La colecisti (o cistifellea) è un piccolo sacco che si trova a contatto con la parte inferiore del fegato e che serve come deposito per la bile. Durante la digestione la scarica nel duodeno, il primo tratto dell’intestino, per permettere la digestione e l’assorbimento dei grassi. Lontano dai pasti svolge la funzione di serbatoio favorendo la concentrazione della bile, assorbendone l’acqua e migliorandone il potere digestivo.
La calcolosi. È la malattia più comune della colecisti e colpisce circa il 10-15% della popolazione italiana.
I sintomi. «Se qualcosa non funziona nel suo contesto o nella composizione della bile, si formano i calcoli», spiega Salvatore Straci, responsabile dell’unità di chirurgia generale e specialistica dell’Istituto ortopedico Mezzogiorno d’Italia e docente presso la scuola di specializzazione in chirurgia generale dell’Università di Messina. «Molti pazienti spesso non sanno di avere nell’addome quei sassolini e la scoperta è casuale in seguito a un’ecografia addominale per altre patologie. Altre volte, i calcoli si fanno sentire, o con difficoltà nella digestione oppure con dolore alla parte addominale superiore».
La diagnosi. Basta un’attenta valutazione dei sintomi accompagnata da un’ecografia all’addome per scoprire la presenza e l’entità dei calcoli alla cistifellea.
La colecistectomia. L’intervento oggi si esegue con tecnica laparoscopica, praticando tre piccoli tagli nei quali si inseriscono una sonda ottica, una pinza e un bisturi a ultrasuoni, realizzando l’asportazione della cistifellea. I tagli sono piccoli (0,5 -1 centimetro) e non si apre più, come una volta, la parete dell’addome. La degenza in ospedale è molto breve (dalle 24 alle 96 ore).
Le conseguenze. Il corpo si adatta a funzionare senza colecisti: la bile passa direttamente dal fegato al duodeno, svolgendo la sua funzione.
Ultimo aggiornamento: 28 ottobre 2009