Tra gli osservati speciali in questa ondata di calore italiana senza (o quasi) precedenti ci sono anche le persone con patologie cardiovascolari. Con le temperature record che imperversano sull’intera penisola da giorni è più che mai necessario prevenire i possibili danni a carico del cuore, specialmente nei pazienti con malattie già conclamate e nei soggetti particolarmente a rischio.
«Stile di vita, alimentazione, esposizione al sole devono adeguarsi a una situazione in cui, rispetto agli scorsi decenni, la forza dei raggi ultravioletti è maggiore, il caldo e l’umidità sono aumentati e questi fenomeni possono avere effetti molto nocivi sul nostro organismo, a partire dall’ambito cardiovascolare, sia per chi assume farmaci sia per chi non li assume», interviene Massimo Volpe, Presidente della Società Italiana per la Prevenzione Cardiovascolare – SIPREC. A tal proposito la SIPREC ha redatto un decalogo di buoni comportamenti da adottare in questo periodo, vediamolo insieme.
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Non passare rapidamente dal caldo al freddo
Anzitutto, la risposta alle temperature elevate è la vasodilatazione, ossia la dilatazione delle arterie che promuove la riduzione della pressione arteriosa e la sudorazione con perdita di liquidi ed elettroliti. Questo può causare improvvisi fenomeni ipotensivi, collegati alla bassa pressione, e determinare stati lipotimici, forte astenia, in qualche caso vere e proprie sincopi.
Per evitare questo processo, occorre idratarsi bene e frequentemente e cercare di non esporsi eccessivamente al caldo. Questi principi valgono soprattutto al mare: passare rapidamente dal caldo al freddo del mare (o da ambienti caldi ad ambienti condizionati freddi) può comportare un repentino passaggio dalla vasodilatazione alla vasocostrizione, determinando conseguenze pericolose, sia nei pazienti cardiopatici che in quelli sani.
Occhio a fare sport con il caldo
La seconda precauzione è limitare l’esercizio fisico nelle ore più calde. La pratica dello sport deve essere compatibile con condizioni climatiche più sicure.
Sì alle mascherine ma attenzione agli sforzi
Dallo scoppio della pandemia si pone un problema in più, legato al necessario impiego delle mascherine, ancora raccomandato in ambienti chiusi e affollati. Con un grande caldo e un’elevata sudorazione, le mascherine possono accentuare problemi di respirazione ed esporre maggiormente in pazienti cardiopatici a crisi respiratorie o lipotimie, a causa di un ridotto apporto di sangue ossigenato al cervello, del calo della pressione e dell’ossigenazione ridotta in ambienti umidi e affollati. Ciò non implica un abbandono dell’uso della mascherina, ma una maggiore consapevolezza delle limitazioni soprattutto legate ad un aumentato impegno fisico (scale, stazione eretta prolungata, etc.) per i pazienti cardiopatici.
Chi prende farmaci anti-ipertensivi può sentire il medico per ridurre il dosaggio
E chi prende farmaci anti-ipertensivi? Rispettando l’aderenza alle prescrizioni del medico e consultandolo specificamente, è possibile applicare degli aggiustamenti posologici, riducendo il dosaggio e, in alcuni casi, se i valori pressori sono troppo bassi, interrompendo saltuariamente ed in modo controllato la somministrazione. Queste variazioni sono sempre da concordare con il proprio medico ed implicano automaticamente la necessità di misurare la pressione più frequentemente.
Chi prende farmaci diuretici può chiedere una rimodulazione della terapia
La seconda categoria di pazienti che richiedono maggiore attenzione sono coloro che fanno uso di diuretici. A causa della perdita di liquidi e di sali dovuta alla sudorazione, molto frequente nei soggetti con ipertensione e scompenso cardiaco, si rischia di incorrere in disidratazione e perdita di elettroliti, rendendo opportuna una rimodulazione della terapia con i diuretici o comunque una supplementazione idro-elettrica.
Fare il pieno di elettroliti
A prescindere dalle terapie a cui si è sottoposti, chiunque deve assumere adeguate quantità di elettroliti. Un’alimentazione a base di frutti e verdure che contengano potassio, calcio, magnesio è fondamentale per fornire all’organismo gli ioni necessari per la salute dell’apparato cardiovascolare.
In montagna non andare oltre 1000-1200 metri
Un’altra raccomandazione riguarda la montagna, che nei soggetti cardiopatici determina una riduzione dell’ossigenazione del sangue. Un’eventuale vacanza montana deve essere affrontata con parametri che garantiscano delle precauzioni: arrivare a un’altitudine di non oltre 1000-1200 metri; andare in progressione, con una sosta di qualche ora ogni 500-600 metri; evitare attività fisica nei primi giorni per permettere al sistema emopoietico e a quello circolatorio di adattarsi all’altitudine.
Seguire un’alimentazione “colorata”
L’alimentazione, in ogni soggetto e in ogni contesto, deve caratterizzarsi per essere leggera e “colorata”, ossia con una quantità significativa di frutta e verdura, che consentono anche una digestione più veloce. Serve una costante idratazione, che può essere integrata con bevande con un contenuto più elevato di ioni, come spremute d’arancia e succhi di frutta, che permettono di avere liquidi, carboidrati e potassio.
Non interrompere le cure
Si deve rispettare l’aderenza terapeutica e disporre delle adeguate prescrizioni anche nel periodo estivo.
Non andare in vacanza in luoghi isolati
Per i pazienti cardiopatici, si devono limitare temporaneamente i periodi di soggiorno in luoghi troppo isolati e lontani da presidi sanitari.