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La malattia di Sergio Marchionne
Ancora avvolte nel mistero le cause del decesso di Sergio Marchionne, avvenuto nella mattinata del 25 luglio all’Ospedale universitario di Zurigo, presso il quale era ricoverato dal 27 giugno scorso per sottoporsi a un intervento alla spalla destra. Su ciò che sia accaduto dopo l’ingresso dell’ex amministratore delegato di FCA nel nosocomio svizzero è ancora poco chiaro e intorno alle sue condizioni di salute si è subito alzato un muro di silenzio, voluto certamente dai familiari, in particolare dalla compagna Manuela e dai figli Alessio Giacomo e Jonathan Tyler, dai medici e dall’azienda stessa.
Non è stata smentita né confermata alcuna indiscrezione emersa nei giorni scorsi, tanto che gli organi di stampa hanno provato a ricostruire i fatti e – come spesso avviene in questi casi – a fare illazioni su patologie o eventuali complicanze post-operatorie che avrebbero portato il manager al coma irreversibile e poi alla morte.
L’ipotesi più credibile, avvalorata anche dalle parole dello storico legale di Gianni Agnelli, Franzo Grande Stevens, in una lettera al Corriere della Sera, è che l’ex numero uno di FCA-Chrysler potesse avere un tumore ai polmoni, che in alcuni rari casi si manifesta proprio con alcune problematiche a carico della spalla. Il fatto, poi, che Marchionne fosse un tabagista incallito («Conoscevo la sua incapacità di sottrarsi al fumo continuo delle sigarette» racconta l’avvocato) potrebbe essere un’ulteriore prova. Sì, perché il fumo è il principale fattore di rischio del carcinoma polmonare, come ci spiega George Cremona, Responsabile dell’Unità Funzionale di Pneumologia e Fisiopatologia respiratoria dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano nella nostra gallery.
Il 90% dei tumori al polmone
è causato dal fumo
«Il fumo di sigaretta è il fattore di rischio predominante del tumore al polmone, che è la prima causa di morte per neoplasia negli uomini e la seconda nelle donne» conferma Cremona. «Oggi, infatti, si può affermare con certezza che 9 casi su 10 siano correlati alla dipendenza da fumo e che il rischio di ammalarsi dipende anche dalla quantità di sigarette fumate e da quanto tempo lo si fa. È per questo che l’unica arma a nostra disposizione per prevenire il carcinoma polmonare è non fumare» ribadisce il primario.
Cosa può fare chi fuma
E invece chi fuma, o ha fumato in passato, cosa può fare per valutare la salute dei suoi polmoni? Esiste la spirometria, un test veloce, non invasivo e coperto dal Sistema Sanitario Nazionale, che consente di visionare il livello della funzione respiratoria globale, un’eventuale ostruzione delle vie aeree e la capacità dei polmoni di aprirsi correttamente. Questo esame può non solo portare alla diagnosi di asma e broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) ma anche predire il rischio di sviluppare un tumore polmonare.
Non esiste un programma di screening
coperto dal SSN
«Esistono procedure di screening alle quali sottoporre le persone a rischio, cioè fumatori o ex fumatori, per la diagnosi precoce del tumore. Attualmente però in Europa non sono coperte dal SSN. A oggi lo strumento più utilizzato in questa fase è la tac toracica a basso dosaggio di radiazioni, sulla cui efficacia negli ultimi cinque anni sono stati pubblicati numerosi studi». Clicca qui per scoprire quali controlli fare in ogni fascia d’età per prevenire altre tipologie di tumore.
Il limite di questi studi
«Tuttavia il limite riscontrato è che spesso questi esami di screening portano a dei falsi positivi e quindi a un alto numero di sovradiagnosi» avverte Cremona. «Può capitare, ad esempio, che alcuni noduli emersi durante queste procedure di imaging destino grande preoccupazione senza poi effettivamente avere una natura tumorale. Per questo è necessario che la ricerca continui a sviluppare soluzioni che riducano la quantità di risultati fasulli».
I sintomi arrivano tardi
«Fare una diagnosi precoce del tumore al polmone è difficile anche perché spesso la malattia si presenta in maniera asintomatica o con sintomi aspecifici» ricorda il primario. «Quando una persona inizia ad avere tosse, raucedine, perdita di peso, dolore toracico, catarro con sanguinamento o, più raramente, dolore alla spalla, spesso il tumore è già in una fase avanzata. Il ritardo nella diagnosi è anche dato dal fatto che questi segnali possono essere spia di molte altre patologie meno gravi. Generalmente, solo dopo una persistenza dei sintomi e l’inefficacia di cure intraprese in precedenza, lo specialista può prescrivere una radiografia e una tac del torace, anche se spesso sono necessarie indagini più invasive di tipo bioptico». Se vuoi scoprire quali sono i trattamenti disponibili per sconfiggere il tumore ai polmoni, clicca qui.
Chiara Caretoni
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