La tecnica che oggi si usa per l’allungamento del pene è detta falloplastica. La spiega, nel dettaglio, Aldo Franco De Rose, urologo e andrologo dell’ospedale San Martino di Genova.
1) Con il bisturi elettrico o con un laser a diodi si seziona in modo parziale (per limitare la caduta del pene tra i due testicoli) il legamento sospensorio, che ha la funzione di sostenere l’organo in erezione: è questo che dà l’allungamento. Quindi si interpone nel taglio del materiale biologico compatibile con i tessuti circostanti.
2) Si fa un’incisione a sulla cute tra radice del pene e pube e poi la si richiude come una Y rovesciata. Questo permette un contestuale allungamento della pelle che ricopre l’organo maschile.
3) Nelle persone sovrappeso o obese si può procedere anche all’eliminazione del grasso sovrapubico, con il bisturi, nel varco a già aperto, o con la liposuzione. Occorre prestare attenzione alle strutture sottocutanee, per evitare complicanze, come l’arresto della circolazione linfatica, che porterebbe a un ingrossamento della cute di tutta la zona trattata.
4) Il paziente dovrà poi, per una settimana o due dopo l’intervento, fare uno stretching del pene, tirandolo verso il basso almeno quattro cinque volte al giorno. L’intervento dura circa un’ora, in anestesia locale o generale, in day hospital o con una notte di ricovero. Il giorno dopo l’operazione si può riprendere l’attività lavorativa, mentre per quella sessuale occorre attendere da un minimo di una settimana, quando vengono tolti i punti di sutura, a un mese circa.
L’operazione si può fare in regime di Servizio sanitario nazionale, ma solo per casi di reale necessità (privatamente, il costo si aggira sui 4-5mila euro).
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