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Trapianto di polmone: chi lo può fare? Come funziona?

Nel mondo si effettuano oltre 3000 trapianti polmonari all’anno. In Italia nel 2017 sono stati 144 secondo i dati del ministero della Salute

Sono diverse le malattie che colpiscono i polmoni che possono portare a un trapianto. La più comune è la fibrosi cistica, patologia genetica presente quindi fin dalla nascita. Generalmente si eredita un gene difettoso da entrambi i genitori che sono portatori sani, senza saperlo del gene CFTR mutato. Nel nostro Paese ogni 25 persone c’è un portatore sano.

Queste patologie influenzano pesantemente la qualità della vita dei pazienti, che non possono spesso fare neanche le più semplici attività quotidiane, come vestirsi, salire una rampa di scala o farsi una doccia.

Gruppo San Donato

Malattie che possono portare a un trapianto di polmoni

Essenzialmente sono suddivise in tre gruppi:

  • Malattie polmonari restrittive. In questi casi il tessuto polmonare necessario alla respirazione è modificato, come avviene ad esempio con una fibrosi polmonare.
  • Malattie polmonari ostruttive. In questi casi le vie respiratorie si restringono, come avviene per un enfisema polmonare, della fibrosi cistica e di altre malattie polmonari con broncoectasia, che comporta la dilatazione patologica delle vie respiratorie.
  • Malattie polmonari vascolari, come per esempio l’ipertonia arterio-polmonare.

Quando non si può fare un trapianto polmonare

Non si può fare in caso di cancro ai polmoni o altre forme di cancro o nel caso di pazienti affetti da arteriosclerosi. Generalmente, queste malattie hanno già intaccato tutto il corpo e il trapianto non può fermare il decorso della malattia.

Il trapianto

Le tecniche di trapianto del polmone sono molto migliorate negli ultimi anni. Ormai si può scegliere se fare il trapianto di un solo polmone o di entrambi, mentre prima venivano trapiantati sempre tutti e due i polmoni insieme anche al cuore.

Ora è possibile anche la donazione da donatori viventi, come avviene già da parecchio tempo per altri organi. In questo caso due persone sane donano una piccola parte del loro polmone. Il lobo inferiore destro di un donatore e il lobo inferiore sinistro dell’altro vengono trapiantati nel torace del paziente. La donazione da vivente avviene generalmente per bambini o per giovani adulti.

Complicazioni

I pericoli principali arrivano dalla possibilità di rigetto e dalle infezioni. Il nemico principale è il rigetto cronico, che viene chiamato anche CLAD, acronimo dell’inglese Chronic Lung Allograft Dysfunction.

Sopravvivenza 

I tassi di sopravvivenza a un anno dal trapianto sono del 90 per cento. A cinque anni, il 70% dei pazienti è ancora in vita.

Cosa succede dopo il trapianto

Chi si è sottoposto al trapianto di polmoni dovrà seguire una terapia farmacologica per tutta la vita, in modo da abbassare il rischio di rigetto e di infezioni.

Ovviamente dovrà essere sottoposto a screening regolari nei centri di trapianto.

Cosa succede dopo il trapianto in caso di fibrosi cistica 

La fibrosi cistica altera le secrezioni di molti organi che, risultando più dense, disidratate e poco fluide, contribuiscono al loro danneggiamento. A subire la maggiore compromissione sono i bronchi e i polmoni: al loro interno il muco tende a ristagnare, generando infezione e infiammazione. Queste, nel tempo, tendono a portare all’insufficienza respiratoria.

I polmoni trapiantati hanno la mucosa sana, ma questo non avviene in tutte le vie respiratorie. Due settimane dopo il trapianto, si procede all’asportazione delle mucosi nelle fossa nasali. Il collegamento diretto tra fosse nasali e polmoni permette ai batteri di insediarsi nella mucosa e raggiungere i bronchi, provocando un’infezione polmonare da pseudonomas. L’infezione viene favorita dalla debolezza del sistema immunitario, dovuta ai farmaci antirigetto. Per evitare complicazioni di questo tipo dopo il trapianto, i pazienti devono seguire una terapia di inalazioni con antibiotici, e devono eseguire risciacqui del naso con soluzioni di cloruro di sodio.

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