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Tumori, l’allarme degli oncologi: dimezzati diagnosi, visite e interventi a causa del coronavirus

Da inizio pandemia le diagnosi di tumore sono calate di oltre il 50% e c'è un ritardo negli interventi chirurgici in più del 60% dei casi. In occasione della Giornata nazionale del malato oncologico, alcuni organi stilano un documento per affrontare la fase 2

Oltre a scombussolare le vite di tutti, il coronavirus ha anche fortemente condizionato l’approccio nei confronti di altre patologie. Basti pensare che, dall’inizio della pandemia, le diagnosi di tumore e le biopsie sono calate del 52% e, per quanto riguarda gli interventi chirurgici oncologici, si registrano ritardi nel 64% dei casi. A dirlo è una ricerca di IQVIA, frutto di un sondaggio presso gli specialisti di oncologia sparsi sul territorio, che ha fotografato l’impatto dell’infezione Covid-19 sulla terapia del cancro in Italia.

Tumori: in calo diagnosi, biopsie, visite e interventi a causa del coronavirus

La paura del contagio, lo stop delle attività ambulatoriali e di ricovero non urgenti e differibili, la riconversione di intere aree ospedaliere e l’eccesso di informazioni, che ha reso difficile trovare fonti affidabili da consultare, hanno sicuramente contribuito a mettere in standby screening, controlli, esami, terapie e interventi. Sempre stando ai dati di IQVIA, infatti, nei reparti oncologici italiani si è registrata una diminuzione del 57% delle visite. Gli specialisti hanno dichiarato che, prima dell’insorgenza del coronavirus, visitavano in media circa 80 pazienti alla settimana. Negli ultimi sette giorni presi in esame dallo studio, invece, ne hanno visitati soltanto 34. Non solo: il timore di metter piede in una struttura ospedaliera ha fatto sì che il 45% dei malati oncologici rimandasse la chemioterapia.

Gruppo San Donato

A settembre 2020 sarà stato fatto solo un terzo degli screening

Alla luce di questi dati, i medici e i pazienti chiedono di tornare quanto prima alla normalità. Purtroppo però, come sottolinea una ricerca del Centro Studi Nomisma, non sarà facile recuperare i ritardi accumulati in questi mesi. Il distanziamento sociale che imporrà un contenimento degli accessi nelle strutture e una possibile iniziale contrarietà della popolazione a sottoporsi agli esami diagnostici contribuiranno in maniera significativa a rendere ancora più macchinosa la ripresa.

Secondo Nomisma, a inizio settembre 2020 il Servizio Sanitario Nazionale si troverà ad aver eseguito solo un terzo degli screening effettuati in un anno per tumore alla mammella, cervice dell’utero e colon retto. Per arrivare a fine anno in pari con quelli precedenti, negli ultimi 4 mesi sarà necessario effettuare 1,2 milioni di test diagnostici mammografici, 1,1 milioni di test cervicali e circa 1,6 milioni di test colorettali. Sono numeri straordinari che con ogni probabilità il SSN farà fatica a soddisfare nel breve periodo.

Tumori: come affrontare la fase 2?

Di fronte a questi numeri e in occasione della Giornata Nazionale del malato oncologico, che ogni anno si celebra nella terza domenica di maggio, viene presentato un documento per affrontare la cosiddetta fase 2. A stilarlo sono stati FAVO (in rappresentanza di 500 associazioni pazienti), AIOM (medici oncologici), SICO (chirurghi oncologici), AIRO (radioterapisti oncologi, FNOPI (infermieri) e SIPO (psico-oncologi). Ma quali sono le proposte avanzate in questo testo? Cosa chiedono i medici per tornare alla normalità?

