Cosa sono le terapie geniche e per quali malattie si possono utilizzare al momento attuale? Andiamo per ordine. Queste terapie rappresentano una delle più promettenti innovazioni nel campo della medicina, poiché mirano direttamente ai geni difettosi, sostituendoli con versioni sane.
Questi trattamenti, inizialmente utilizzati per malattie rare, stanno trovando applicazione anche per patologie comuni come il cancro. In Europa, sono già stati approvati circa venti farmaci di questo tipo, ma l’accessibilità rimane un problema significativo.
In questo articolo
Cos’è una terapia genica?
Se un componente di un’automobile è difettoso, lo si sostituisce per ripristinarne il corretto funzionamento. Analogamente, le terapie geniche agiscono sostituendo i geni mal funzionanti con quelli sani, correggendo alla radice la causa di molte malattie.
Un esempio eclatante è quello di un bambino nato sordo che ha riacquistato l’udito grazie a una terapia genica eseguita a Philadelphia, o il caso di una neonata italiana affetta da atrofia muscolare spinale (SMA), che ha evitato i sintomi della malattia grazie a un’infusione somministrata a poche settimane dalla nascita.
Come funziona la terapia genica?
Le terapie geniche operano direttamente sul DNA, intervenendo in modo preciso. Un gene mal funzionante viene eliminato e sostituito con uno sano, attraverso una tecnica di “taglia e cuci” molecolare. Questo approccio avanzato solleva preoccupazioni etiche, poiché ricorda scenari distopici come quelli descritti da Aldous Huxley in Il mondo nuovo. Tuttavia, oggi, gli scienziati usano queste tecniche per uno scopo nobile: curare le malattie genetiche.
Le terapie geniche sono utilizzate soprattutto per malattie rare, ma negli ultimi anni si sono diffuse anche per malattie comuni, come il cancro. Un esempio sono le terapie Car-T, utilizzate per trattare pazienti affetti da tumori del sangue. Ogni anno, nuove terapie geniche vengono approvate, con meccanismi d’azione sempre più sofisticati.
Terapie approvate e accessibilità
Uno dei più recenti sviluppi nel campo della terapia genica riguarda l’exagamglogene autotemcel, meglio conosciuto come exa-cel, utilizzato per trattare pazienti con anemia falciforme o beta talassemia. Queste malattie derivano da difetti nei geni che producono l’emoglobina, la proteina responsabile del trasporto di ossigeno nel sangue.
La terapia agisce risvegliando il gene dell’emoglobina fetale, che nei neonati è attivo ma negli adulti dormiente. Le cellule staminali del paziente vengono prelevate, modificate geneticamente e reintrodotte nell’organismo, consentendo la produzione di globuli rossi sani.
Innovazioni nelle cure
Le terapie geniche possono essere somministrate ex vivo o in vivo. Nel primo caso, le cellule del paziente vengono modificate fuori dal corpo e poi reinfuse, come avviene per le patologie ematologiche. Nel caso di organi come cervello o cuore, la terapia viene somministrata direttamente nell’organismo, come nel caso del bambino che ha riacquistato l’udito grazie all’iniezione di un gene funzionante nell’orecchio.
Sfide e prospettive future
Le terapie geniche, però, hanno costi elevati e richiedono processi regolatori complessi. Questo rende difficile la loro accessibilità, soprattutto per i pazienti affetti da malattie rare. Molte terapie sono disponibili solo in pochi centri specializzati, come il caso di Strimvelis, un trattamento per l’immunodeficienza severa disponibile solo al San Raffaele di Milano. L’accessibilità è un tema cruciale, e gli sforzi per rendere queste terapie più disponibili stanno crescendo.
Il parere dell’esperto
Abbiamo contattato telefonicamente Maria Ester Bernardo, ricercatrice del San Raffaele Telethon Institute for Gene Therapy (SR-Tiget), un centro di ricerca che sviluppa terapie geniche.
La terapia genica dev’essere personalizzata?
«La terapia che confezioniamo per un paziente è unica e non può essere usata in un altro paziente. Per questo preparare terapie geniche è molto costoso e il processo regolatorio (tutte quelle verifiche e quei test che portano all’approvazione del farmaco) è più complesso rispetto a quello dei farmaci a larga distribuzione come gli antibiotici o gli antidolorifici. A ciò si aggiunge il fatto che in molti casi le terapie curano malattie rare, vengono quindi prodotte per pochi pazienti e il ritorno economico per le aziende che le produce, almeno quello iniziale, può non essere sufficiente a coprire i costi».
Per questo motivo diverse terapie geniche approvate in Europa dopo alcuni mesi o anni dalla messa in commercio sono state ritirate. Un farmaco prodotto da SR-Tiget, ad esempio, ha rischiato questa sorte, ma è stato salvato dalla Fondazione Telethon: si tratta di Strimvelis, un trattamento per i pazienti con un’immunodeficienza severa (chiamata Ada-Scid) in cui le cellule del sistema immunitario (i linfociti T e i linfociti B), che hanno il compito di difendere l’organismo da virus e batteri, non funzionano correttamente.
Qual è la sua posizione?
In Europa stiamo cercando soluzioni per rendere questi medicinali più accessibili e sostenibili. Riuscirci è particolarmente importante perché in molti casi le terapie geniche sono l’unica opzione terapeutica per pazienti che altrimenti non avrebbero nessun altro modo per curarsi.
Considerazioni etiche
La manipolazione del DNA solleva importanti questioni etiche. Nel 2018, lo scienziato cinese He Jiankui ha suscitato scalpore annunciando di aver modificato geneticamente due embrioni umani per renderli resistenti all’HIV. Questo esperimento non autorizzato ha portato a un intenso dibattito sull’uso etico delle terapie geniche. Eventi come questo sottolineano l’importanza di stabilire regole chiare per garantire che l’innovazione scientifica venga utilizzata in modo responsabile.
Testo di Camilla De Fazio