Professore, provo vergogna a dirlo anche a me stessa, ma questa storia mi fa stare davvero male… non so come raccontarglielo… insomma [sospira profondamente e fa una lunga pausa], mi capita spesso, ormai da quasi un anno, di sognare di fare l’amore con la moglie di mio fratello. Si rende conto? A me le donne non interessano e Filippa, mia cognata, meno di tutte: spocchiosa e allampanata, è veramente lontana dai miei desideri più remoti. Eppure, viene come un incubo, e mi sveglio tutta bagnata». Un incubo o un succubo? – chiedo con l’espressione più anodina del mondo. La sognatrice Elena mi guarda senza capire.
Per ridurre la sua tensione spiego che nel medioevo i diavoli che venivano nei sogni erano chiamati incubi se incombevano – appunto – possedendo la vittima. Le diavolesse che si facevano possedere erano ovviamente chiamate succubi. Del primo termine abbiamo conservato l’accezione terrifica: le demoniette sognate non dovevano essere così male, mentre i diavoloni con zampe di capra e barbetta mefistofelica proprio graziosi non erano. Elena segue lo spiegone ma mi corregge: «Non mi ha capita; se fantasticassi di un uomo, un incubo dunque, non sarei così preoccupata. Ma è una donna quella con cui sogno di far l’amore». L’ho capito benissimo e le rispondo che le chiedevo solo se Filippa avesse un ruolo attivo o passivo in questa scena onirica. Attivo, dice Elena.
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I sogni erotici notturni servono a ossigenare i genitali
Sigmund Freud è stato un genio, nei cui confronti la sessuologia ha un debito profondo. Ma ogni tanto ne diceva una grossa: «L’uomo felice non fantastica mai; solo l’insoddisfatto lo fa. Sono desideri insoddisfatti le forze motrici delle fantasie», scrive nel 1907. I sogni erotici come quello di Elena sarebbero quindi, nell’ortodossia freudiana, una valvola di sicurezza, uno sfogo del desiderio frustrato accumulato nel tempo. Seppure affascinante, l’ipotesi psicoanalitica suona però alquanto apodittica e, nella pratica clinica, verosimilmente sbagliata. Ma Freud aveva due scusanti: a) l’epoca, in cui la scienza faceva ancora fatica a distinguere tra opinioni (proprie, in genere) ed evidenze sperimentali e b) i secoli che l’avevano ben preceduto, carichi di atteggiamenti negativi verso il sesso e l’immaginario in genere.
L’idea freudiana che la fantasia sia prodotta dalla mancanza, dall’assenza, dalla carenza e dalla frustrazione, si è scoperto poi, conteneva solo una parte, e anche piccina, della verità. Oggi, addirittura, la scienza sottolinea quanto sia importante il sogno erotico dal punto di vista fisiologico non tanto (o non solo) per la salute psichica, ma proprio per quella fisica. Gli organi genitali hanno, infatti, una scarsa e lenta irrorazione sanguigna e, di conseguenza, sono poco ossigenati. Durante il sonno, anche grazie al sogno erotico, s’innesca l’eccitazione necessaria per far arrivare localmente più sangue e, dunque, più ossigeno e nutrimento ai tessuti genitali, sia maschili che femminili. I sogni erotici attivati dalle fantasie notturne servono, biologicamente parlando, a ossigenare i genitali, visto che, ahimè, ci si accoppia troppo raramente perché questo benefico e utile meccanismo sia affidato solo alla copula.
Fungono anche da antidolorifico
C’è anche di più quando si parla di biologia delle fantasie erotiche: possono agire come una sorta di antidolorifico. Lo ha scoperto un gruppo di ricercatori del Johns Hopkins Hospital di Baltimora al termine di uno studio condotto su 40 liceali volontari. A tutti gli studenti era stato chiesto di immergere un braccio in un contenitore d’acqua gelata: a metà di questi era stato chiesto di pensare, nel frattempo, a cose poco piacevoli, come la scuola, gli esami; all’altra metà, invece, di fantasticare sul sesso. Risultato: la resistenza al freddo dei ragazzi occupati a sbizzarrirsi in fantasie erotiche è risultata doppia rispetto a quelli impegnati in pensieri sgradevoli. Magia della suggestione? Niente affatto. Durante l’eccitazione, alcune cellule cerebrali producono dopamina, neurotrasmettitore che agisce sul sistema nervoso stimolando il desiderio e producendo un effetto analgesico, limitando così l’attività delle altre aree del cervello, tra cui quelle del dolore.
Le donne hanno bisogno di stimoli mentali per sentirsi eccitate
Uno degli studi su più ampia scala ad aver indagato le differenze di genere in relazione ai comportamenti e alle fantasie sessuali nella popolazione generale è stato A Billion Wicked Thoughts (Un miliardo di pensieri malvagi) di Ogi Ogas e Sai Gaddam, pubblicato nel 2011, che ha seguito il meno scientifico, ma assai pionieristico e sempre attualissimo libro di Nancy Friday Il mio giardino segreto, un capolavoro sulle fantasie sessuali femminili del 1973. Ogas e Gaddam hanno rivelato che mentre gli uomini sono eccitati prima di tutto da semplici immagini, le donne hanno bisogno di stimoli mentali e di numerosi segnali per sentirsi eccitate. In una parola, di fantasie.
