È capitato a tutti: di quel ristorante che ci era piaciuto tanto ricordiamo soprattutto gli antipasti. Ricchi, divertenti, fantasiosi, sorprendenti, vari. E i primi, i secondi, i dessert? Certo, non male, appaganti e gustosi. I preliminari, a letto, sono un po’ così: possono essere anche più piacevoli del coito stesso, della penetrazione. Ma vallo a spiegare alla gente, soprattutto ai maschi che hanno dovuto aspettare la rivoluzione sessuale degli anni 70 e in particolare un libro, La gioia del sesso di Alex Comfort, per imparare che il sesso è ben lungi dall’essere solo e soltanto penetrazione.
La cultura della penetrazione
Due ragazzi passano la serata al drive in (uso un’immagine della mia gioventù, sperando che qualcuno la legga con nostalgia; per gli altri c’è wikipedia) senza dare un singolo sguardo al filmone (potrebbe essere Via col vento o Guerre stellari, fa lo stesso). Totalmente fusi in baci, carezze, reciproche stimolazioni dei genitali financo all’orgasmo, protetti dalla scomoda alcova dell’utilitaria di papà. No, i due non possono (o non vogliono, oppure uno dei due non vuole) copulare.
Gli stessi ragazzi li rivediamo a scuola, la mattina dopo, che raccontano all’amica e all’amico del cuore, rispettivamente nello spogliatoio della palestra femminile e nel bagno dei maschi, come è andata la serata. Entrambi diranno: «non abbiamo fatto l’amore». Racconteranno di essere stati così bene e di essersi amati così tanto che le due ore del film sono volate senza nemmeno ricordarsi di consumare il vascone di popcorn appena comprato. Ma diranno di NON aver fatto sesso. Semplicemente perché non c’è stata penetrazione. Buffo vero? Hanno fatto di tutto, eppure credono di non aver fatto l’amore. È proprio un retaggio culturale: si crede che si fa l’amore quando c’è penetrazione. Ma non è così. I preliminari SONO sesso! Anzi, sono spesso una parte fondamentale, se non la più importante.
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In realtà l’atteggiamento di fronte ai preliminari è, come si dice tecnicamente, dimorfico, cioè culturalmente e, come dirò, biologicamente diverso nei due generi. Pensiamoci un attimo. Per molti maschi se i preliminari fossero aboliti per decreto legislativo, o perlomeno ridotti al minimo sindacale, sarebbero più che contenti di andare subito, come si dice, al sodo. Questa sorta di «cultura della penetrazione» dipende anche da una serie di ragioni biologiche. Non le descrivo per giustificare comportamenti egoisti e rudimentalmente machisti, ma solo per illustrare perché a un maschio bisogna spiegare l’importanza dei preliminari mentre una donna sembra saperlo di suo. Il maschio è stato definito, e giustamente, genitocentrico, completamente concentrato sui (propri) genitali e sul piacere che possono generare. Per questo la cultura patriarcale e maschilista ha identificato nella penetrazione il sinonimo stesso di attività sessuale.
I dubbi dei maschi
La prima ragione biologica di ciò è da ricercarsi nell’anatomia e nella fisiologia maschile: pene e testicoli sono visibili e accessibilissimi, fin dalla più tenera età. Per quanto coperti dalle vesti sono lì, espliciti quanto lo è il naso. E rispondono con immediatezza alle stimolazioni, restituendo un facile piacere. Proprio il contrario di quanto accade nelle donne, che raggiungono conoscenza e coscienza della propria vagina e del proprio clitoride solo grazie a un processo di maturazione personale, tutt’altro che universale e scontato.
Ma c’è un altro motivo, più nascosto, per cui i maschi vanno più facilmente al sodo, al coito, senza perdere troppo tempo coi preliminari. L’erezione, non mi stanco di ripeterlo, è tutt’altro che una certezza e ogni maschio è portatore, sano o malato, di dubbi arcaici. «Ce la farò?», «Riuscirò ad avere e a mantenere l’erezione fino alla fine?». Naturale che queste ataviche incertezze suggeriscano di affrettare, per così dire, la pratica. In altre parole, molti maschi non si dedicano troppo ai preliminari per un reale o inconscio timore di non riuscire poi a penetrare o di perdere l’erezione durante l’amplesso. Ma perché, nonostante ciò, questi preliminari sono così importanti nella vita di coppia? E che cosa succede durante i preliminari?
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Indispensabili per l’eccitazione
Guardiamo prima lei. I baci, le carezze delicate su tutto il corpo (non dimentichiamo che il più grande organo sessuale del nostro corpo è proprio la pelle) stimolano lentamente e progressivamente sia il cervello, che attiva la produzione del neurotrasmettitore dopamina, molecola dell’eccitazione e della ricompensa, a scapito della serotonina, più attiva quando al sesso non pensiamo affatto. In periferia i recettori nervosi del piacere devono essere stimolati in modo leggero, perché molto sensibili. I capezzoli si inturgidiscono. La vagina si lubrifica perché alle sue pareti affluisce più sangue grazie all’attività dei nervi della zona genitale che governano un altro tessuto molto importante nella risposta sessuale: l’endotelio, il rivestimento interno dei vasi sanguigni. Si allarga così l’apertura della vagina, grandi e piccole labbra e il clitoride si inturgidiscono, aumentando la stessa sensibilità erotica. Se i preliminari continuano, una sensazione di calore si diffonde fino all’addome. Sale la pressione arteriosa, aumenta il battito cardiaco, il respiro si fa più frequente.
