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Fumare prima, durante e dopo la gravidanza: ecco cosa si rischia

Il fumo di sigaretta (attivo, passivo o di terza mano) comporta seri rischi sia durante la ricerca di una gravidanza, sia nei 9 mesi di gestazione e nella fase dell'allattamento

Fumare quando si cerca una gravidanza oppure durante i 9 mesi di gestazione o, ancora, dopo aver partorito è dannoso per la salute della donna ma soprattutto per quella del bambino. A essere pericoloso non è solo il fumo attivo, aspirato dal fumatore stesso, ma lo sono anche quello passivo, caratterizzato dall’inalazione involontaria di fumo proveniente dai fumatori attivi presenti nelle vicinanze, e quello di terza mano, che si deposita su pelle, capelli, vestiti e superfici.

Fumare prima della gravidanza: un ostacolo al concepimento naturale

Molti credono che sia sufficiente smettere di fumare non appena il test di gravidanza abbia dato esito positivo. In realtà, come ricorda Daniela Galliano, responsabile del centro PMA IVI di Roma, la coppia dovrebbe eliminare questa cattiva abitudine già durante la ricerca perché «il fumo potrebbe ritardare il concepimento addirittura di 12 mesi». La nicotina, infatti, influisce negativamente sulla fertilità femminile e su quella maschile. La buona notizia è che già dopo 3-6 mesi dall’aver smesso di fumare si ripristinano i normali livelli di fertilità.

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Effetti del fumo sulla fertilità femminile

Stando a quanto riportato dal Ministero della Salute, circa il 13% dell’infertilità femminile è da attribuire al fumo di sigaretta. Il danno, come ricorda la Società Italiana di Ginecologia e Ostetrica – SIGO, «è tanto più marcato quante più sigarette si consumano e più perdura questa abitudine nel tempo».

Le sostanze tossiche contenute nelle sigarette, come la nicotina, il benzopirene e il cadmio, possono interferire con la maturazione degli ovociti, ostacolare l’incontro di questi ultimi con gli spermatozoi, rendere difficoltoso l’annidamento dell’uovo fecondato e portare a una distruzione precoce dei follicoli. «Proprio la distruzione follicolare sembra essere causa nelle fumatrici dell’anticipo della menopausa di circa un anno e mezzo», dicono gli esperti della SIGO. Non solo: la donna che non ha mai smesso di fumare ha più possibilità di andare incontro a gravidanza extrauterina.

Effetti del fumo sulla fertilità maschile

Smettere di fumare durante la ricerca di una gravidanza è d’obbligo non solo per la donna ma anche per l’uomo. Gli effetti negativi del fumo sulla fertilità maschile, infatti, sono molteplici. «Il fumo di sigaretta può alterare il volume dell’eiaculato ma anche della concentrazione, della motilità e della morfologia degli spermatozoi», continua la dottoressa Galliano. I composti chimici derivanti dalla combustione del tabacco sono in grado di modificare il DNA spermatico. E anche in questo caso, «maggiore è il numero di sigarette fumate e minore sarà il numero di spermatozoi prodotti». Si stima, infatti, che nei fumatori incalliti la riduzione di spermatozoi sia addirittura del 22%.

Fumare prima della gravidanza: diminuiscono anche i tassi di successo della PMA

Fumare può ritardare il concepimento naturale, come abbiamo visto, ma può anche «ridurre i tassi di successo della Procreazione Medicalmente Assistita (PMA) fino al 34%», conferma Galliano. Ciò avviene perché «nelle fumatrici si possono verificare una diminuzione significativa della riserva ovarica, una minore risposta ovarica alla stimolazione, una riduzione del numero di ovociti recuperati e fecondati».

Fumare in gravidanza: ecco cosa rischiano mamma e bambino

Se è importante smettere di fumare durante la ricerca di una gravidanza, lo è ancor di più nei 9 mesi di gestazione. La donna che fuma mentre è in dolce attesa, infatti, ha maggiori probabilità di andare incontro ad aborto spontaneo e parto pretermine rispetto a chi si tiene alla larga dalle sigarette.

Come fa sapere il Ministero della Salute, quando una donna fuma, inala più di 4000 sostanze dannose che dai suoi polmoni finiscono nel flusso sanguigno, per poi raggiungere il feto attraverso la placenta e il cordone ombelicale. Così facendo, viene meno l’apporto di ossigeno: ciò può interferire con il corretto sviluppo polmonare e costringe il cuore del bimbo ad affaticarsi e a pompare sangue con maggior frequenza.

