L’indice si incunea in un ricciolo e tira. Può sembrare un vezzo seduttivo, ma a volte non lo è. Si tratta di tricotillomania (dal greco: thrix uguale pelo e tillo uguale strappo). «Guardi che mi succede: mi cadono i capelli», dicono i pazienti che ne sono affetti. In realtà non vogliono ammettere che sono loro stessi a strapparseli.
Un disturbo ossessivo
«Il disturbo colpisce dal 3 al 5% della popolazione, in prevalenza donne», spiega Laura Bellodi (puoi chiederle un consulto), direttrice del centro disturbi d’ansia e ossessivo compulsivi al San Raffaele di Milano. Tende a comparire durante l’adolescenza, per spegnersi poi con l’età. Si tratta di un problema della famiglia dei doc, i disturbi ossessivo compulsivi: i pazienti dicono di non riuscire a resistere all’impulso di tirare i capelli, solo con questo gesto riescono a placare l’ansia. Passano per ore le dita tra le ciocche, finché sentono un capello più grosso e irregolare. A quel punto decidono di sradicarlo. Ma, dopo lo strappo, crescerà più crespo e verrà quindi eliminato ancora e ancora.
I tricotillomani si vergognano di quello che fanno: per questo agiscono quando nessuno può osservarli. All’inizio insistono su aree del cuoio capelluto dove le conseguenze delle loro azioni sono meno evidenti, come dietro le orecchie o vicino alle tempie. Col tempo, si creano chiazze vuote su tutta la testa. Alcuni si accaniscono perfino contro ciglia, sopracciglia e peli pubici, per non parlare di quelli che ingeriscono i capelli dopo averli strappati, con esiti devastanti per l’intestino. Spesso il problema si associa ad altri disturbi della personalità, come mangiarsi le unghie o martirizzarsi i brufoli. Alcuni presentano altri comportamenti di tipo ossessivo compulsivo, come la fissa dell’ordine o della pulizia.
Farmaci e psicoterapia
Le cause della tricotillomania ? «Alla base dei doc ci sono disfunzioni cerebrali (del circuito che coinvolge la corteccia orbito frontale, l’amigdala, il talamo e alcune strutture sottocorticali)», dice Bellodi. «Noi del San Raffaele siamo stati tra i primi a dimostrare che questi comportamenti hanno origine genetica. Per quanto riguarda le cure, si sono dimostrati efficaci i serotoninergici (detti Ssri), che modulano la circolazione della serotonina, la cosiddetta molecola del buonumore, agendo come freno all’impulso di strappare». Importante però è anche un approccio psicologico psicoterapico. Dopo qualche mese la terapia combinata dà i primi risultati.
Diletta Grella – OK Lasalute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 23 novembre 2010