Programmi di telemedicina a livello nazionale

I programmi di telemedicina, già adottati nella fase di emergenza per le visite di follow-up, dovranno essere uniformati a livello nazionale. Questi sono infatti utili non solo per i pazienti guariti e in follow-up, ma anche per coloro che sono in trattamento attivo. Va inoltre assicurata l’integrazione delle piattaforme telematiche con i sistemi informatici del Servizio Sanitario Nazionale.

L’importanza del trattamento oncologico domiciliare e dell’infermiere di famiglia

Come ha dimostrato la pandemia, a oggi esiste ancora una scarsa interazione tra ospedale e medicina del territorio. Per questo motivo il documento propone la realizzazione di modelli organizzativi per la presa in carico dei malati oncologici con l’integrazione tra strutture ospedaliere e territorio. In quest’ottica bisogna anche prevedere il trattamento oncologico domiciliare. In tal senso un ruolo di primo piano va attribuito alla figura dell’infermiere di famiglia e di comunità. Le Associazioni di pazienti e le società scientifiche chiedono inoltre, fino a quando la pandemia non sarà sconfitta, il monitoraggio a domicilio delle persone colpite da tumore per una diagnosi precoce del coronavirus.

Gli interventi chirurgici devono aumentare del 20-30%

Anche gli interventi chirurgici devono riprendere a pieno ritmo. In questa fase di ripresa, secondo gli esperti, l’attività chirurgica oncologica va incrementata del 20-30%. Ciò serve per per permettere la presa in carico dei pazienti non trattati finora. È necessario, inoltre, creare posti aggiuntivi di terapia semi-intensiva post-operatoria, per poter effettuare le chirurgie maggiori in sicurezza. Inoltre è opportuno estendere l’obbligo di eseguire tamponi nasofaringei per Covid-19 e l’eventuale sierologia per i pazienti candidati a chirurgia oncologica, pur in assenza di sintomi.

Aggiornare gli apparecchi di radioterapia

Fortunatamente, grazie all’adozione di nuove tecnologie in grado di ridurre il numero delle sedute della radioterapia, nei mesi scorsi questo trattamento non ha subito alcuna modifica. Proprio per questo motivo è necessario aggiornare il parco tecnologico nazionale degli apparecchi di radioterapia, per favorire un minor numero di applicazioni con migliore impatto sulla qualità di vita dei pazienti.

Favorire il supporto psicologico e i programmi di screening

Nel documento si chiede anche il potenziamento del sostegno psicologico, anche grazie alla telemedicina, delle persone colpite da cancro. per fare ciò si possono attivare percorsi flessibili che consentano di reclutare e mettere a sistema professionisti esperti in psico-oncologia. Inoltre, come si diceva all’inizio, il coronavirus ha rallentato fortemente i programmi di prevenzione oncologica. Per questo è necessario riattivarli con urgenza, prevedendo misure atte a facilitarne l’accesso in sicurezza.

Snellire le procedure burocratiche

Importantissimo, poi, cercare di snellire le procedure burocratiche. Stando al documento, infatti, bisogna prevedere l’invio telematico alla ASL della certificazione medica per il riconoscimento dell’esenzione per patologia oncologica (cod. 048) eliminando, quindi, ulteriori passaggi a carico dell’assistito. È necessario l’invio telematico del piano terapeutico, o del suo rinnovo, direttamente da parte dello specialista al medico di famiglia e alla ASL. Bisogna semplificare la procedura di certificazione del rischio da Covid-19 per i lavoratori dipendenti pubblici e privati.

Riorganizzare le Reti oncologiche

Infine, il documento si focalizza sull’importanza delle Reti oncologiche, in grado di migliorare in toto l’assistenza al paziente. Per questo deve essere accelerato il percorso riorganizzativo regionale e nazionale. Devono essere presenti centri Hub, in cui concentrare l’alta complessità, e centri Spoke, in cui effettuare le altre prestazioni. Bisogna poi finanziare l’ammodernamento delle attrezzature finalizzate a limitare al massimo la permanenza dei pazienti in ospedale.

Chiara Caretoni

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