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Tumore al pancreas: casi in aumento, quali sono i sintomi?

Quante persone colpisce? Perché è tra i più aggressivi? Quali sono i sintomi? Ci sono nuove terapie? Tutte le risposte

Il tumore al pancreas colpisce ogni anno più di 14.000 persone. Purtroppo i numeri sono purtroppo in costante crescita. Si è passati da 12.500 casi nel 2015 a 14.300 nel 2020, per lo più uomini tra i 65 e i 69 anni e donne tra i 75 e i 79.

Fino a qualche tempo fa le diagnosi interessavano di più gli uomini. Con ogni probabilità questo era dovuto al fatto che la popolazione maschile fumava di più. Il fumo di sigaretta è tra i fattori di rischio più importanti in assoluto. Ora che le donne hanno raggiunto e talvolta superato gli uomini in questo vizio, il carcinoma al pancreas è tra i cinque più frequenti tra le donne che hanno superato i 70 anni. I numeri sono in crescita anche perché è migliorato il sistema di diagnosi.

Gruppo San Donato

Il tumore al pancreas oggi è la quarta causa di morte per cancro in Europa (è molto aggressivo. Solo il 7% degli uomini e il 9% delle donne sopravvivono a 5 anni) e si ritiene che entro il 2020 supererà il cancro della mammella come seconda causa di morte per tumore.

Tumore al pancreas: ci sono persone più a rischio?

  • Generalmente questo carcinoma interessa in larga parte chi abbia tra i 50 e gli 80 anni, mentre è molto raro in chi abbia meno di 40 anni.
  • Chi fuma ha un rischio triplo rispetto a chi non fuma.
  • Anche la familiarità è un fattore di rischio importante. La presenza in famiglia di casi di tumore del pancreas o della mammella o del colon hanno un ruolo decisivo nel suo sviluppo.
  • Ci sono poi altri fattori di rischio come il diabete di tipo 2 e malattie genetiche rare, come la sindrome di von Hippel-Lindau.
  • L’alimentazione, come nella maggioranza dei tumori, gioca un ruolo importante. Una dieta ricca di grassi e proteine animali sembra essere collegata a un aumento di rischio. L’abuso di alcol ne favorisce l’insorgenza e anche bere troppi caffè sembra alzare il rischio, anche se non vi è certezza assoluta. È invece ampiamente dimostrato che l’obesità e il grasso viscerale alzino molto le probabilità di essere colpiti da questo tumore.
  • Bisogna stare attenti alle esposizioni professionali a solventi di uso industriale e agricolo e a derivati della lavorazione del petrolio.

Quali sono i sintomi del tumore al pancreas?

Questo tumore viene spesso definito un assassino silenzioso, perché nelle prime fasi non dà sintomi. Nei casi in cui si manifestano sono molto comuni ad altre malattie, come difficoltà a digerire e stanchezza. Ecco perché è complicato arrivare a una diagnosi precoce.

Quando il tumore ha già iniziato a diffondersi i sintomi più frequenti sono:

  • perdita di appetito e di peso,
  • ittero, con la tipica colorazione gialla della pelle e degli occhi,
  • dolore sempre più intenso nella parte superiore dell’addome o nella schiena,
  • debolezza,
  • nausea o vomito.
  • In una forbice tra il 10 e il 20% dei pazienti può comparire anche il diabete.

Michele Reni, oncologo dell’IRCCS San Raffaele di Milano e Responsabile Tumori del Pancreas, ci spiega quali sono i campanelli d’allarme da non sottovalutare.

Alcuni studi hanno collegato la parodontite, cioè l’infiammazione delle gengive, a un rischio più alto di sviluppare la malattia. In realtà servono nuove e approfondite ricerche per poter affermare che i batteri che causano questa infiammazione abbiano un ruolo anche nello sviluppare questo tipo di tumore.

Si può prevenire?

Purtroppo non tutte le cause del tumore al pancreas sono ancora note, quindi la prevenzione è complicata. Naturalmente non fumare è il primo passo, come seguire una dieta ricca di frutta e verdura e povera di grassi di origine animale e di alcolici.

Come si arriva alla diagnosi di tumore al pancreas?

Come si diceva, in assenza di sintomi specifici, è complicato arrivare a una diagnosi precoce. A volte questo succede perché si è sottoposti a un esame per un’altra malattia e per via incidentale si scopre di avere questo tumore. Quando il medico sospetta che ci sia un cancro al pancreas può decidere di sottoporre il paziente a una serie di esami:

  • la tomografia computerizzata o TAC riesce a identificare il tumore e l’eventuale diffusione ai dotti biliari, ai linfonodi o al fegato,
  • l’ecografia esterna e quella endoscopica possono essere altrettanto utili.

Se c’è ittero

Se il paziente mostra l’ittero, il medico deve capire se i dotti biliari siano liberi o chiusi. Gli esami a disposizione in questo caso sono tre:

  1. la colangiopancreatografia retrograda endoscopica (ERCP),
  2. colangiografia transepatica percutanea,
  3. la colangiorisonanza magnetica, che è la meno invasiva. Non permette però di fare contestualmente una biopsia per identificare eventuali cellule tumorali, come invece consentono le altre due colangiopancreatografie.

Il problema della diagnosi precoce

Come abbiamo già ripetuto diverse volte arrivare a una diagnosi precoce per questo tipo di tumore è davvero importante. Molti centri di ricerca sono al lavoro per trovare una procedura che sia più semplice, alla quale sottoporre le persone che sono a più alto rischio. Uno dei metodi che appare più promettente, anche se ancora in via di sperimentazione, è un semplice test della lingua che in futuro potrebbe dirci se stiamo sviluppando questo tipo di carcinoma.

