Quando ci s’innamora, siamo tutti un po’ gelosi, ma quando e perché questa emozione si trasforma in ossessione? O peggio, scaturisce in violenza e femminicidio? Roberto Pani, psicoterapeuta, psicoanalista e professore all’Alma Mater Sudiorum all’Università di Bologna racconta le origini di questa emozione e come curarla in caso di patologia.
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Gelosia: di che cosa si tratta?
La gelosia è una forte emozione tormentosa che s’impadronisce del soggetto geloso a tratti, non costantemente, e che implica il coinvolgimento di tre protagonisti: chi prova gelosia, la persona che si potrebbe appropriare (realmente o virtualmente) della persona, oggetto dell’amore dell’altro, e che rappresenta appunto la terza persona del triangolo. Quest’ultima minaccia di avere il potere di portar via al primo l’oggetto d’amore. La persona gelosa ritiene che l’oggetto del suo amore le appartenga, l’investimento affettivo è stato fatto su questa base.
Quando ci s’innamora, e ci si sente ricambiati, è naturale che si facciano investimenti psichici e affettivi, ma sarebbe saggio che questo senso di appartenenza che si viene a creare fosse limitato. Più si diventa “individui adulti”, con il proprio carattere e personalità, tanto meno si dovrebbe in maniera infantile e aggressiva immaginare che l’altro rappresenti una sorta di nostra salvezza, come se fosse una figura materna e che il suo totale possesso sia dovuto per natura. Perché in realtà rimane una mera fantasia che non corrisponde, se non illusoriamente, a un bisogno tanto impulsivo quanto inconscio. Tali constatazioni e coscienza dovrebbero rappresentare il presupposto di ogni relazione adulta.
Come mai si prova questa emozione?
Le esperienze passate, soprattutto quelle che hanno causato abbandono, inconsciamente alimentano insicurezza in determinati soggetti. Piccoli dettagli che fanno percepire e ricordare il grave rischio di perdita dell’altro, alimentano la gelosia e il bisogno di possedere, che ha come fine il controllo a volte compulsivo e ossessionate. La persona oggetto del nostro amore è vista come l’unica in grado di riparare le sofferenze e i danni subiti in passato. L’investimento è quindi totale.
Anche chi non dimostra mai gelosia, e si colloca in una posizione di superiorità, in realtà s’illude di essere superiore a certi sentimenti. Le emozioni vanno ascoltate e casomai affrontate e risolte attuando difese di dominio. Queste emozioni possono essere compensate considerando e facendo leva sulla propria autonomia, fiducia in se stessi e insistendo sulla realizzazione personale, usando situazioni che potrebbero gratificare e compensare le frustrazioni che derivano dal non possesso totale dell’altro.
La gelosia è un sentimento “normale”, che tutti provano?
Un minimo di gelosia, così come un po’ di emulazione e d’invidia, può servire da stimolo per uscire da una condizione di passività. Esiste al contrario una forma di gelosia “negativa” che è da impedimento alla felicità e all’equilibrio dell’individuo. La gelosia non fa parte soltanto della sfera affettiva. Si può provare questa emozione anche sul posto di lavoro, ad esempio quando un collega riceve più attenzioni e aiuti da un superiore o da un altro collega. O da bambini, quando si pensa che i genitori vogliano più bene al fratellino. In realtà non è così, è la fantasia a predominare.
Alla base c’è una forte insicurezza caratteriale: se noi siamo sicuri e soddisfatti, affronteremo le delusioni con amarezza, ma senza distruggere la nostra autostima. Una persona che ha una buona fiducia in se stessa non è scalfita da certi attacchi, li elabora, se ne fa una ragione e va oltre. Chi è insicuro, invece, li vive come una conferma della propria incapacità e inadeguatezza.
Come possiamo gestirla?
La nostra società alimenta i sentimenti di gelosia e d’invidia, perché è troppo “visiva”, le persone si espongono narcisisticamente anche tramite i social e Internet. I soggetti gelosi vivono male e spesso non è sufficiente il confronto con le persone amiche o con i famigliari per superarla, ma necessitano di un aiuto professionale. Molte persone poi non si confidano e tengono tutto dentro di sé. Un terapeuta può aiutare a capire che quell’emozione è frutto di egocentrismo e di narcisismo, e che esistono alternative alla gelosia. Che si può superare lavorando sulla fiducia in se stessi.
Quando diventa patologica?
Il femminicidio è senz’altro la forma più patologica e pericolosa della gelosia, perché a questa si aggiunge la messa in atto delle fantasie che rompono la resistenza dei propri freni inibitori. Chi compie femminicidio non ha “digerito” la vera natura sentimentale della propria relazione di coppia: pensa che il possesso sia l’unica certezza base della vita di coppia e dell’amore, affinché esso esista e si possa toccare con mano. In queste persone scatta il meccanismo «siccome non puoi essere mia, non sarai di nessun altro. Io non posso vivere pensando che tu abbia preferito un’altra persona a me». Questo perché l’identità della persona gelosa era basata sul possesso e sul controllo dell’altro.
Come si cura?
Nei casi in cui la gelosia faccia soffrire chi la prova a tal punto da diventare un’ossessione, è consigliabile farsi aiutare da un professionista che sarà in grado di favorire l’elaborazione di eventi precedenti che hanno condizionato la sua esistenza. La terapia aiuta a sbloccarsi e a uscire da un circolo vizioso che ricrea le condizioni che hanno generato l’insicurezza.