I metodi contraccettivi naturali sono sempre disponibili, ma terribilmente insicuri. Si calcola per esempio che oltre 100 mila bambini nascano «per errore» a causa del coito interrotto. Una vera scommessa con la vita.
Ecco i metodi naturali più comuni:
Il coito interrotto
Il metodo billings
Il metodo di Ogino-Knaus
Il metodo sinto-termico
Il rilievo del picco di Lh
La temperatura basale
IL COITO INTERROTTO
Il coitus interruptus è il metodo più antico (se ne parla già nell’Antico Testamento e ancora oggi ampiamente diffuso. Responsabilizza l’uomo che deve ritrarre il pene dalla vagina prima dell’eiaculazione, che avviene quindi all’esterno.
Si tratta di un metodo semplice, alla portata di tutti e generalmente senza controindicazioni, ma che risulta spesso sgradito e frustrante sia per l’uomo che per la donna perché interrompe bruscamente il rapporto, interferendo con il piacere e l’intensità dell’orgasmo. La sicurezza di questo metodo contraccettivo non è alta.
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Il metodo billings
Il metodo di Ogino-Knaus
Il metodo sinto-termico
Il rilievo del picco di Lh
La temperatura basale
IL METODO BILLINGS
Il metodo Billings, conosciuto anche come metodo del muco cervicale, si basa sull’osservazione e interpretazione del muco prodotto dalle ghiandole del collo dell’utero. La consistenza e l’aspetto del muco variano nell’arco di ciascun ciclo mestruale.
Il metodo, che è piuttosto impegnativo, prevede l’accurata osservazione del muco cervicale, più volte al giorno, con l’aiuto di rigorose regole standardizzate, e la costruzione di un grafico che consenta di individuare, ogni mese, l’ovulazione e il relativo periodo di fertilità.
All’inizio del ciclo, dopo le mestruazioni, la cervice è chiusa, il muco è spesso, impenetrabile, non si vede e non si riesce a toccarlo. L’ambiente vaginale esterno è «secco», asciutto al tatto, talvolta addirittura pruriginoso. Alcune donne non hanno alcuna sensazione in questa fase. Il livello degli ormoni estrogeno e progesterone è basso e il muco si trova nella fase non fertile.
Durante i giorni vicini all’ovulazione, il muco modifica le sue caratteristiche sotto lo stimolo degli ormoni estrogeni: diventa progressivamente sempre più filante, vitreo, elastico, simile al bianco d’uovo e aumenta in quantità, tanto da essere visibile e da far percepire alla donna una tipica sensazione dapprima di umido («come se ci fossero delle goccioline che scorrono») e poi di vero e proprio «bagnato» (muco fertile), causato dall’accumulo di acqua. Al tatto, le dita scivolano all’entrata della vagina, come se «fosse stata trattata con sapone liquido» od «oliata».
Il giorno dell’ovulazione corrisponde strettamente al giorno del picco di muco. Quindi con questo metodo, a differenza di quello della temperatura basale, si può determinare con relativa sicurezza anche l’inizio della fase fertile. Molte donne utilizzano entrambi gli indicatori, come previsto dal cosiddetto metodo sinto-termico. Le coppie devono essere particolarmente attenti durante i rapporti sessuali in presenza di muco fertile, fino al terzo giorno dopo la sua scomparsa. Dopo l’ovulazione, l’abbassamento della concentrazione di estrogeni e l’aumento di quella del progesterone provocano da un giorno con l’altro una brusca riduzione del muco.
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Il metodo di Ogino-Knaus
Il metodo sinto-termico
Il rilievo del picco di Lh
La temperatura basale
IL METODO DI OGINO-KNAUS
All’inizio degli anni ’20 del secolo scorso, il ginecologo giapponese K. Ogino e il ginecologo austriaco H. Knaus scoprirono, in modo indipendente, che la donna non è feconda per tutta la durata del ciclo mestruale, ma solo nei giorni adiacenti al momento dell’ovulazione, che teoricamente avviene intorno alla metà del ciclo.
