Focus a cura di Carlo Alberto Benech, dirigente medico di primo livello presso l’unità operativa di neurochirurgia del C.T.O. di Torino (puoi chiedergli un consulto qui).
L’encefalopatia traumatica cronica è una patologia neurologica a carattere neurodegenerativo diffusa tra coloro che praticano sport di contatto o che fanno lavori in cui si ricevono molti colpi alla testa.
CAUSE. Questa patologia è provocata da traumi cranici ripetuti nel tempo. Può insorgere anche molti anni dopo il ritiro dalla pratica sportiva o dal lavoro che l’ha causata, e peggiora col passare del tempo. Gli sportivi più a rischio, come racconta Will Smith a OK (leggi qui), sono quelli che praticano il football americano e il pugilato. Ma a questi possiamo aggiungere anche i giocatori di rugby o chi fa wrestling. Inoltre, sono a rischio anche i militari in missione, che spesso sono coinvolti in esplosioni, o le vittime di abusi per le continue percosse.
SINTOMI. Possiamo distinguere tre stadi della malattia, durante i quali i sintomi possono variare, passando da lievi a molto gravi.
Nel primo stadio i pazienti mostrano deficit dell’attenzione, disturbi di concentrazione, lieve perdita di memoria, sbalzi d’umore e piccoli disturbi affettivi, come aggressività e apatia.
Nel secondo stadio i pazienti iniziano a soffrire di vere e
proprie instabilità comportamentali, ovvero possono diventare ancora più aggressivi e depressi. Inoltre, appaiono più disorientati.
Nel terzo stadio, i pazienti presentano una forma grave di demenza, difficoltà a capire e parlare, tremori e addirittura paralisi delle espressioni facciali.
DIAGNOSI. L’unico modo per stabilire con certezza se determinati disturbi neurologici sono dovuti o meno a un’encefalopatia traumatica cronica è analizzare il tessuto cerebrale dopo la morte, durante un’autopsia. Non è, quindi, possibile arrivare a una diagnosi certa prima del decesso. Al massimo si possono fare ipotesi in base ai sintomi e alla storia del paziente.
PREVENZIONE. Questa patologia è al momento incurabile e non esistono trattamenti in grado di bloccarla o rallentarla. Sarebbe bene quindi fare più ricerca sull’argomento e, come ribadisce Will Smith, fare prevenzione migliorando le protezioni per la testa.
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