Avete notato che i protagonisti delle pubblicità degli apparecchi acustici sono sempre più giovani? Un tempo c’era il nonnino canuto che non riusciva a sentire il proprio nipote, mentre oggi ci sono cinquantenni rampanti che usano la protesi acustica per andare al ristorante, in palestra o dal parrucchiere. Forse una scelta di marketing per svecchiare i dispositivi e allargare la platea di potenziali clienti, ma non solo. È un dato di fatto che l’attenzione per l’udito sta crescendo sempre di più nella mezza età, ma è altrettanto vero che i problemi nell’ascolto compaiono sempre più precocemente. Colpa di abitudini scorrette con cui maltrattiamo le nostre orecchie fin da giovani e che oggi stanno diventando un problema di salute pubblica.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità oltre un miliardo di persone nel mondo tra i 12 e i 35 anni mette a repentaglio il proprio udito a causa dell’esposizione prolungata a musica e altri suoni ad alto volume: in pratica un giovane su due. Questo significa che i ragazzi di oggi rischiano davvero di dover indossare l’apparecchio acustico prima di quanto non abbiano fatto i loro nonni e genitori: si stima infatti che entro il 2050 le persone colpite da un calo uditivo potrebbero raddoppiare, arrivando a quasi 2,5 miliardi a livello globale.
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Lo stile di vita dei ragazzi rischia di compromettere l’udito
«Ci troviamo di fronte a una sfida importantissima in termini di prevenzione, perché se non agiamo oggi per correggere i comportamenti di adolescenti e giovani adulti, un domani avremo una generazione di anziani con deficit uditivi invalidanti e pesanti ripercussioni sulla qualità di vita», afferma Domenico Cuda, presidente della Società Italiana di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico Facciale (SIOeChCF), nonché direttore dell’unità operativa complessa di otorinolaringoiatria dell’Ospedale Guglielmo da Saliceto di Piacenza. «Il nostro udito è garantito da circa 15.000 cellule neurosensoriali ciliate che si trovano nell’orecchio interno e che purtroppo non hanno la capacità di rigenerarsi: rappresentano una sorta di tesoretto che andrebbe protetto dalla nascita fino all’età adulta». E invece lo stile di vita dei ragazzi rischia di comprometterlo irrimediabilmente fin dalla più giovane età, provocando danni irreparabili.
Udito: le cattive abitudine “rompi-timpani” da evitare
A stressare i timpani non sono solo discoteche e concerti, ma anche l’utilizzo eccessivo delle cuffie ad alto volume per ascoltare la musica, chiacchierare al telefono, seguire le lezioni online e sfidarsi ai videogiochi. La SIOeChCF ha recentemente sottoposto un questionario a un migliaio di ragazzi delle scuole italiane per indagare le loro abitudini di ascolto. «I primi dati ci stanno restituendo un quadro preoccupante, con giovani che indossano gli auricolari anche otto ore al giorno e che alzano il volume al massimo per isolarsi dai rumori esterni quando fanno sport o viaggiano in treno e metropolitana», racconta lo specialista.
Gli effetti, purtroppo, iniziano già a manifestarsi. «Molti ragazzi lamentano difficoltà a percepire correttamente le parole in contesti rumorosi, ad esempio quando si trovano in un ristorante affollato, mentre alcuni cominciano a soffrire di acufeni, ovvero rumori fantasma come ronzii e fischi che non compaiono più solo occasionalmente, ad esempio all’uscita della discoteca, ma che permangono anche nei giorni successivi. Un segno evidente di un danno già importante e irreversibile, che con il passare del tempo può accelerare il fisiologico declino dell’udito dovuto all’invecchiamento».
La diagnosi precoce è possibile sono nei centri specializzati
Capire precocemente che la situazione ha preso una brutta piega non è facile, perché l’esame audiometrico non riesce a rilevare le primissime lesioni e di conseguenza appare nella norma fino a quando non si perde un numero significativo di cellule sensoriali dell’orecchio. Prima che questo accada, però, si possono comunque avere problemi di udito «dovuti all’inceppamento della “macchina molecolare” con cui le cellule ciliate sparano i loro segnali verso il cervello», aggiunge Cuda. «Questa condizione, chiamata sinaptopatia, è anche conosciuta come “perdita nascosta dell’udito” (Hidden Hearing Loss, HHL) proprio perché l’audiogramma risulta normale nonostante si perda la finezza temporale nel cogliere i suoni e si fatichi a localizzarne la fonte nei contesti rumorosi. Per diagnosticarla servono potenziali evocati con tecniche specifiche, ovvero dei test audiologici sofisticati che sono disponibili solo in centri specializzati e nelle cliniche audiologiche».
