È stata riscontrata un’associazione tra il vaccino Vaxzevria (ex Covid-19 Vaccine AstraZeneca) e casi estremamente rari di trombosi anche gravi, in sedi inusuali e associati a piastrinopenia, condizione che si verifica quando le piastrine circolanti sono in numero inferiore a 150.000 unità per mm3 di sangue. A confermarlo è l’Agenzia europea del farmaco (EMA), cui ha fatto eco anche la Commissione Tecnico Scientifica dell’AIFA. La maggior parte dei casi è stata segnalata in soggetti di età inferiore ai 55 anni: per questo motivo è attesa la decisione del Comitato tecnico-scientifico sull’uso del discusso farmaco anglo-svedese. L’ipotesi più accreditata sembra essere quella per cui il vaccino Astrazeneca debba essere raccomandato solo agli over 60. Non un vero e proprio divieto di somministrazione, visto che l’approvazione europea e italiana riguardano tutti i soggetti maggiorenni.
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I dati attualmente disponibili sulla relazione trombosi-AstraZeneca
La commissione di farmacovigilanza sulla valutazione del rischio di EMA ha valutato 62 casi di trombosi cerebrale e 24 di trombosi venosa nell’addome (leggi qui il documento originale). Le segnalazioni sono giunte al sistema di farmacovigilanza europeo, fino al 22 marzo, su un totale di circa 25 milioni di persone vaccinate proprio con Vaxzevria. Sulla base delle attuali stime di incidenza, che indicano l’estrema rarità degli eventi tromboembolici, il bilancio beneficio/rischio del vaccino prodotto da AstraZeneca si conferma dunque complessivamente positivo.
I benefici nel combattere l’infezione (che a sua volta può provocare problemi di coagulazione e può essere letale) continuano a superare il rischio di effetti indesiderati. Anche gli ultimi dati riscontrati non hanno cambiato questa tendenza. Al 4 aprile, infatti, ci sono stati 169 casi di trombosi cerebrale e 53 casi di trombosi all’addome, a fronte di 34 milioni di persone vaccinate. Vale a dire circa 6,5 casi per milione di persone vaccinate.
Nei casi segnalati si sono verificate trombosi cerebrali e splancniche
Il rischio di andare incontro a una trombosi dopo aver fatto la prima dose del vaccino Vaxzevria è quindi molto raro ma, come abbiamo visto, non impossibile. «La maggior parte dei casi è stata segnalata in soggetti di età inferiore ai 55 anni e prevalentemente di sesso femminile» interviene Francesco Onida, professore associato presso il Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università degli Studi e Specialista di Ematologia alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano.
«Dai dati a nostra disposizione è emerso che non si tratta della “classica” trombosi venosa profonda, conseguenza del blocco della circolazione del sangue in una vena profonda, di solito della gamba o del braccio, causato dalla formazione di un coagulo di sangue. Quelle insorte dopo la vaccinazione Vaxzevria di AstraZeneca, invece, sono trombosi cerebrali (occorse nel cervello) e trombosi venose splancniche (occorse nell’addome). Questi eventi hanno una patogenesi immunologica, per cui si formano, in seguito alla somministrazione del vaccino, degli anticorpi che inducono un consumo delle piastrine molto importante e favoriscono l’insorgenza delle trombosi».
Quali sono gli effetti collaterali “normali” del vaccino AstraZeneca, che non devono allarmare?
Ma quali sono i normali effetti collaterali della vaccinazione, che non devono destare alcuna preoccupazione? «Nell’arco delle 24 ore successive alla somministrazione del vaccino possono insorgere dolore e arrossamento nella sede di inoculo, ingrossamento dei linfonodi loco-regionali – in particolare di quelli ascellari – e poi febbre, brividi, mal di testa, dolori muscolari e articolari» interviene Francesco Onida, professore associato presso il Dipartimento di Oncologia ed Emato-Oncologia dell’Università degli Studi e Specialista di Ematologia alla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Questi disturbi non devono allarmare: si tratta di normali ripercussioni del vaccino sull’organismo, che si manifestano a poche ore di distanza dalla somministrazione.
I campanelli d’allarme che devono, invece, insospettire?
Diversi, invece, i campanelli d’allarme relativi a eventi tromboembolici post-vaccino. «Nel caso di trombosi cerebrale, invece, la cefalea è persistente, lancinante, accompagnata da sintomi neurologici importanti, simili a quelli dell’ictus, come visione offuscata, difficoltà di movimento, confusione nel parlare, insensibilità agli arti, sopore. Per quanto riguarda le trombosi splancniche, invece, il paziente può manifestare dolore al petto o allo stomaco, sanguinamenti, ematomi anomali, affanno. Diversamente dai normali effetti collaterali della vaccinazione, questi disturbi possono insorgere fino a 15 giorni dopo la somministrazione, come raccontano i casi di cronaca noti» continua Onida.
Come si cura una trombosi insorta dopo il vaccino?
Nel caso in cui si verificassero questi sintomi, l’individuo deve dunque cercare immediata assistenza medica e menzionare la recente vaccinazione. «Il paziente poi va ospedalizzato e portato in terapia intensiva» aggiunge il professore. «Sebbene non esista una cura specifica per la trombosi cerebrale e quella splancnica, si possono intraprendere terapie che possono essere d’aiuto. L’approccio in questi casi prevede la somministrazione di immunoglobuline e cortisonici ed eventualmente si opta anche per la plasmaferesi, cioè la trasfusione della componente liquida del sangue grazie alla quale le cellule sanguigne possono circolare. L’eparina, generalmente utilizzata nei casi di trombosi venosa profonda, si riserva a casi particolari in cui non si riscontra la presenza degli anticorpi che hanno scatenato l’evento e dove non ci sia un consumo di piastrine molto importante» spiega l’ematologo.