Le cellule tumorali quando colpiscono la tiroide crescono molto lentamente. Sono le donne a essere più colpite, con una proporzione di quattro a uno.
Quanti tipi ne esistono?
Nella stragrande maggioranza, circa 9 casi su 10, si tratta della forma ben differenziata che può essere:
- papillare,
- follicolare.
Altri tipi possono essere:
- la forma scarsamente differenziata,
- la forma midollare,
- la forma indifferenziata o anaplastica.
Tassi di sopravvivenza
La sopravvivenza è molto alta nelle forme ben differenziate: si parla di oltre il 90% a 10-15 anni dalla diagnosi, se vengono seguite le cure adeguate. Meno curabili le forme scarsamente differenziate, quella midollare e quella anaplastica.
Quali sono i fattori di rischio?
Come per tutti i problemi che interessano questa ghiandola alla base c’è la carenza di iodio, che può generare noduli benigni che possono poi trasformarsi in maligni. Anche l’esposizione a radiazioni ionizzanti alza il rischio. Le persone sottoposte a radioterapia sul collo o che per motivi personali o professionali sono esposte a materiale radioattivo hanno molte più probabilità di ammalarsi. A essere più suscettibili sono bambini e adolescenti, che quindi devono esporsi a radiazioni mediche solo se strettamente necessario. C’è anche la familiarità: se si hanno parenti stretti che hanno sviluppato questo tumore, bisogna vigilare.
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Quali sono i sintomi?
Il primo segno che appare generalmente è un nodulo isolato all’interno della ghiandola, che si sente con le dita se si tocca il collo in corrispondenza della tiroide. Non c’è alcun automatismo nodulo-tumore. Anzi, nella maggior parte dei casi si tratta di noduli benigni. Solo il 5-10% di questi noduli sia effettivamente un cancro.
In casi rari già ai primi stadi il tumore si può manifestare con una massa che cresce velocemente nella zona del collo.
Tumore alla tiroide: si può prevenire?
Assumere iodio è la prima regola di prevenzione. Ideale è assumere sale iodato, che si trova in qualsiasi negozio o supermercato. Qui puoi vedere quale sia la dieta giusta, quella salva tiroide.
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Quali sono le terapie?
Visto l’aumento dei casi negli ultimi anni, sono state emesse delle nuove linee guida, che devono essere seguite dai medici. Come per la maggior parte dei tumori, i trattamenti sono sempre più personalizzati.
La terapia per eccellenza è quella chirurgica: la tiroidectomia. Di solito viene asportata tutta la ghiandola. A volte i medici propendono per un intervento conservativo di lobectomia, cioè l’asportazione del solo lato coinvolto, quando si trovano di fronte a un piccolo carcinoma papillare o follicolare della tiroide. Anche i linfonodi coinvolti sono asportati.
Dopo la tiroidectomia il paziente deve assumere ormoni tiroidei, capaci di sostituire quelli che la ghiandola non può più produrre.
Se dopo l’intervento si sospetta che siano rimaste cellule tumorali o se si ritiene che ci sia un rischio di recidiva, si somministra iodio radioattivo, a completamento delle procedure terapeutiche chirurgiche.
La chemioterapia classica è ormai pressoché in disuso ed è sostanzialmente sostituita dalle nuove terapie a bersaglio molecolare.
FONTE: Airc
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