La luce bianca in fondo al tunnel, gli angeli, la sensazione di vedersi fuori dal proprio corpo. Secondo una ricerca slovena, le esperienze premorte hanno una spiegazione chimica: sono legate ad alti livelli di anidride carbonica (CO2) e potassio (K) nel sangue.
Lo studio dell’Università di Maribor, guidato da Zalika Klemenc-Ketis, è apparso sulla rivista Critical Care. I ricercatori hanno analizzato i parametri di 52 pazienti che avevano subito un arresto cardiaco. Undici di queste persone (il 22,2%) hanno riportato di aver vissuto esperienze premorte mentre erano sospesi tra vita e morte. Tecnicamente, si chiamano Near-death experiences (Nde) e accadono all’11-23% dei sopravvissuti a un arresto cardiaco.
I ricercatori sloveni hanno rilevato che le undici persone coinvolte in una Nde avevano nel sangue livelli di anidride carbonica e potassio sensibilmente più alti di chi non aveva vissuto esperienze premorte.
Federica Maccotta – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 8 aprile 2010