La gelosia è un sentimento universale: pochi ne sono immuni, forse nessuno. Nasce all’idea di perdere l’oggetto del proprio amore. Ogni persona, però, la vive in modo diverso. C’è una importante differenza tra l’amore cosiddetto captativo, connotato dal desiderio di possedere l’altro, e l’amore oblativo, caratterizzato dalla voglia di donarsi e dalla gioia data dalla semplice esistenza dell’altro, più che dalle soddisfazioni che procura.
È chiaro che la prima modalità di amore è molto più soggetta alla gelosia: ma un po’ di captatività c’è in realtà in tutte le relazioni. Nessuno è immune, nessuno è al sicuro, a patto che ami. Se invece l’amore è stato sostituito dal semplice affetto, allora si riesce anche a tollerare qualche tradimento. Ma questa è un’altra faccenda.
Più esposto chi ha subito
una perdita da piccolo
In genere, è più esposto alla gelosia chi nella vita infantile ha vissuto momenti di abbandono da parte dei genitori (o di chi ne faceva le veci), divenendo iperbisognoso di conferme. E non è necessario che la perdita sia avvenuta realmente: ci sono bambini molto sensibili, cui il normale livello di rassicurazioni non basta mai. Per costoro, l’idea del tradimento è terrorizzante, perché evoca dolori lontani, soverchianti. Al contrario, chi ha avuto un’infanzia più felice, ha gli strumenti psicologici per far fronte all’eventualità di un addio. Anche se a una persona con un buon equilibrio può capitare di esagerare…
In molti casi, bisogna dirlo, è difficile tracciare confini netti tra chi è patologico e chi non lo è. Per una diagnosi, vanno considerate qualità, quantità e durata dei comportamenti. È come la temperatura corporea: che ogni tanto salga a 38 è normale, ma se la febbre non va mai via è un guaio. Il campionario dei comportamenti del geloso o della gelosa sono noti: ricatti affettivi, sospetti, ricerca di prove. E la pretesa irrealistica che la fedeltà non sia solo nei fatti ma anche nei pensieri più riposti e nelle fantasie. Il tutto accompagnato da una sorta di febbrile inquietudine, da un’ansia struggente.
Il paradosso del geloso infedele
Il sentimento diventa patologico quando la spinta del dolore è così forte da indurre ad azioni che distruggono il rispetto di sé e dell’altro; quando per lungo tempo e in maniera immotivata turba la serenità, senza essere placata da rassicurazioni e conferme; quando fa perdere il contatto con la realtà, arrivando a far scambiare i sospetti per certezze. Il paradosso è che spesso i gelosi non sono affatto persone fedeli. È la gelosia proiettiva: vedo nell’altro il male che non voglio vedere in me, mi ossessiono pensando che il partner, in certe circostanze, si comporterebbe come me.
Secondo paradosso: questo sentimento, che vorrebbe tanto salvaguardare l’amore, invece lo distrugge. Fa a pezzi il dialogo, la fiducia, la spontaneità. Trasporta l’amore in un clima di diffidenza. Scatena nell’altro la tendenza alla fuga. Dice lo psichiatra Carlo Maggini, professore ordinario di psichiatria alla facoltà di medicina e chirurgia dell’università di Parma: «Molti mi chiedono se soffrano più gli uomini o le donne. Credo che il dolore sia ugualmente intenso, però vissuto in modo diverso: generalizzando, lei tende a star male in silenzio; lui decide di agire e di darsi da fare. Come Otello».
Dal tormento patologico si guarisce così
È possibile guarire? La maggioranza delle persone riesce a contenere questo sentimento: arriva a capire che le garanzie in amore non esistono, perché l’altro non ci appartiene e in qualsiasi momento può lasciarci. Si comprende che le esigenze dell’amore geloso possono essere soddisfatte in pieno solo da un partner immaginario e che gli interrogatori scoraggiano i legami.
Il geloso patologico, invece, il più delle volte non riesce a compiere questa elaborazione da solo: avrebbe bisogno di aiuto, ma non lo chiede. Non vede che il problema sono i suoi fantasmi, lui ha la granitica certezza di essere nel giusto. Se però, in uno sprazzo di lucidità, cerca una terapia, può essere aiutato. In alcuni casi si dà anche un piccolo supporto farmacologico (qualche ansiolitico per riuscire a dormire la notte, momento in cui le paure peggiori si risvegliano, o piccole dosi di antidepressivo). Ma il lavoro importante è accompagnarlo con una psicoterapia nell’elaborazione del lutto della fantasia di un amore perfetto, eterno, garantito, al riparo dai rischi.
Infine, in qualche caso è indicata una terapia di coppia: si consiglia quando la gelosia dell’uno è innescata da un comportamento, magari inconsapevole o quasi, dell’altro. Per esempio, esistono persone molto seduttive nei modi, sempre alla ricerca di conferme narcisistiche, che magari non tradiscono ma danno al partner mille occasioni di tormento. In questo caso, è meglio andare dal terapeuta in due: il problema da risolvere non è solo nel geloso, ma anche in chi innesca la gelosia.
Emma Chiaia – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 14 ottobre 2009