Il silenzio in una coppia può fare ammalare? Sì, perché non riuscire a costruire un dialogo e accumulare emozioni inespresse, potrebbe finire per scatenare non solo ansia, ma una serie di disturbi sottili e insidiosi.
Ne risentono sonno, intestino e pressione
A risentirne in primo luogo può essere il riposo notturno, con il sonno che diventa difficoltoso o frammentato. Ma possono comparire anche dolori muscolari legati alla tensione emotiva non scaricata. Di questo continuo stato di tensione può risentirne l’intestino e possono subentrare attacchi di cefalea. Anche la pressione arteriosa può modificarsi: non raggiunge i picchi (comunque transitori) che si registrano durante una sonora litigata, ma i valori restano stabilmente più alti, soprattutto la diastolica, cioè la minima.
Lo psicologo può aiutarvi
È importante invece parlare dei propri problemi e imparare a gestire verbalmente i momenti di confronto-scontro. Una buona strategia se vi sentite bloccati è provare a mettere per iscritto qual è il problema riflettendo sulle emozioni che vi scatena e su come vorreste risolverlo.
Se ritenete di non essere in grado di farlo da soli e non sapete da che parte cominciare, il consiglio è di rivolgervi a uno psicologo che può aiutarvi ad analizzare la situazione familiare individuando quei comportamenti e quelle dinamiche che potrebbero avere anche un’influenza diretta sui disturbi di cui soffrite.
Parlare dei problemi di salute
Vale anche il contrario: se si hanno problemi di salute è bene non solo parlarne con il partner ma anche affrontarli insieme soprattutto quando i disturbi coinvolgono la sfera sessuale e, dunque, la sessualità della coppia. In questo ambito una delle situazioni difficili da affrontare è quando la donna soffre di vulvodinia, malattia che colpisce la zona vulvare provocando dolore (leggi qui per approfondire).
Affrontare in coppia la vulvodinia
«Il problema maggiore è che queste donne provano molto dolore durante i rapporti sessuali, quindi o rifiutano l’approccio o modificano le loro abitudini intime o scendono a compromessi con i loro partner» spiega Annarita Cicalese, medico specialista in urologia presso l’Azienda Ospedaliera Giuseppe Moscati di Avellino. «Dipende molto dall’età della donna e dalla durata della relazione: il modo di comportarsi di una ragazza di 25 anni con un fidanzato “recente” è sicuramente differente rispetto a quello di una signora cinquantenne che ha un marito da vent’anni. Ho riscontrato, inoltre, che l’importanza che una coppia dà alla vita sessuale varia anche in base al vissuto, al livello socio-culturale e all’impostazione familiare. Sicuramente, oltre a un ginecologo di fiducia che abbia compreso il loro disturbo, queste pazienti devono potersi rivolgere anche a uno psicologo che dia loro il giusto supporto».
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