Le regole di prevenzione
A oggi non esistono farmaci o terapie riabilitative che permettano di rimediare a questi danni, per cui l’unica arma a nostra disposizione è la prevenzione. Le cellule ciliate dell’orecchio hanno una tolleranza di esposizione giornaliera ai rumori che va rispettata, sia quando usiamo i dispositivi audio personali sia quando ci troviamo in ambienti rumorosi come locali pubblici, palestre o nel traffico. Per farlo, basta seguire tre semplici regole.
Occhio al volume (e all’orologio)
Per un ascolto sicuro bisogna mantenere il volume al di sotto degli 80 decibel (pari a quelli emessi dal campanello di casa, da un bimbo che urla o da una moto che parte) per non più di 40 ore alla settimana. Per i bambini e gli adolescenti con meno di 16 anni il limite scende sotto i 75 decibel. «Una regola semplice da applicare è quella del 60/60», ricorda l’otorino. «Significa ascoltare la musica senza andare oltre il 60% del volume massimo consentito dal dispositivo per un massimo di 60 minuti consecutivi». Esistono anche delle app per smartphone e tablet che monitorano in modo più preciso le attività di ascolto e inviano messaggi di allerta per segnalare eventuali sforamenti.
Scegli bene le cuffie
Cuffie e auricolari sono ormai diventati indispensabili per parlare al telefono, ascoltare film, musica e videogiochi, ma il loro utilizzo quotidiano andrebbe limitato. Quando non è proprio possibile farne a meno, allora bisogna scegliere con cura i modelli più indicati per le nostre orecchie. «Le cuffie esterne sono certamente meno dannose degli auricolari perché emettono onde sonore che, a parità di volume, esercitano una minore pressione sulla membrana del timpano», spiega Cuda. «In commercio sono disponibili anche modelli in grado di ridurre i rumori di fondo in modo automatico, particolarmente utili per evitare di alzare troppo il volume in ambienti rumorosi come autobus e treni».
In discoteca e allo stadio
Quando si frequentano locali con musica ad alto volume, autodromi o stadi che ospitano spettacoli sportivi o concerti, è consigliabile tenersi alla larga da casse e altoparlanti e proteggersi con i tappi per le orecchie. Non bisogna temere di fare brutte figure con gli amici, perché «ormai esistono modelli che sono praticamente invisibili dall’esterno», rassicura lo specialista. Altra raccomandazione fondamentale è quella di uscire ogni tanto dal locale per prendersi delle pause di silenzio facendo riposare le orecchie in luoghi tranquilli e poco rumorosi. Ultimo consiglio, ma non per importanza, è quello di non esagerare con i drink, perché «l’alcol aumenta lo stress ossidativo delle cellule ciliate dell’orecchio con un effetto ototossico che amplifica i danni provocati dalla musica a tutto volume».
Pulisci correttamente le orecchie
Non inserire bastoncini di cotone o liquidi che non siano stati raccomandati dal medico, evita i rimedi casalinghi contro il cerume e rivolgiti all’otorino in caso di canale uditivo tappato, dolore o sanguinamento.
Vaccinati
Malattie infettive come rosolia, meningite, parotite e morbillo possono causare perdita dell’udito.
Usa il casco
Per evitare i traumi cranici andrebbe indossato il casco non solo quando si va in moto, ma anche durante gli sport di contatto (come il pugilato) perché i colpi possono causare perforazione del timpano, otite e perdita dell’udito.
Segui una dieta sana
Riduci il consumo di alcol e scegli alimenti ricchi di sostanze benefiche per l’apparato uditivo, ad esempio acidi grassi omega-3, vitamine A, C ed E, acido folico e minerali come zinco e magnesio.
Evita il fumo
Sia quello di prima mano che quello passivo influiscono negativamente sulla circolazione del sangue nell’orecchio e aumentano lo stress ossidativo delle cellule ciliate.
Gli standard di legge: a che punto siamo?
I comportamenti individuali sono importantissimi, ma molto resta ancora da fare anche a livello legislativo: non solo per tutelare con norme stringenti l’esposizione al rumore dei frequentatori dei locali, ma soprattutto per regolare meglio i dispositivi personali per l’ascolto come smartphone e lettori mp3. «L’Organizzazione mondiale della sanità, in collaborazione con l’Unione internazionale delle telecomunicazioni, ha definito degli standard di sicurezza», conclude Cuda.
«Ha inoltre raccomandato ai produttori dei dispositivi di indicare la loro pericolosità sulle confezioni e di implementare dei sistemi che permettano di monitorare il volume e il tempo di esposizione, lanciando dei segnali d’allerta quando l’utilizzatore sfora i limiti. Queste indicazioni, però, sono ampiamente disattese: in Europa solo la Francia ha imposto degli obblighi, mentre negli altri Paesi si lascia tutto al buon senso delle aziende produttrici».