«Androfit è un’associazione che è nata per far crescere la sensibilizzazione sulla prevenzione delle malattie agli organi sessuali nel bambino maschio dagli 0 ai 18 anni, perché ci siamo resi conto che molte patologie venivano affrontate solo all’ultimo stadio, quando era difficile curarle. Se le avessimo individuate nell’età dell’infanzia e dell’adolescenza si sarebbe potuto intervenire facilmente: in questo modo è possibile evitare l’80% di queste patologie». Spiega così l’obiettivo del progetto Androfit, Mario Mancini, andrologo e endocrinologo dell’Ospedale San Paolo di Milano, dove è Responsabile della Divisione di Andrologia Pediatrica e dell’Adolescenza.
La ricerca per comprendere se lo sport influenzi i programmi agli organi genitali maschili
Capofila del progetto Androfit è Sport Management, che ha accolto l’invito del dottor Mario Mancini, coinvolgendo i ragazzi tra gli otto e i diciotto anni che frequentano alcune delle decine di centri sportivi che gestisce. «Il primo step – spiega Maurizio Castagna, responsabile della divisione sport di Sport Management – è una visita di controllo in modo da filtrare quei ragazzi che eventualmente presentino un problema. Loro saranno poi sottoposti a una diagnosi più approfondita. L’obiettivo è quello di presentare un vero e proprio studio sugli effetti dello sport sulla crescita sessuale dei ragazzi. Lo studio verrà poi presentato in un congresso voluto da Banca Popolare di Milano, che ha sostenuto il progetto».
Dati preoccupanti
Del resto i dati sulla salute sessuale dei maschietti parlano chiaro: tra gli zero e i diciotto anni il numero delle persone che ha problemi andrologici supera il 61% della popolazione. Tre su dieci soffrono di forte sovrappeso, mentre il 15% è colpito da varicocele. Uno su dieci ha il testicolo ritenuto o retrattile. Infine il 6% soffre di fimosi, ovvero il restringimento del prepuzio che rende difficile o impossibile la scopertura completa e agevole del glande.
L’obesità
Il forte sovrappeso presenta principalmente due importanti problemi nella sfera sessuale. «Essere obesi fa sì che questi ragazzini abbiano il pene nascosto o i testicoli affondati nel grasso e spesso anche disturbi di natura psicologica – ricorda il dottor Mancini. – Qui le famiglie hanno una grande responsabilità: devono pensare che far crescere un bambino grasso significa danneggiargli la vita quando sarà adulto».
Nonostante questo, appena il 20% dei maschi adulti è stato almeno una volta dall’Andrologo. Perché?
«Il problema è fortemente culturale e sociale. Il maschio ha la convinzione che dire che va dall’andrologo sia una confessione di impotenza – spiega il dottor Mancini. – Basti pensare a una semplice domanda: se si chiede a una ragazza se va con regolarità dal ginecologo, si ha l’impressione che sia più sana, se la stessa domanda la porgo al ragazzo la sensazione è che sia malato. Questo concetto va sradicato».
Bisogna coinvolgere i padri
«Il ruolo dei padri è fondamentale. Ora i genitori più giovani – spiega Mancini – portano i figli maschi dall’andrologo. La maggior parte dei ragazzi però viene ancora portato dalla mamma, che però ovviamente non conosce così bene l’apparato sessuale maschile. Alcuni padri è come se rigettassero l’idea, rischiando di avere figli con problemi da grandi. Generalmente il ragazzo si chiude in se stesso per quanto riguarda gli organi sessuali. Quando andiamo nelle scuole ci vengono fatte molte domande. Questa è la conferma che in famiglia non se ne parla. Generalmente il padre si limita a dare qualche indicazione sulla protezione nei rapporti sessuali, spesso limitati alla gravidanza. ».
Il ruolo del cortisolo
«Con Androfit grazie alla collaborazione con Sport Management – spiega il dottor Mancini – stiamo cercando di fare visite preventive, per capire se il loro sviluppo ormonale venga frenato o favorito dallo sport e cercare di capire se l’attività fisica intensa possa causare problemi. Vogliamo capire quanto il cortisolo, l’ormone dello stress, possa influire sul testosterone o quanto invece possa favorire la nostra salute. Vogliamo creare strutture sportive ben educate che vogliano crescere persone più sane ed equilibrate e non per forza campioni».
Francesco Bianco
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