Intelligenza artificiale e fecondazione assistita. Delle nuove possibilità che nel futuro potranno aiutare molte coppie a diventare genitori si è parlato durante il 10° Congresso Internazionale IVIRMA sulla Medicina della Riproduzione di Malaga. Ne abbiamo parlato con Daniela Galliano, medico chirurgo, specializzata in Ginecologia, Ostetricia e Medicina della Riproduzione e Responsabile del Centro PMA di IVI Roma.
In questo articolo
In che modo l’intelligenza artificiale può essere utile agli embrioni?
Il progresso dell’intelligenza artificiale può rivelarsi utile in una molteplicità di aspetti. Può aiutarci a studiare come si comporta l’embrione dalla fase di devitrificazione al trasferimento, attraverso un algoritmo che tiene in considerazione il tempo e la sua capacità di espansione. Questo consente quindi di identificare gli embrioni che hanno una maggiore probabilità di impianto.
All’interno dei laboratori l’utilizzo dell’intelligenza artificiale può essere molto rilevante. Permette di fare analisi anche molto complesse automatizzando il processo di prelievo del campione da utilizzare. In più minimizza i rischi connessi al possibile danneggiamento da manipolazioni. Infine aiuta nel processo decisionale del migliore embrione da impiantare.
Tra quanto questo sistema potrà essere utilizzato nella pratica clinica?
Nelle cliniche IVI le tecnologie basate sull’intelligenza artificiale sono utilizzate da circa un anno, con l’obiettivo di riuscire ad estendere l’automazione a tutti i processi di laboratorio.
Com’è possibile creare embrioni senza usare ovuli e spermatozoi?
Attualmente questa supposizione non è una realtà. Si tratta del concetto alla base della ricerca dello studio di tessuti e organi da poter utilizzare in un futuro nei trapianti umani. Tramite la simulazione di un utero controllato elettronicamente, si è osservato lo sviluppo di modelli di embrioni sintetici completi di organi originati esclusivamente da cellule staminali tenute in coltura, eliminando quindi la necessità di originare da un uovo fecondato.
Quanto può essere utile questo procedimento nei trapianti d’organo?
Tantissimo. Studiare il modo in cui le cellule staminali formano vari organi nell’embrione in via di sviluppo potrebbe portare alla possibilità che tessuti e organi possano essere coltivati utilizzando modelli embrionali sintetici. Comprendere come le cellule staminali imparano cosa fare e come si auto-assemblano in organi è una delle prossime sfide in ambito riproduttivo, permettendo anche di comprendere e anticipare i possibili difetti nell’impianto di embrioni umani.