Quali sono le terapie?

Al momento un paziente su cinque scopre di avere il cancro al pancreas, quando questo si trova ancora all’interno dell’organo. In questo caso si procede all’asportazione chirurgica. È un intervento importante che comporta l’assunzione di molti rischi e il tasso di mortalità può raggiungere anche il 10% di tutti i casi. Ci sono però anche possibilità di successo. È meglio rivolgersi nei centri specializzati in cui si eseguono molti di questi interventi chirurgici oncologici.

Tre tipi di intervento

Possono essere eseguiti vari interventi. Ecco quali.

  1. La duodenocefalopancreasectomia viene di solito svolta per via laparotomica, ovvero a cielo aperto. Il chirurgo effettua un’incisione da sotto lo sterno all’ombelico (mediana) oppure sotto l’ultima costola destra (sottocostale), attraverso la quale, dopo aver praticato una resezione tra la testa e il corpo del pancreas, asporta la testa (la parte destra) dell’organo stesso. Insieme con quest’ultima, è necessario rimuovere anche la prima parte dell’intestino (duodeno), la parte finale della via biliare (coledoco), la colecisti e parte dello stomaco. A questa fase demolitiva, segue quella ricostruttiva, durante la quale occorre ripristinare la continuità del transito alimentare, ricongiungendo segmenti di intestino con il pancreas residuo, lo stomaco e la via biliare principale.
  2. La pancreasectomia sinistra può essere svolta, nella maggior parte dei casi, con un approccio mininvasivo (in laparoscopia). Il chirurgo effettua tre o quattro fori nell’addome e una piccola incisione nel basso ventre, attraverso i quali, dopo aver praticato una resezione tra la testa e il corpo del pancreas, asporta il corpo e la coda (la parte sinistra) dell’organo. Per motivi oncologici, l’operazione comporta anche la rimozione della milza (splenectomia).
  3. La pancreasectomia totale è un intervento eseguito raramente e viene svolto per via laparotomica. Il chirurgo pratica, cioè, un’incisione attraverso la quale asporta tutto il pancreas, ma anche il duodeno, la via biliare, una parte dello stomaco e, in alcuni casi, la milza. Dopo la rimozione, occorre «ricongiungere» gli organi sezionati, collegando l’intestino alla via biliare residua e allo stomaco. Dal momento che viene asportato completamente il pancreas, in tutti i pazienti comparirà il diabete.

Anche dopo l’intervento può essere necessario sottoporsi a chemioterapia. A volte si decide di prescrivere al paziente la chemio prima dell’intervento chirurgico.

Al momento per i casi non operabili si procede con chemioterapia o radioterapia.

I farmaci biologici e l’immunoterapia

Alcuni farmaci biologici sono già usati nella terapia di alcuni sottotipi di cancro pancreatico. La ricerca scientifica sta sperimentando altri farmaci capaci di aumentare la risposta del sistema immunitario. È l’immunoterapia.  Anche in questo caso, però, i pazienti con tumore al pancreas sono più sfortunati, perché la relazione tra la patologia e il sistema immunitario è molto complessa. «Le cellule del tumore al pancreas sono completamente immerse in un tessuto che si chiama stroma, molto denso, che fa da barriera tra vasi sanguigni, vasi linfatici e cellule tumorali. Questa struttura rende difficile l’interazione tra cellule tumorali pancreatiche, sistema immunitario e arrivo dei farmaci chemioterapici al tumore». Alessandro Zerbi è responsabile Chirurgia del Pancreas Humanitas e docente Humanitas University.

In futuro ci cureremo con un vaccino contro il tumore al pancreas?

I ricercatori delll’ospedale Molinette di Torino hanno sviluppato un vaccino risultato efficace sugli animali. Siamo a livello ancora decisamente sperimentale, ma questa scoperta potrebbe cambiare radicalmente la cura di questa malattia che è tra le più mortali in assoluto. Se vuoi approfondire l’argomento, clicca qui.

In arrivo nuove terapie sperimentali

Uno studio internazionale che ha visto la collaborazione tra la Sapienza di Roma con altri centri di ricerca internazionali ha scoperto quella che è stata definita come una “potenziale strategia farmacologica adiuvante della terapia convenzionale del cancro pancreatico, basata sull’attivazione di uno specifico enzima coinvolto nel metabolismo del tumore”. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Gastroenterology.

I ricercatori hanno utilizzato una classe di sette enzimi, chiamati sirtuine, capaci di alterare le altre proteine per il loro ruolo nella “regolazione del metabolismo, del microambiente tumorale e della stabilità genomica delle cellule cancerose”. Tra queste la sirtuina 5 (SIRT5), collegata sia alla regolazione del metabolismo in generale sia, nello specifico, a quello implicato in differenti tipologie di tumore. Grazie a questo enzima si può limitare la crescita tumorale.

Tumore al pancreas e intelligenza artificiale

Si sta studiando molto anche l’introduzione nelle terapie dell’Intelligenza Artificiale per predire le complicanze post-operatorie di ciascun paziente sulla base dei dati clinici e degli esami di imaging pre-intervento, come la tomografia computerizzata. “Il nostro obiettivo è elaborare una capacità di predizione pre-operatoria superiore a quella attuale, in modo da poter valutare, per il singolo paziente, la probabilità di comparsa di complicanze e la loro gravità, e da mettere in atto provvedimenti per limitarle”. Giovanni Capretti è ricercatore e chirurgo generale specializzato in patologia pancreatico-duodenale presso l’Irccs.

 

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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