La parola d’ordine è diagnosi precoce quando si parla di tumori. Per quello al seno ancora di più, visto che i tassi di guarigione in questi casi sono tra i più alti. Autopalpazione, visita senologica, ecografia mammaria e mammografia quando vanno fatte? Sabatino D’Archi, Chirurgo senologo presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma, spiega quali controlli svolgere in ogni fascia d’età.
In particolare si è visto che nelle adolescenti è sufficiente procedere a un’ecografia quando viene notato un nodulo al seno. Di solito tra l’altro si tratta di squilibri ormonali, che passano crescendo. In questo modo si possono evitare sia la mammagrafia, sia la biopsia.
Non dobbiamo mettere in dubbio l’utilità della mammografia, il ruolo fondamentale che ha nella diagnosi precoce del carcinoma alla mammella, presupposto imprescindibile per battere il tumore più diffuso tra le donne. Per capire meglio abbiamo intervistato Pietro Panizza, primario dell’Unità di Radiologia Senologica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano.
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Quanto è utile la mammografia nella prevenzione e nella diagnosi precoce del cancro alla mammella?
Oggi è l’unico esame che si è dimostrato efficace per ridurre la mortalità. Da sessant’anni la mammografia viene promossa come esame di screening con degli intervalli definiti in base all’età delle pazienti. Ha dimostrato di poter ridurre i casi di decesso. Riduce la mortalità nelle donne tra i 50 e i 69 anni in una percentuale di circa il 30 per cento. Ma la percentuale sale al 50% se consideriamo non la popolazione generale, ma le donne che effettivamente partecipano allo screening.
Possiamo ricordare che cos’è e come funziona lo screening per il tumore al seno?
Il Sistema Sanitario Nazionale prevede che i programmi di screening mammografico siano nei Lea, che sono i livelli essenziali di assistenza. In questi programmi le donne dai 50 ai 69 anni in tutte le regioni (qualcuna ha allargato l’età dai 45 ai 74 anni), sono invitate a sottoporsi a mammografia ogni due anni se hanno più di 50 anni, altrimenti dai 45 ai 49 ogni anno.
Quindi lo screening «invita» e permette a queste donne di sottoporsi gratuitamente a mammografia. Questo è un programma che viene utilizzato in tutti i Paesi avanzati. È stato messo in funzione dopo che è stata verificata per anni la possibilità di ridurre la mortalità con la diagnosi precoce.
Che cosa emerge dai dati specifici delle donne che rispondono all’invito e si sottopongono a mammografia?
Uno studio italiano ha valutato la riduzione di mortalità non solo nelle donne «invitate» a sottoporsi a mammografia, la cosiddetta popolazione invitata, ma considerando nello specifico quelle donne che rispondono all’invito e che quindi si sottopongono a questo tipo di esame. Emerge che nelle donne 50 – 69enni la riduzione arriva fino al 50 per cento. È un dato di fondamentale importanza.
Però ci sono ancora donne che non rispondono all’invito, come mai? La responsabile è la paura?
Tante donne non rispondono alla chiamata del programma di screening organizzato dal sistema sanitario perché fanno quella che viene chiamata mammografia spontanea. Si sottopongono di loro iniziativa a mammografia, con il sistema sanitario pagando il ticket, con l’esenzione se sono esenti, oppure a pagamento. Poi ci sono donne che hanno il timore di sottoporsi a questo esame perché comporta un’irradiazione con raggi X. Il rischio da radiazioni diminuisce progressivamente con l’aumentare dell’età.
Inoltre con gli apparecchi ora a disposizione siamo ampiamente al di sotto di quelle che sono le dosi richieste da un sistema di qualità per lo meno a livello europeo, ma anche americano. Chiariamo questo aspetto. La mammografia è un esame che non comporta grossi rischi legati alle radiazioni. Fare 20 mammografie nell’arco di una vita equivale a una dose di radiazioni che è inferiore a quella di una TAC del torace, per esempio. Quindi è assolutamente molto bassa. Certamente deve essere fatta con apparecchi dedicati, di ultima generazione, e da personale competente. Normalmente in Italia è così.
È un esame che fa “male”?
È un esame che può essere fastidioso, dipende molto dalla sensibilità di ciascuna donna. Ci sono donne che non sentono nulla. Altre che hanno un dolore molto importante, anche se sono poche. Sicuramente è abbastanza fastidioso. La mammella viene compressa anche se con un sistema automatico che ne limita la forza.
La mammella viene compressa per ottenere immagini ottimali e per ridurre la dose di radiazioni e questo è inevitabile. Negli anni si è cercato di trovare una tecnica alternativa e altrettanto efficace. Ad oggi, però, non ci sono apparecchi altrettanto utili.
Da che età viene consigliata la mammografia, al di là dello screening per le 50enni?
- Si consiglia di sottoporsi a mammografia non prima dei 40 anni, se non esiste una storia famigliare che faccia pensare ad una alterazione genetica e quindi con un rischio particolarmente elevato per il tumore al seno.
- Dai 40 ai 49 anni si consiglia un controllo annuale,
- dai 50 anni – se non ci sono rischi particolari – una mammografia ogni due anni fino ai 74.
- In realtà 74 anni è l’età fissata dallo screening. Io sono convinto che sia necessario andare avanti ad oltranza perché il rischio di tumore non diminuisce mai, anzi aumenta con l’età.
Quindi anche una donna di 80 anni, che può avere una spettanza di vita di 10-20 anni, grazie a una diagnosi precoce potrebbe avere dei vantaggi. Una diagnosi precoce consentirebbe di andare a un intervento chirurgico più conservativo e di evitare danni ad altri organi.
Perché dai 40 ai 49 ogni anno e poi ogni due?
Perché studi fatti più di 20 anni fa hanno dimostrato che nelle giovani la mammografia ogni due anni non ha nessuna efficacia. Secondo questi studi su donne tra i 40 e i 49 anni i risultati dimostravano che aumentando la frequenza della mammografia, ovvero sottoponendosi a mammografia ogni anno dai 40 ai 49 anni, si poteva ridurre la mortalità del 18-25 per cento.
Certo, la mortalità non diminuisce nella stessa misura delle donne sopra i 50 anni, tuttavia una riduzione c’è. Questa differenza si presume sia legata al fatto che la velocità di crescita del tumore nelle donne giovani è maggiore. Quindi se si lascia un intervallo di tempo troppo lungo, due anni, tra una mammografia e l’altra si «perde» la diagnosi precoce.
La diagnosi precoce, ricordiamolo è fondamentale per la guarigione…
Se si interviene precocemente si migliora la qualità della vita. L’intervento ha tempi più brevi così come il recupero rispetto a quello che si farebbe in uno stadio avanzato della malattia. Le possibilità di riuscita, di guarigione o comunque di soluzione del problema sono sicuramente maggiori. Anche se le terapie oggi funzionano molto bene sulla malattia avanzata, rimane il fatto che una diagnosi precoce «aiuti» molto anche l’oncologo nell’impostare una terapia.
La mammografia è utile anche al cuore
La mammografia raccomandata per lo screening del tumore del seno potrebbe essere utile anche per identificare le donne a rischio di malattie cardiovascolari. Dalle immagini è infatti possibile verificare la presenza di accumuli di calcio nelle arterie della mammella, un “campanello d’allarme” che indica la presenza di simili ostruzioni anche nelle coronarie che portano il sangue al cuore.