Il cosiddetto metodo del calendario, significò, per l’epoca, una rivoluzione nel campo del controllo della fertilità, oltre che per l’individuazione dei giorni fertili per le coppie alla ricerca di una gravidanza. Secondo questo metodo, occorre evitare di avere rapporti sessuali non protetti nella fase centrale del ciclo (dal nono al sedicesimo giorno) per non rischiare una gravidanza indesiderata.
Questo metodo è poco sicuro, inadatto a donne con ciclo irregolare e attualmente considerato obsoleto come mezzo contraccettivo.
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Il metodo sinto-termico
Il rilievo del picco di Lh
La temperatura basale
IL METODO SINTO-TERMICO
Questo metodo naturale utilizza tre indicatori per rilevare il periodo fertile. Il metodo sinto-termico si basa, infatti, sull’osservazione contemporanea delle variazioni cicliche di: temperatura basale, muco cervicale e cervice uterina. I dati rilevati giornalmente, vanno raccolti e registrati su una scheda riassuntiva. Durante l’inizio del ciclo, quando i livelli di estrogeno e progesterone sono bassi, la cervice uterina è in posizione bassa, con l’orifizio chiuso, e facilmente palpabile con le dita.
Con l’aumento dei livelli di estrogeni, aumenta anche la produzione di muco e la cervice uterina diventa più morbida, più alta e con l’orifizio un po’ più aperto rispetto ai giorni di non fertilità. Nei giorni successivi sia il muco cervicale sia la cervice uterina continuano a modificarsi gradualmente, fino a raggiungere un quadro di piena fertilità.
Contemporaneamente va misurata la temperatura basale, che si innalza di 0.2-0.4 gradi centigradi in risposta agli aumentati livelli di progesterone dopo l’ovulazione, e rimane alta fino al giorno in cui compare la successiva mestruazione. Dopo tre giorni di temperatura alta, si considera terminato il periodo fertile. Sebbene questo metodo sia un po’ più complicato, la sua efficacia è lievemente maggiore rispetto ai singoli metodi naturali.
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Il rilievo del picco di Lh
La temperatura basale
IL RILIEVO DEL PICCO DI LH
Questo metodo naturale sfrutta piccoli dispositivi computerizzati presenti attualmente in commercio (si comprano in farmacia) che si basano sul test dell’urina e sono utili per rilevare l’ormone luteinizzante (LH) prodotto dall’ipofisi (talvolta anche altri ormoni), immediatamente prima del picco ovulatorio.
Il test va eseguito al mattino, appena sveglie. Sulla base del risultato, il computer segnala con colori differenti, se il giorno è fecondo (rosso), non sicuro (giallo) o infecondo (verde).
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La temperatura basale
LA TEMPERATURA BASALE
Sin dall’inizio del 1900 il ginecologo olandese Van de Velde suppose che esistesse un nesso tra l’andamento della temperatura e la ciclicità della funzione ovarica. Studi successivi dimostrarono che la temperatura corporea della donna in età fertile varia di 2-6 decimi di grado centigrado a seconda della fase del ciclo: in genere è più bassa durante la prima fase (follicolare) del ciclo e più alta durante la seconda fase (luteinica).
Nel 1930 un prete cattolico tedesco, padre Wilhelm Willebrand, pensò di utilizzare queste osservazioni allo scopo di praticare una contraccezione naturale. La temperatura si può misurare sia per via rettale che per via orale, utilizzando un particolare termometro (termometro dell’ovulazione, in vendita in farmacia).
La temperatura va misurata al risveglio, prima di fare qualsiasi altra cosa, in situazione tranquilla, possibilmente sempre alla stessa ora. Il valore osservato va registrato su un foglio particolare che si trova nella confezione del termometro e serve a costruire il grafico mensile della temperatura basale.
Numerosi studi hanno determinato che l’aumento della temperatura (+0.2 -0.4 gradi centigradi) si verifica mediamente 1-2 giorni dopo l’ovulazione, grazie allo stimolo del progesterone. Il picco si mantiene, in genere per tre giorni, dopodiché la coppia può avere rapporti non protetti. Questo metodo ha una notevole sicurezza, ma limita molto la vita sessuale della coppia.
Fonte: Sigo – Società italiana gincologia e ostetricia
Ultimo aggiornamento: 5 luglio 2010
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