Questa eccitazione avviene istantaneamente per gli uomini dopo aver visto qualcosa che trovano sessualmente eccitante, mentre le donne impiegano più tempo per attivarsi sessualmente, prediligendo una storia eccitante rispetto a qualsiasi altro fattore scatenante visivo. Insomma, la pornografia per donne si trova molto più facilmente nelle pagine di L’amante di Lady Chatterley che tra i filmini di Pornhub. Una delle ipotesi esplicative potrebbe essere il fatto che l’eccitazione fisica e psicologica per gli uomini siano integrate, mentre per le donne l’eccitazione fisica e psicologica siano più facilmente tra loro separate, il che significherebbe che per le donne siano necessari più stimoli contemporaneamente, e da diverse fonti, per essere eccitate. È però un terreno scivoloso: i miei gentili lettori sanno quanto aborra gli stereotipi in generale e quelli di genere in particolare. L’esperienza clinica mi insegna infatti che ci son legioni di donne che trascorrono ore davanti al porno di internet e altrettante di maschi che si eccitano intensamente leggendo romanzi erotici e sentimentali sotto il fioco lume di un abat-jour.
Fantasie sessuali: cosa sognano di più gli uomini e le donne?
Tante ricerche sull’argomento vanno svelando altri contenuti che appaiono più frequenti (e dichiarati) dell’immaginario erotico, sia maschile, sia femminile. Gli uomini sognano soprattutto di rivivere un’esperienza sessuale particolare, di fare e ricevere sesso orale, di avere rapporti con più donne, oppure al contrario di essere dominati o di guardare altre persone (magari proprio la partner) che fanno sesso.
Le donne invece fantasticano più frequentemente di rivivere una situazione particolarmente erotica con il compagno, di farsi rapire per poi essere adorate e idolatrate, di essere possedute con la forza se non di essere violentate o di far l’amore in luoghi romantici o esotici o sorprendentemente inadeguati, e quindi particolarmente trasgressivi. In genere, le fantasie erotiche maschili tendono a essere molto più «genitocentriche», mentre quelle femminili sono più raccontate, quasi romanzate.
Questo suggerisce la conferma che il maschio avrebbe una fantasia particolarmente concentrata sul senso della vista, tanto da potersi eccitare su una singola parte del corpo femminile: gli stessi pornositi classificano il loro materiale (anche) sulla base degli organi femminili, per facilitare la ricerca di chi è interessato, magari esclusivamente, al lato B ovvero, altrettanto esclusivamente, alle mammelle di una certa particolare dimensione. La sessualità femminile, invece, è più multisensoriale e di contesto: così, anche la fantasia erotica tende a inserirsi in una storia, in un racconto che può anche essere molto articolato. In una parola: sono fantasie… più fantasiose.
Le donne hanno più fantasie sessuali
In effetti, gli uomini che hanno fantasie sessuali risultano meno numerosi rispetto alle donne: il rapporto sarebbe addirittura di 1 a 4, ma queste sono percentuali da prendere con le pinze perché chi fantastica in genere non si iscrive a un apposito albo. Questa differenza di genere può comunque essere interpretata in vario modo. Per esempio, riconoscendo che le donne hanno in genere un corpo calloso, la struttura che mette in contatto i due emisferi cerebrali, più sviluppato e quindi con migliori e più efficienti capacità associative. Si potrebbe invece pensare che spesso l’orgasmo maschile sia più facile e completo di quello femminile, e quindi più appagante, mentre la più complessa risposta sessuale femminile, mai veramente scontata, sarebbe per questo motivo maggiormente suscettibile alla stimolazione mentale, evolutasi prediligendo la parola, la comprensione, il dialogo, la storia (tutti terreni fertili per la fantasia), piuttosto che il semplice sguardo posato su una fotografia o su un video dove sudano due o più sconosciuti.
Ecco le fantasie che “preoccupano” di più
Resta il fatto che non necessariamente le fantasie sono la spia di un disagio interiore o di un desiderio reale. Per esempio, fatte salve le variabili individuali, il classico sogno di un rapporto omosessuale racconta più spesso la trasgressione invece che il bisogno represso di far l’amore con una persona del proprio sesso. Oppure, magari, esprime il bisogno di rispecchiarsi in un simile per esplorare le parti di se stessi che non si conoscono pienamente. Qualche sessuologo pensa che per una donna il sogno omosex possa significare un bisogno di trovare maggior tenerezza nel rapporto. Io quindi, dovendo interpretare il sogno di Elena ho dato spazio soprattutto ai contenuti trasgressivi, mettendo sullo sfondo altre ipotesi che potrebbero apparire più contorte.
