«Chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli». La Corte Costituzionale ha stabilito come non sia punibile chi a determinate condizioni, aiuta una persona a morire.
Insomma, è lecito l’aiuto al suicidio nei casi come quelli del Dj Fabo, ma ci sono diversi paletti. Innanzitutto il rispetto delle modalità previste dalla normativa sul consenso informato, sulle cure palliative e sulla sedazione profonda continua (articoli 1 e 2 della legge 219/2017) e alla verifica sia delle condizioni richieste che delle modalità di esecuzione da parte di una struttura pubblica del Ssn, sentito il parere del comitato etico territorialmente competente. Ora sarà il Parlamento che dovrà decidere. Molta ancora la confusione sui termini.
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Eutanasia
L’eutanasia avviene quando il medico procura anticipatamente la morte di un paziente su richiesta del paziente stesso. L’eutanasia è vietata praticamente in tutta Europa, tranne che in Spagna, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo.
Cosa dice la legge spagnola
La legge entrerà in vigore fra tre mesi. L’eutanasia potrà essere richiesta da persone colpiti da una malattia “grave e incurabile” o da una patologia “grave, cronica e disabilitante”, che provochino “una sofferenza insopportabile”.
Il procedimento per dare il via libera all’aiuto a morire durerà circa cinque settimane. Il paziente dovrà esprimere il proprio consenso in quattro occasioni ed almeno due medici estranei al caso dovranno autorizzarne la richiesta. È prevista l’obiezione di coscienza per i sanitari chiamati in causa.
Eutanasia per i minori
Belgio e Paesi Bassi sono anche gli unici che l’hanno autorizzata sui minori di 18 anni. Nei Paesi Bassi, però, è ammessa solo per i neonati e i maggiori di 12 anni (nel giugno 2015 l’associazione dei pediatri olandesi ha chiesto di rimuovere il limite, ma ancora non c’è stata alcuna modifica in questo senso).
Suicidio assistito
Da non confondere con l’eutanasia, nel suicidio assistito il paziente beve autonomamente un cocktail di farmaci che lo porteranno alla morte in una struttura dedicata a questa pratica. Vietato in Italia e in molti altri Paesi europei, è permesso in Svizzera e ora in Spagna, dove molti malati terminali, anche centinaia di italiani, vengono accompagnati dai parenti per morire volontariamente e senza dolore. Per ottenere il suicidio assistito si devono presentare cartelle cliniche che attestino la fase terminale della malattia. Tra i Paesi più severi nel punire qualunque forma di assistenza al suicidio ci sono l’Irlanda, che ha pene fino a 14 anni, la Grecia e la Romania, che le hanno di 7 anni. In Italia si rischiano fino a 12 anni di reclusione.
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Il fine vita
Testamento biologico (biotestamento o DAT), accanimento terapeutico, sedazione profonda, rinuncia alle cure, eutanasia, suicidio assistito. Tutti questi termini popolano da anni i dibattitti e le discussioni sul fine vita e su come rispettare al meglio le volontà di un paziente. Argomenti di grande attualità in Italia e in tutto il mondo. Spesso, però, queste parole possono essere confuse e messe tutte all’interno dello stesso “calderone”. Di seguito, vi spieghiamo le differenze tra i vari termini e dove in Europa è legale il testamento biologico, l’eutanasia o il suicidio assistito. Insieme all’Irlanda, l’Italia è uno dei Paesi europei più “sprovvisti” in materia.
Testamento biologico
Quasi tutti i Paesi europei hanno una legge sul testamento biologico: Francia, Spagna, Regno Unito, Germania, Svezia, Norvegia, Finlandia e Portogallo. Ognuna ha sfumature diverse, ma la sostanza è la stessa: un testamento biologico permette al cittadino di dichiarare, in un momento in cui è ancora capace di intendere e di volere, quali trattamenti sanitari intenderà accettare, rifiutare o interrompere nel momento in cui si troverà in una situazione di incapacità mentale, disabilità, malattia che costringa a trattamenti permanenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una sia pur minima vita di relazione. Nel testamento biologico il paziente può indicare una persona di sua fiducia che eventualmente ne farà le veci e gestirà le relazioni con i medici.
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Accanimento terapeutico
Si parla di accanimento terapeutico quando c’è un’ostinazione nell’impartire trattamenti sanitari, che risultano sproporzionati per le condizioni del paziente e in relazione all’obiettivo terapeutico (che non può mai essere una decisione univoca del medico, ma deve sempre essere concordato con la persona malata). Il termine accanimento terapeutico è utilizzato quasi esclusivamente in Italia, mentre negli altri Paesi si usa il termine di terapie futili o inutili.
Qual è il limite tra la cura e l’abuso della cura?
La definizione è chiara, ma nella pratica non è così facile riconoscere l’accanimento terapeutico. Non esiste infatti una legge che chiarisca qual sia il limite tra la cura e l’abuso della cura. È proprio in questo punto che si inserisce il rischio di non rispettare il paziente e le sue volontà.
Sedazione profonda
La sedazione profonda è una pratica della medicina palliativa, che, secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della sanità, si occupa dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti terapeutici specifici e che quindi è terminale. La sedazione profonda consiste nel somministrare al paziente, su sua richiesta, farmaci che ne annullino progressivamente la coscienza, allo scopo di alleviarne i sintomi fisici e psichici in vista della morte. È ciò che chiedono spesso i malati terminali.
Rinuncia alle cure
La rinuncia alle cure consiste nel rifiuto delle terapie da parte del malato e la sospensione di queste da parte del medico. In Italia è un diritto sancito dall’articolo 32 della Costituzione: in ogni momento il paziente può ottenere la sospensione dei trattamenti medici, in qualunque fase della malattia. Il problema nasce quando il paziente non è autonomo o in grado di manifestare le sue volontà: proprio per questo si discute da anni sulla necessità di una legge sul testamento biologico, che faccia quindi valere il desiderio, o meno, del paziente di sospendere le cure in un’eventuale situazione di incoscienza o disabilità mentale.
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La nutrizione e l’idratrazione sono cure mediche?
Anche se è possibile rinunciare alle cure, in Italia c’è un dibattito aperto sulla definizione di nutrizione e idratazione artificiale. C’è chi le ritiene terapie mediche, a cui quindi si può rinunciare secondo la legge, e c’è chi le definisce sostegni vitali, quindi impossibili da sospendere.
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