Focus a cura di Stefano Cappa, ordinario di neuropsicologia all’Università Vita Salute San Raffaele e direttore della divisione neurologica dell’ospedale San Raffaele Turro di Milano.
Avere una memoria di ferro per certe cose, come i copioni da recitare, ma accorgersi di qualche vuoto nel ricordare la trama di un libro o di un film come succede a Marta Gastini? È assolutamente normale, specie in giovane età. Queste piccole falle rientrano nelle caratteristiche della singola persona.
I FILTRI. Siamo abituati a considerare la memoria come se fosse l’hard disk di un computer, che immagazzina le informazioni e le restituisce così come sono state salvate. In realtà la memoria umana non è un deposito passivo, ma un processo dinamico: alcune informazioni vengono subito eliminate, mentre altre restano archiviate a lungo. La selezione avviene in base a filtri che fanno passare le informazioni ritenute dall’individuo rilevanti. È il caso di Gastini, che non ha problemi con i copioni, perché di mestiere fa l’attrice: ricordare le battute è una parte essenziale del suo lavoro. Il nostro cervello conserva gli input ritenuti utili in base a una serie di priorità che appartengono al singolo individuo. Invece ne scarta altre perché, anche in maniera inconsapevole, non sono giudicate importanti. Senza questi filtri il sistema sarebbe destinato a riempirsi di spam, proprio come avviene alla nostra posta elettronica con la mail-spazzatura.
QUANDO PREOCCUPARSI. La memoria non è organizzata per ricevere passivamente tutte le informazioni, ma per estrarle nel modo più utile possibile. La capacità di ricordare può dipendere molto dall’interesse, dalla concentrazione, dalla rilevanza o dal valore affettivo, così come dalle circostanze e dalla propria personalità. L’importante è che funzioni in modo da non procurarci problemi. C’è da preoccuparsi quando i vuoti hanno delle conseguenze importanti, quando sono gli altri a farceli notare o quando, dopo una certa età, il problema tende a peggiorare nel tempo. In questi casi è consigliabile rivolgersi a un neurologo per una valutazione medica.
Stefano Cappa, ordinario di neuropsicologia all’Università Vita Salute San Raffaele e direttore della divisione neurologica dell’ospedale San Raffaele Turro di Milano
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