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Tumore al testicolo: sintomi e possibili cure

Rappresenta il 2% di tutti i tumori maschili e viene scoperto quasi sempre per caso attraverso la palpazione. Ecco quali sono tutti i trattamenti possibili

Achille Polonara, giocatore della Virtus Bologna e della Nazionale di basket, ha un tumore al testicolo per il quale a breve sarà sottoposto a intervento chirurgico. Quali sono i sintomi e le possibili cure? Ce lo spiega Carlo Introini, Direttore della Struttura Complessa di Urologia degli Ospedali Galliera di Genova.

I testicoli, contenuti nella sacca scrotale, sono gli organi dell’apparato genitale maschile preposti alla produzione degli spermatozoi e di alcuni ormoni, come ad esempio il testosterone. Il tumore al testicolo, che in Italia colpisce circa 2000 uomini ogni anno, si sviluppa in seguito all’alterazione delle cellule presenti in queste due ghiandole. Questa anomalia causa a sua volta una crescita eccessiva e incontrollata delle stesse, determinando la formazione di una massa tumorale.

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La maggior parte delle neoplasie testicolari (95%) deriva da una trasformazione maligna delle cellule germinali, cioè quelle che danno origine agli spermatozoi. Esiste, però, anche una piccolissima fetta di tumori al testicolo (5%) che si sviluppa a partire da altri tessuti delle gonadi: questi sono estremamente rari. 

Quanto è diffuso il tumore al testicolo?

Questa patologia rappresenta il 2% di tutte le neoplasie maschili e il 4% di tutti i carcinomi di interesse urologico. Colpisce molto più frequentemente l’uomo giovane ed è una delle maggiori cause di decesso per cancro nei maschi adulti. È molto raro sia prima dei 15 anni sia dopo i 50: il periodo più critico è dai 20 ai 35 anni d’età. Una caratteristica è che è molto sporadico tra gli uomini di razza nera.

Quali sono i fattori di rischio?

Esistono alcuni fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza di questa neoplasia. Il primo è il criptorchidismo, cioè la mancata discesa del testicolo dalla cavità addominale allo scroto. Normalmente, infatti, in questi casi il rischio di sviluppare un tumore è circa 35 volte superiore a quello della popolazione generale.

Altre condizioni favorenti potrebbero essere l’atrofia testicolare (quando, cioè, le dimensioni dei testicoli diminuiscono), traumi accidentali ripetuti (come, ad esempio, le pallonate), una familiarità per tumore al testicolo o un precedente tumore testicolare.

La bicicletta è stata assolta

Lance Armstrong e Ivan Basso sono i ciclisti professionisti che hanno lottato contro il tumore al testicolo. E il dubbio sorge spontaneo: sarà colpa delle troppe ore passate sulla sella? In realtà l’ipotesi che lo sfregamento sulla sella, e quindi il trauma cronico che ne deriva, possa avere un ruolo non è stata mai provata scientificamente. Si tratta solo di luoghi comuni.

Se il ciclismo e il motociclismo fossero pericolosi, per via delle evidenti sollecitazioni alla prostata e alla sacca scrotale, sarebbero vietati. Questi sport non possono essere annoverati come cause predisponenti del tumore al testicolo. La sella della bicicletta, particolarmente sottile e rigida, può creare un’infiammazione della prostata ma non è mai stato comprovato scientificamente che uno stimolo infiammatorio tale possa in un secondo momento tramutarsi in una neoplasia.

Gli integratori usati nelle palestre possono essere un fattore di rischio?

Possono avere delle ripercussioni soprattutto dal punto di vista funzionale del testicolo e avere degli effetti collaterali su quella modesta quota di ormoni maschili che esso produce. Esistono alcune sostanze considerate possibili cancerogene ma non abbiamo ancora un’evidenza assoluta da questo punto di vista.

Quali sono i sintomi del tumore al testicolo?

  • Nella maggior parte dei casi il tumore si manifesta con la comparsa di un nodulo duro e non dolente a carico di un testicolo, scoperto quasi sempre per caso dal paziente attraverso la palpazione.
  • Sensazione di pesantezza del testicolo
  • Brusco dolore acuto, che talvolta diventa cronico
  • Aumento del volume.