Riconosco però che alcune fantasie possono essere veramente inquietanti. Un sogno che lascia attoniti e molto turbati è quello di copulare con i genitori. Una fantasia che farebbe la gioia di Freud e di Jung a sostegno dei loro geniali complessi di Edipo e di Elettra. Ma anche qui, se non in rarissimi casi, l’incesto vero e proprio, agito, non c’entra. Possono essere il ricordo di quanto vissuto, e magari non pienamente elaborato, nell’infanzia durante una fase evolutiva cruciale per tutti, quella edipica, direbbero gli psicoanalisti. Ma anche in questo caso non trascurerei il fascino del proibito, del trasgressivo, dell’estremo. Ne vedo qualche traccia nel sogno di Elena che si eccita di notte quando sogna di rubare la compagna al fratello per il quale potrebbe nutrire qualche segretissima quanto subconscia fantasia incestuosa che si dipana nel territorio intrapsichico dell’Es, prontamente censurata da quel meccanismo che gli psicoanalisti chiamano super-ego. In effetti, se praticamente tutte le culture insistono sul rendere l’incesto tabù è perché queste fantasie non sono, evidentemente, così improbabili.
Elena sogna di essere presa con la forza da Filippa, che svolge un ruolo attivo – da incubo – nella dimensione fantastica. In effetti non è raro che le pazienti mi raccontino, con altrettanta vergogna, di sognare di essere possedute da sconosciuti, magari da personaggi senza volto. Anche qui, come nelle fantasie di stupro, è facile ravvisare il bisogno di lasciarsi andare, di deresponsabilizzarsi, magari indotto da cultura ed educazione, ma comunque tipicamente di genere. «Proprio perché non è colpa mia quello che sta succedendo, sono autorizzata ad abbandonarmi al piacere», sembra sussurrare a se stessa Elena e, con lei, tantissime altre.
Il desiderio è il motore del sesso e le fantasie ne sono il carburante
Senza esagerare in psicologismi, le vicende fantasiose possono essere spiegate con semplicità: fantasticare di tradire il partner, o immaginare di far l’amore con un altro durante il (reale) rapporto sessuale, come si dice che accada a ben il 10% delle donne (e a chissà quanti maschi), spesso è solo la manifestazione di una semplice curiosità mentale, di trasgressione virtuale, e di nient’altro. Ancora: le fantasie sui rapporti anali, non così rare anche nelle donne, possono essere l’espressione del desiderio di essere possedute, violate in una parte del corpo ancor più intima di quella genitale e comunque percepita come la più proibita. Il desiderio reale di essere possedute analmente è (forse) più raro. Insomma: il desiderio è il motore del sesso e le fantasie ne sono proprio il carburante. Per questo ho insegnato alla mia paziente a convivere con la sua fantasia omo-incestuosa e ad abbandonarsi a essa senza troppi problemi morali, distinguendo il piano del desiderio (quello che realmente voglio fare) da quello del fantastico che, per funzionare bene e alimentare la macchina della passione, dev’essere senza troppi freni.
Il sottile confine con le ossessioni
Sogni e fantasie sono alimentati dalla voglia di trasgredire, dalla curiosità, dal voler sperimentare con la mente ciò che normalmente avviene nella realtà quotidiana. Ma attenzione, perché talvolta il confine tra fantasie e ossessioni sessuali può essere sottile. La parafilia, o perversione, è una condizione complessa in cui, tra le altre caratteristiche, l’eccitazione sessuale si basa sulla fantasia e/o sulla partecipazione a comportamenti sessuali insoliti. Anche se il confine tra normale e anormale è molto difficile da tracciare, prendiamo per buona questa definizione.
Nell’aprile del 2022 un gruppo di ricerca della Greenwich University di Londra pubblica un lavoro in cui esplora quali fantasie e comportamenti sessuali siano comuni o non comuni nella popolazione generale di entrambi i sessi, esaminando la relazione tra fantasie sessuali, comportamenti sessuali e consumo problematico di pornografia. Le analisi sono state condotte su un campione di 139 partecipanti. I ricercatori hanno rivelato che l’età, il sesso (maschile), le fantasie e i comportamenti erano fattori significativamente capaci di predire il consumo problematico (cioè eccessivo, invasivo e totalizzante) di materiale pornografico. Tuttavia, questa è una tipica ricerca ingannatrice che, se non letta attentamente, potrebbe suggerire che le fantasie producono pornodipendenza e che la pornografia generi perversioni, espressioni cretine quanto quella che dichiara che l’amarone e il nebbiolo generino alcolismo. Questi studi di associazione svelano, appunto, associazioni, e non necessariamente rapporti di causa-effetto. Se mi piace il porno, magari fantastico anche molto e se sono un fantasioso magari vado a cercarmi immagini inusuali. Diffidiamo della psicopatologia a buon mercato.
Emmanuele A. Jannini, professore ordinario di endocrinologia e sessuologia medica al dipartimento di medicina dei sistemi dell’Università degli Studi di Roma Tor Vergata e presidente dell’Accademia italiana della salute della coppia