Perfino la regina Elisabetta è stata pizzicata dai fotografi a frugarsi nel naso con tanto di guanto bianco. Carolina di Monaco non è stata da meno. Ma il gesto non è certo nobile. Disgustoso. E tuttavia nessuno ne è immune.
Lo studio: tutti quanti
si danno una pulitina
Secondo una ricerca pubblicata dal Journal of clinical psychiatry, 96,5 persone su cento si dedicano a questa pulizia manuale delle narici in media quattro volte al giorno. E una minoranza del 7,6% supera i venti interventi quotidiani di igiene nasale: qui siamo a un livello patologico detto rinotillexomania, dal greco rino (naso) e tillexo (grattarsi).
Perché accade? «Se ci si limita a un’occasionale frugatina è un’abitudine di solito iniziata nell’infanzia: i bambini non si fanno problemi a togliersi dal naso il muco secco che lo ingombra in seguito a un raffreddore», spiega Roberto Pani (puoi chiedergli un consulto), professore di psicologia clinica all’università di Bologna.
Anche gli adulti si liberano da questo fastidio, in genere di nascosto, procurandosi sollievo e l’autogratificazione che deriva dal toccare una parte intima. Proprio come succede a chi tende a rosicchiarsi le unghie o a toccarsi i capelli.
Capita soprattutto agli adolescenti di farlo più spesso, per tenere sotto controllo uno stato ansioso, per esempio prima di un esame. Ma fin qui tutto è normale.
Più di 20 volte al giorno?
Ahi: è rinotillexomania
Quando si sconfina nella patologia? Se le esplorazioni superano regolarmente le venti al giorno, indice di un disturbo ossessivo compulsivo (doc). «A questi livelli, infilare le dita nelle narici è accompagnato da eccitazione, e l’ansia che ci si illude di controllare con la rinotillexomania, o con la tricotillomania (toccarsi o strapparsi i capelli fino a procurarsi chiazze di alopecia areata) è molto alta», dice Pani.
Soprattutto nei più giovani, e particolarmente nei maschi, più aggressivi, si aggiunge la provocazione di mettersi le dita nel naso in pubblico perché vogliono trasgredire una regola. Sono gli stessi individui che, in casi limite, si lasciano andare a episodi di vandalismo.
Dallo psicoterapeuta se si supera il limite
La psicoterapia è consigliata ogni volta che la rinotillexomania diventa un ostacolo alla vita sociale. «Il sintomo indica un quadro compulsivo quando, oltre a essere ripetuto innumerevoli volte, è anche sadomasochistico, nel senso che ci si procura lesioni fino a far sanguinare il naso», continua Pani.
In genere a chiedere di essere curate sono le persone consapevoli di creare disagio a se stesse e agli altri, e questo è già un primo passo verso la guarigione. La psicoterapia in questi casi porta alla luce mancanza di prospettive esistenziali, un senso di vuoto interiore. Mettersi le dita nel naso può essere allora il sintomo anche del bisogno di farsi vedere.
Irene Spartani – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 9 giugno 2010