Ritardo nella crescita e nello sviluppo cerebrale

Fumare in gravidanza, inoltre, può causare un ritardo della crescita e un’alterazione dello sviluppo cerebrale: ad esempio, uno studio della Columbia University di New York, pubblicato sulla rivista scientifica Pediatrics, ha dimostrato che le donne gravide che presentano elevati livelli di nicotina nel sangue hanno più probabilità di dare alla luce bambini che, nel tempo, svilupperanno il disturbo da deficit attentivo con iperattività (ADHD, acronimo di Attention Deficit Hyperactivity Disorder).

Problematiche respiratorie

Stando ai dati riportati dal Ministero della Salute, inoltre, i figli delle donne che hanno fumato in gravidanza hanno il 70% delle probabilità in più di sviluppare patologie respiratorie. Tra queste, ricorda la Società Italiana di Pediatria, rientrano il broncospasmo, l’asma e le infezioni delle vie aeree inferiori, in particolare bronchiolite e talvolta anche bronchiti. Inoltre, sembrerebbe che il fumo durante la gestazione aumenti il rischio per il bambino di sviluppare alcune malformazioni come il labbro leporino e la palatoschisi.

Morte improvvisa nel lattante 

Alcuni studi, tra i quali uno del 2022 pubblicato sul Journal of Perinatology e uno del 2023 comparso sul Pediatric Research, hanno messo in luce una pericolosa correlazione tra l’esposizione al fumo e l’incremento del rischio di morte improvvisa nel lattante (Sids). Benché le cause non siano ancora del tutto chiare, pare che il motivo sia da attribuire all’azione della nicotina sulla funzionalità respiratoria e sui meccanismi che regolano il risveglio del bambino: questa sostanza, infatti, interferirebbe con l’attività polmonare del piccolo e abbasserebbe la soglia del risveglio in caso di carenza di ossigeno. Come fa sapere la SIP, «il rischio di Sids presenta una relazione dose-dipendente con il numero di sigarette fumate dalla madre prima della nascita e con la durata dell’esposizione postnatale».

Attenzione al fumo passivo in gravidanza

La donna in gravidanza deve quindi astenersi dal fumare ma deve anche prestare particolare attenzione al fumo passivo: esporsi indirettamente alle sostanze contenute nelle sigarette, infatti, comporta rischi perfettamente sovrapponibili a quelli di una donna in dolce attesa che fuma.

Una ricerca condotta nel 2015 da un team di ricerca americano su 80.762 donne ha dimostrato che le donne non fumatrici esposte a fumo passivo prima e durante la gravidanza hanno un rischio più alto del 17% di andare incontro ad aborto spontaneo, del 55% di partorire un bimbo morto e del 61% di avere una gravidanza extrauterina.

Fumare dopo la gravidanza: ecco cosa si rischia

Dopo il parto la donna può riprendere a fumare le sigarette? No, soprattutto se questa allatta. Pochi sanno, infatti, che il fumo e le sostanze in esso contenute abbassano notevolmente i livelli di prolattina, l’ormone responsabile della produzione del latte, e aumentano quelli di somatostatina, l’ormone che diminuisce la produzione del latte. Dunque, il fumo di sigaretta è in grado di ridurre la quantità di latte prodotta dalla madre, andando a incidere sulla durata stessa dell’allattamento.

Oltre a ciò, le sostanze presenti nelle sigarette, come la nicotina, passano nel latte materno e ne alterano la composizione: come ricordano gli esperti dell’Ospedale Bambino Gesù di Roma, si riducono gli acidi grassi omega-3 e l’acido Docosaesaenoico (DHA), importanti per lo sviluppo visivo e cerebrale del bimbo, ma anche il quantitativo di iodio, fondamentale per la formazione degli ormoni tiroidei. Inoltre, il latte materno “contaminato” dal fumo di sigaretta sarebbe anche più povero di vitamine e antiossidanti.

Fumare dopo la gravidanza comporta conseguenze negative sulla salute del piccolo: se si allatta, gli effetti sono diretti perché, come abbiamo visto, le sostanze contenute nelle sigarette passano nel latte materno; se non si allatta, gli effetti sono indiretti (e totalmente sovrapponibili ai precedenti) perché si espone il bimbo al pericolosissimo fumo passivo. In entrambi i casi, i bambini possono andare incontro a infezioni respiratorie ricorrenti, otiti, asma, coliche gassose, problemi cardiaci, Sids, allergie, sindrome metabolica, carie dentali, disturbi cognitivi.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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