Devono essere protetti
Non è così diverso quello che succede a lui durante il petting quando (anche questa è cosa non scontata) le carezze e i baci sono reciproci. Cresce l’eccitazione, stimolata da tutti i sensi ma soprattutto dalla vista e dal tatto e dalla fase di riposo si passa alla tumescenza e quindi all’erezione: il sistema nervoso stimola anche nel maschio l’endotelio a produrre l’ossido nitrico che fa dilatare le arterie del pene e vi fa affluire tanto più sangue. Il pene diventa turgido e il gonfiore comprime le vene superficiali sulla tunica albuginea, imprigionando il sangue come in una camera d’aria schiacciata sul copertone della ruota della bicicletta. L’erezione a questo punto è, o dovrebbe essere, stabile. Anche a lui aumenta sia la pressione arteriosa sia il battito cardiaco. Durante il petting può emettere dal pene una o più gocce di un liquido viscoso e trasparente. È il prodotto delle ghiandoline di Cooper, lungo il decorso dell’uretra. Attenzione: seppur raramente questo secreto può contenere spermatozoi (una ragione in più, oltre a quelle ovvie di prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, per usare il profilattico anche durante i preliminari e non solo al momento della penetrazione!). E poi durante i preliminari si suda e si emettono feromoni che amplificano l’eccitazione attraverso segnali chimici che arrivano direttamente al cervello.
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E se si saltano è per trasgredire
Attenzione però: se il petting è un piacevolissimo obbligo, soprattutto per nutrire la sensazione di intimità che stare assieme a letto dovrebbe provocare, è anche vero che qualche volta, purché non sia la regola, può essere del tutto omesso. In gergo si chiama sveltina quando la fase dei preliminari viene saltata e si inizia immediatamente, magari senza essersi del tutto spogliati e in genere in luoghi non usuali per fare l’amore, con la penetrazione. La sveltina può essere piacevolissima per entrambi perché si basa su un raptus sincrono e acuto di un subitaneo, reciproco desiderio sessuale, così forte da far riguadagnare per pochi minuti una dimensione animale nella quale, come dirò fra poco, i preliminari hanno in genere poca cittadinanza. Anche per questo della sveltina si elogia il carattere più trasgressivo rispetto al rituale consueto dell’accoppiamento. Ma è tale solo se avviene di rado e, appunto, eccezionalmente.
Sveltina a parte, il buon sesso è questione di tempo e di passione a esso dedicati. Se nella fase di petting si usa fantasia e attenzione alle altrui e proprie sensazioni, in modo che la curva dell’eccitazione si impenni, è ben difficile che ci si annoi, sempre che si rimanga entro tempi ragionevoli. L’arte del petting consiste infatti nel non far mai decrescere il livello di tensione erotica, così da arrivare alla penetrazione carichi di desiderio di essere uniti, come fusi in unico corpo. Ma, se sono così importanti, resta una domanda di fondo che non posso eludere: i preliminari sono naturali o ce li siamo inventatati a un certo punto dell’evoluzione? Difficile dirlo. In quelle (poche) specie in cui gli animali non passano repentinamente dallo stato di riposo alle vie di fatto, le danze, i gesti, i ferormoni secreti e i suoni emessi sono probabilmente più attinenti alla seduzione (cioè alle tecniche per convincere un altro individuo ad accoppiarsi) che al piacere di fare anche altro oltre alla penetrazione vera e propria. La verità è che non è frequente osservare in natura il petting, come noi umani lo pratichiamo. E allora mi immagino il preliminare come una invenzione più culturale che naturale, non solo in termini di tempo dedicato, ma soprattutto in termini di attenzione erotica.
Il trionfo dell’intimità
Questa è una delle più importanti differenze tra noi e tutto il resto che si accoppia e riproduce sul pianeta. Forse anche per questo i preliminari hanno suscitato qualche diffidenza dei moralisti che amano occuparsi di quello che la gente, adulta e consenziente, fa nella propria camera da letto. Se ci si pensa bene, ci si rende conto infatti che il petting è una attività umana completamente ed esclusivamente dedicata al piacere, non solo al proprio, ma addirittura al godimento di provocare e vedere l’altrui piacere. Ne deriva un’altra delle differenze più profonde rispetto agli animali: diversamente da loro, gli uomini non fanno l’amore per riprodursi ma, appunto, per piacere. Se questo è vero, com’è verissimo, possiamo concludere che possono essere proprio i preliminari, forse più della penetrazione stessa, il trionfo dell’intimità, e quindi la parte migliore dell’amore. Come in quel ristorante di cui ricordiamo soprattutto i fantastici antipasti.
Emmanuele A. Jannini