabolizzante per eccellenza. Aiuta a sostituire la massa grassa, l’adipe, nemica della performance atletica, con la massa magra, cioè muscolo, il tessuto che molti atleti considerano addirittura più importante di quello cerebrale. Ed eccomi così diventato, malgré moi, un guru dell’endocrinologia dello sport. La gente voleva sapere da me, che non avevo mai sfogliato un quotidiano rosa o guardato la Domenica Sportiva, se fosse veramente nocivo per i risultati in gara fare l’amore la sera prima dell’incontro.
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Il rilassamento può essere un ostacolo
E così rispolverai gli oltre dieci anni trascorsi come assistente di endocrinologia prima e docente poi negli Isef di Roma e di Foggia. Elaborai una teoria secondo la quale il sesso prima delle partite può essere sia benefico, sia malefico a seconda delle caratteristiche caratteriali dell’atleta. Ma anche a seconda del tipo di sport praticato. La teoria ha solide basi psiconeuroendocrine. L’attività sessuale non provoca solo la produzione di testosterone ma stimola, con l’orgasmo, anche la produzione di una affascinante classe di sostanze note come endorfine. Sono i nostri oppioidi naturali (per questo chiamati endogeni). Molecole ansiolitiche, ipnotiche, rilassanti, benefiche, che legano gli stessi recettori nel cervello cui si legano oppio, morfina ed eroina. Però senza provocare né dipendenza né tolleranza. Le endorfine sono probabilmente i principali responsabili di quello stato di magico benessere e appagamento che esperiamo dopo un orgasmo ottenuto grazie a un po’ di buon sesso con una persona che ci piace molto.
Effetti molto rilassanti, quindi, ma non esattamente utili in campo. Rispetto al testosterone l’endorfina è il piatto della bilancia che pesa in direzione del tutto opposta. Ma anche con tempi diversi. Gli oppioidi endogeni sono prodotti immediatamente con l’orgasmo e si «consumano» assai rapidamente. Il testosterone invece agisce nel sangue per ore. Quindi far l’amore dieci minuti prima di scendere in campo non è furbissimo e forse nemmeno piacevole. Mentre invece farlo la sera (e le sere) prima può essere una gradevole strategia vincente.
Sesso e sport: concentrazione e forza muscolare
Ed eccomi allora in grado di ipotizzare che per alcuni atleti possa essere assai più utile astenersi, mentre per altri vale la regola contraria. Se il carattere dello sportivo si avvantaggia di una spinta maggiore all’aggressività, il testosterone indotto dal sesso prepartita può essere vantaggioso. Se, al contrario, l’atleta ha bisogno soprattutto di concentrazione per vincere, il rilassamento postamoroso potrebbe non renderlo altrettanto efficiente in campo. Per lui l’astinenza sarebbe una saggia scelta. E c’è di più. Le discipline sportive sono ben lungi dall’essere tutte uguali. La mia scherma è assai diversa dal rugby, come ben differenti sono il tennis o la carabina rispetto al football americano o al nostro calcio.
Le discipline che più si avvantaggiano del sesso
Se una data disciplina sportiva richiede più muscoli che cervello, ben venga sesso e sport. Se è il contrario, meglio di no. Almeno due-tre giorni prima dell’incontro dove ci si gioca la coppa o la medaglia. Poiché è ben noto che tutti gli sport necessitino per eccellere di entrambi i tessuti, quello cerebrale e quello muscolare, seppure in proporzioni affatto differenti, l’abilità del coach, del mister, dell’allenatore sta non già in un’universale proibizione del sesso, ma nella capacità di riconoscere quell’atleta che ha bisogno emozionale, caratteriale e psicologico di far l’amore e quello che invece farebbe meglio ad aspettare che la partita sia terminata.
Forte di queste teorie mi ritrovai una decina d’anni fa, nella più totale ignoranza di formazioni, moduli, fuorigioco, catenacci e simili delizie per l’italiano medio, in collegamento in diretta dal Circo Massimo a commentare le performance atletiche nel campionato mondiale di calcio in Sudafrica. Pontificavo sulla nazionale olandese che si sussurrava fosse ben favorevole a lasciare mogli, fidanzate/i e amanti di ogni sesso nelle stanze dei suoi atleti, mentre gli italiani si imponevano (chissà poi quanto veramente) un casto ritiro che li accompagnerà, mogiamente, all’esclusione dal mondiale già al primo turno.
Sesso e sport: le strane teorie di Antonio Conte
Queste mie scoperte hanno fatto breccia anche nel mondo calcistico italico più tradizionalista. Un famoso calciatore e poi allenatore, Antonio Conte, poche settimane fa rilasciava un’intervista a un settimanale francese di settore, L’Équipe. Il mister non segue la tradizione dei coach nostrani (e non solo) abituati a ripetere il mantra dell’astinenza prepartita. Si limita a imporre ai suoi ragazzi ventenni in piena verve postpuberale rapporti sessuali brevi. Per risparmiare le forze, ritenute preziose in campo e immaginate facilmente esauribili sull’altare di Venere, Conte consiglia poi di assumere la posizione soccombente rispetto alla più frequentata incombente.
La paura dell’allenatore è che il ragazzo si indebolisca facendo sesso. Ma temo di dover rammentare, anche agli amici che sperano di dimagrire sotto le lenzuola, quanto il dispendio energetico in una sessione amorosa, anche veemente, sia irrisorio. Nulla che non si recuperi con una spremuta d’arancia. Il divertimento invece può essere grande. E un po’ di buonumore aiuta a ricordare a tutti quelli che lo prendono troppo sul serio che lo sport è soltanto un gioco.
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