All’improvviso si stacca la spina dalla realtà. È come se ci si smarrisse tutto a un tratto, piombando in un lontano altrove per una manciata di minuti… Non è una stramberia del comportamento. La neurologia ha un’etichetta precisa per questo fenomeno: epilessia del lobo temporale. Un disturbo che annovera pazienti illustri, come Dostoevskij (e nelle sue opere, certe descrizioni sembrano proprio la fotografia di quel particolare stato).
Epilessia: cos’è e come riconoscerla senza crisi convulsive
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Cos’è la microepilessia?
«Si tratta tecnicamente di una crisi epilettica parziale complessa. In pratica, le turbe della coscienza sono dovute all’attività anomala di una zona circoscritta del cervello», spiega il neurologo Massimo Corbo, direttore clinico del Centro Nemo (NEuroMuscular Omnicentre) di Milano. È qualcosa che sorprende tanto il paziente quanto chi gli sta accanto (del resto, la parola epilessia significa in greco “sorpresa”). Sono manifestazioni che, quando si mantengono contenute, vaghe, possono persino sfuggire alle persone che sono vicine al paziente. E magari conoscenti e colleghi si fanno di costui un’idea del tutto sbagliata: «Simpatico, ma ogni tanto vagola con la mente».
Microepilessia: quali sono le cause?
«In realtà, si tratta di una forma di epilessia parziale, tra le cui cause potrebbe figurare una sclerosi dell’ippocampo, una malformazione congenita di questa zona del cervello. Allora, la raccolta minuziosa della storia clinica di chi ne è affetto è per noi fondamentale», spiega Corbo. E in questo senso i testimoni di tali «assenze» sono di grande aiuto.
Quando ci si risveglia non si ricorda nulla
Anche perché va sottolineato che chi accusa questi vuoti poi non ricorda assolutamente nulla dell’accaduto. Si riprende da quell’interruzione dopo qualche minuto, abbastanza confuso, con una strana voglia addosso di riposarsi, ma l’amnesia, dopo la crisi, è completa.
È difficile capire cosa sta succedendo a chi ha la crisi
Durante la crisi, se qualcuno è presente e cerca di interrogare il paziente per capire che cosa gli stia succedendo, rischia di scatenare una qualche reazione ostile. «Però, quando questi episodi si verificano in presenza di persone sensibili, sinceramente preoccupate per i curiosi atteggiamenti dell’amico o del parente, allora è più facile che il malato giunga nel nostro studio», continua Corbo. Ma non sempre è così, e alcuni soggetti potrebbero rimanere agli occhi degli altri solo tipi dai comportamenti strani, finché un giorno una crisi parziale arriva a trasformarsi in una crisi convulsiva generalizzata.
La terapia farmacologica previene le crisi
Oggi ci sono farmaci ad hoc potenzialmente in grado di prevenire le crisi. Siamo cioè in presenza di un disturbo che può essere controllato con le terapie farmacologiche. E laddove non si riesca a venirne a capo con le medicine, si può prendere in considerazione l’intervento chirurgico, per agire sull’area del cervello responsabile.