Il coronavirus 2019-nCoV inizia a far paura. Continua a salire, infatti, il numero di decessi nella provincia cinese di Hubei, focolaio dell’epidemia. Stando agli ultimi dati diffusi dalle autorità cinesi, infatti, a oggi i casi di contagio registrati sarebbero poco più di 4000 e 106 i morti accertati. Si teme che il virus di Wuhan possa diffondersi anche in Europa anche se «il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) considera ancora “moderato” questo rischio, sebbene siano stati identificati tre casi in Francia, in persone provenienti dalla zona colpita dal virus» rassicura Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. «Inoltre in Europa non si è ancora verificato alcun contagio causato dal contatto diretto con una persona infetta».
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Ma quali sono le persone che rischiano di più?
In Italia, come nel resto d’Europa, si iniziano a prendere alcune contromisure non solo per aggirare eventuali episodi di psicosi ma anche in segno di solidarietà nei confronti dei malati. In molte località, ad esempio, sono stati annullati i festeggiamenti per il Capodanno cinese. Ma quali rischi si corrono realmente e quali sono le persone più esposte all’infezione? «È considerato a rischio chi negli ultimi quindici giorni si è recato nelle zone cinesi coinvolte, come la provincia di Hubei e il capoluogo Wuhan, o chi è entrato in contatto con persone colpite dal coronavirus» prosegue Brusaferro. «Quindi, in assenza di queste due condizioni, coloro che vivono in Italia e nelle comunità cinesi del nostro Paese o sono di origine cinese non sono considerate a rischio».
Cosa sta facendo l’Italia?
Alla luce di quanto sta accadendo in Cina, il nostro Paese può considerarsi pronto per fronteggiare un’eventuale emergenza? «Sì, decisamente» ribadisce il Presidente. «Ricordo, infatti, che l’Italia è stata la prima a istituire i controlli negli aeroporti, a testimonianza del fatto che il livello di attenzione è altissimo. Le regioni, poi, hanno piani operativi in atto per gestire eventuali casi».
Si può mangiare in un ristorante cinese in Italia?
Purtroppo, in presenza di questi eventi, il rischio psicosi è altissimo, soprattutto se ci si imbatte in una cattiva (ma frequente) informazione. «Per questo motivo il Ministero della Salute e l’Istituto Superiore di Sanità hanno creato delle sezioni ad hoc nei propri siti di riferimento con le informazioni aggiornate sull’infezione» continua Brusaferro. Uno degli obiettivi è combattere le fake news che iniziano a circolare sull’argomento. Qualcuno, ad esempio, suggerisce che nel nostro Paese sia meglio evitare di andare a mangiare in un ristorante cinese. «In realtà le conoscenze di cui disponiamo ci dicono che la trasmissione di questo virus non avviene per via alimentare. Inoltre in Europa è vietata l’importazione di animali vivi o di carne cruda dalla Cina» conferma il Presidente dell’ISS.
I prodotti cinesi possono trasmettere il virus?
Un altro dubbio che ci si porta dietro in questi giorni riguarda l’oggettistica Made in Cina venduta abitualmente in Italia: questa può trasmettere il coronavirus? «Qualsiasi oggetto prodotto sul territorio cinese e importato nel nostro Paese non ha un rischio diverso rispetto a qualsiasi altra cosa proveniente da altre zone del mondo» conferma l’esperto.
Seguire sempre le regole “generali” di prevenzione
Sebbene nel nostro Paese l’emergenza non sussista, è sempre bene adottare misure di prevenzione “generale”, le stesse che aiutano a tenere comunemente lontana anche l’influenza. «Bisogna ricordarsi di lavarsi le mani frequentemente, di coprire la bozza quando si tossisce e di starnutire o in un fazzoletto monouso o nell’incavo del gomito. Sarebbe meglio evitare contatti ravvicinati con persone malate e adoperare una attenta pulizia delle superfici e degli oggetti».
Cosa fare se si sospetta di aver contratto l’infezione?
«Se al rientro da un viaggio nelle zone colpite dal virus una persona dovesse presentare una sintomatologia simile a quella dell’influenza, cioè febbre, tosse, dolore muscolare, affaticamento e difficoltà respiratoria, o semplicemente ha bisogno di informazioni precise può contattare il numero verde 1500, messo a disposizione dal Ministero della Salute e attivo 24 ore su 24 in lingua italiana, inglese e cinese».
Chiara Caretoni
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