Disfunzione erettile come fattore di rischio, sintomo e conseguenza del Covid-19. Sembra proprio che i problemi ad avere e mantenere un’erezione vadano a braccetto con l’infezione da coronavirus e che la dicano lunga sullo stato di salute di una persona. Dopotutto, spiega Emmannuele A. Jannini, professore di Endocrinologia e Sessuologia Medica all’Università di Roma Tor Vergata di Roma e autore dello studio che ha indagato il nesso tra disfunzione erettile e coronavirus, il Covid-19 «è una malattia principalmente endoteliale e l’endotelio, il tessuto che riveste l’interno dei vasi sanguigni, non è altro che il principale attore dell’erezione». Per disfunzione erettile si intende la cronica incapacità ad avere o mantenere l’erezione in presenza di uno stimolo sessuale congruo.
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Disfunzione erettile come fattore di rischio del Covid-19
Il lavoro firmato da Jannini, pubblicato a marzo sulla rivista scientifica Andrology, sostiene non solo che l’infezione da coronavirus possa provocare impotenza (sicuramente a breve termine, sul lungo si stanno facendo ancora studi), ma anche che l’impotenza sia un fattore di rischio del Covid-19. Non perché non fare l’amore aumenti la probabilità di contrarre il virus. Ma perché la disfunzione erettile rispecchia uno stato di salute non ottimale. «Le persone esposte maggiormente all’infezione da coronavirus e alle sue complicanze presentano gli stessi fattori di rischio di chi è esposto a sviluppare la disfunzione erettile» precisa il sessuologo.
«Parliamo cioè delle malattie croniche non trasmissibili, quindi patologie metaboliche, come obesità o diabete, patologie cardiovascolari, respiratorie e oncologiche. E tutte queste malattie sono causate nella maggior parte dei casi da uno stile di vita scorretto. Cioè sedentarietà, errori alimentari, eccesso di alcolici e abitudine al fumo». Essendo anche la disfunzione erettile un marker clinico e un predittore di malattie croniche non trasmissibili, in particolare cardiovascolari, i soggetti con impotenza potrebbero potenzialmente avere un rischio più elevato di contrarre il Covid-19.
Disfunzione erettile come sintomo del Covid-19
Lo studio è nato dal sondaggio “SexCovid” diffuso da Jannini e dai dottori Mollaioli e Sansone del suo team durante il primo lockdown, tra il 7 aprile e il 4 maggio del 2020. Da tutte le risposte (circa 7 mila), gli esperti hanno enucleato 100 soggetti che hanno ammesso di aver avuto problemi di disfunzione erettile. Di questi, 25 erano positivi al coronavirus, 75 negativi e la prevalenza di impotenza era significativamente più alta in chi aveva il Covid-19. Circa il 28% tra i positivi contro il 9,33% tra i negativi. «Questo studio concorda con un altro studio pubblicato in precedenza sul Journal of Endocrinological Investigation, in cui ipotizzavamo che le persone che hanno avuto la polmonite causata dal coronavirus possono essere state maggiormente esposte a una disfunzione erettile che prima non avevano» sottolinea l’esperto.
Disfunzione erettile come conseguenza del Covid-19
Il prossimo passo è capire l’effetto a lungo termine del coronavirus sulla salute sessuale degli uomini. «Stiamo richiamando pazienti che sono passati attraverso l’infezione e sono guariti» conclude Jannini. «Vogliamo capire se il virus lascia, oltre al danno vascolare di natura polmonare documentato dalle TAC, anche degli strascichi nei corpi cavernosi del pene».