Un nuovo farmaco contro il tumore alla prostata. La terapia può aiutare nella cura del tumore alla prostata senza gli effetti collaterali sulla sfera sessuale. La notizia arriva dai risultati di un importante studio presentato durante il congresso della società americana di urologia che ha avuto luogo a Chicago. Un altro recente studio ha consigliato per alcuni casi di limitarsi a utilizzare il sistema del monitoraggio attivo.
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Tumore alla prostata è quello più diffuso tra gli uomini
Si tratta di una prima volta in assoluto. In genere per aggredire il carcinoma alla prostata i medici spesso utilizzano la cosiddetta deprivazione androgenica. La conseguenza di questa terapia è l’abbattimento dei livelli di testosterone con effetti importanti sulla funzione sessuale e sul desiderio. Con oltre 40.000 diagnosi all’anno il tumore alla prostata resta il più diffuso tra gli uomini. La buona notizia è che dopo il primo trattamento due pazienti su tre guariscono. Circa il 30% di loro però ha una recidiva biochimica con livelli di PSA che aumentano progressivamente. È la categoria che rischia di più di non farcela.
Pazienti spaventati dagli effetti collaterali sulla sfera sessuale
Ecco perché la ricerca sta cercando nuove terapie per evitare che il tumore vada in metastasi e quindi si diffonda pericolosamente in altri organi. Prima di questo studio in questi casi si interveniva in genere con la castrazione farmacologica. Il tasso di recidive diventa basso, ma gli effetti collaterali sono importanti. Proprio per gli effetti sulla sfera sessuale molti pazienti giovani rifiutano questo trattamento o comunque chiedono che sia procrastinata il più a lungo possibile. Sappiamo bene che ritardare i trattamenti è il modo peggiore per sopravvivere a un cancro.
Nuovo farmaco contro il tumore alla prostata: i risultati dello studio
Il farmaco in questione si chiama enzalutamide. Si tratta di un anti-androgeno di nuova generazione. I risultati della fase 3 dello studio EMBARK confermano un calo del 58% del rischio che le cellule tumorali si diffondano ad altri organi. Ma c’è di più. I ricercatori hanno registrato anche un netto miglioramento – in termini percentuali di un notevole 93% – del tempo alla progressione del PSA, che è l’anitgene prostatico specifico che la malattia si diffonda in altre parti del corpo. Diminuiscono anche le sedute di chemioterapia. Si stima che ogni anno solo in Italia 8.000 pazienti potrebbero accedere a questo nuovo farmaco.
Il gruppo di esperti ha analizzato i dati di oltre mille pazienti con un cancro alla prostata alle prime fasi, non metastatico e sensibile agli ormoni. Tutti i pazienti avevano avuto una prostatectomia o la radioterapia radicale.