Come si fa la diagnosi?

Già con l’autopalpazione si percepisce un cambiamento del testicolo. Nel caso in cui si avvertisse la presenza di un nodulo irregolare, duro e non doloroso, l’uomo deve recarsi subito dal suo medico di famiglia, il quale valuta se è il caso o meno di mandarlo da uno specialista. Quest’ultimo decide poi di sottoporlo agli accertamenti diagnostici: l’ecografia e l’ecocolordoppler scrotale.

Di fronte al sospetto di una neoplasia, risultano indispensabili i marcatori tumorali (marker) sierici, che sono l’alfa-feto proteina (AFP) e le Beta-Hcg. Esiste anche un terzo marker, meno utilizzato, ma non meno importante: il lattico deidrogenasi (LDH). Per una diagnostica ancor più accurata, si possono eseguire Tac, risonanza magnetica ed eventuale scintigrafia.

Se il paziente è in età fertile e vuole preservare la possibilità di diventare padre, può fare anche un altro esame, lo spermiogramma, per valutare la qualità del liquido seminale e la possibilità di congelarlo in una banca del seme prima di procedere con le terapie.

Si può fare prevenzione?

Non esiste una prevenzione vera e propria del tumore al testicolo ma è opportuno che i genitori portino il bambino a fare un controllo nel caso in cui notassero qualcosa di anomalo a livello della sua sacca scrotale. I ragazzi intorno ai 15-16 anni dovrebbero farsi visitare almeno una volta all’anno da un urologo per un controllo di screening e per farsi mostrare come si esegue l’autopalpazione: purtroppo questo non accade praticamente mai.

L’autopalpazione è importante e raccomandata, ma non ha la stessa valenza di quella della mammella, anche perché bisognerebbe farla fin da piccoli ma non si hanno le capacità tecniche né culturali per poterla eseguire correttamente.

Come si cura il tumore al testicolo?

Il tumore al testicolo è curabile in più del 90% dei casi. Può essere trattato con diversi tipi di terapie, che possono essere intraprese singolarmente o combinate tra loro. Generalmente si opta quasi sempre per la chirurgia, in particolare per l’orchifunicolectomia radicale, cioè l’asportazione completa del testicolo con tutto il funicolo spermatico (che è il peduncolo del testicolo) fino alla sua inserzione all’interno della cavità addominale. Si tratta di una tecnica sia diagnostica sia terapeutica, che consente di rimuovere la neoplasia.

Spesso i pazienti vivono l’esito dell’intervento come una mutilazione, per questo molti chiedono di poter mettere una protesi cosmetica per colmare la mancanza. L’impianto può essere fatto contestualmente all’asportazione del testicolo e non implica controindicazioni, neppure per le eventuali terapie successive.

Contestualmente all’orchifunicolectomia radicale, viene eseguita anche una Tac per capire a quale stadio è la malattia. A questo punto interviene un team multidisciplinare (urologo, andrologo, oncologo, radiologo, radioterapista, anatomopatologo), per decidere quale sia il trattamento migliore, che può avvalersi di una radioterapia, di una chemioterapia, di una radio-chemioterapia o di un secondo passaggio chirurgico. Quest’ultimo è costituito dalla linfoadenectomia retroperitoneale, che è l’asportazione dei linfonodi, i primi tributari di eventuali localizzazioni secondarie di metastasi da parte del tumore primitivo.

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Chiara Caretoni

Giornalista pubblicista, lavora come redattrice per OK Salute e Benessere dal 2015 e dal 2021 è coordinatrice editoriale della redazione digital. È laureata in Lettere Moderne e in Filologia Moderna all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha accumulato diverse esperienze lavorative tra carta stampata, web e tv, e attualmente conduce anche una rubrica quotidiana di salute su Radio LatteMiele e sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR). Nel 2018 vince il XIV Premio Giornalistico SOI – Società Oftalmologica Italiana, nel 2021 porta a casa la seconda edizione del Premio Giornalistico Umberto Rosa, istituito da Confindustria Dispositivi Medici e, infine, nel 2022 vince il Premio "Tabacco e Salute", istituito da SITAB e Fondazione Umberto Veronesi.
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