Salute

Tatuaggi e nei: istruzioni per l’uso

Niente pigmenti scuri in prossimità dei nei. Controlli regolari per la diagnosi precoce. Protezione altissima dai raggi ultravioletti

Il disegno lo aveva scelto da tempo. Un’immagine simbolica, in grado di comunicare il terrore, la sofferenza, la solitudine che travolgono l’uomo moderno. Così, nel novembre del 2009, Massimo Amodio varcò la soglia del negozio di tatuaggi per farsi incidere su un braccio L’urlo. Il celebre dipinto dell’artista norvegese Edvard Munch. Durante la procedura, il tatuatore aveva rilevato una piccola imperfezione sulla pelle e gli aveva proposto di occultarla sotto l’inchiostro. Lui aveva risposto di no. Una saggia decisione. Che, anni dopo, si rivelò anche la sua salvezza. Perché proprio lì, su quel neo, si sviluppò un melanoma. Un tumore maligno originato dalla moltiplicazione incontrollata di alcune cellule cutanee (melanociti) che contengono il pigmento responsabile della colorazione della pelle (melanina). Nel 2020, quando l’uomo si sottopose a una visita dermatologica di controllo, lo specialista riuscì a identificare con facilità la lesione e ad asportarla tempestivamente con il bisturi. 

Tatuaggi: perché sono rischiosi sui nei

Una storia a lieto fine, questa, dalla quale è possibile ricavare un’importante indicazione. Che non va disattesa, come ribadisce Ignazio Stanganelli, direttore del Centro di oncologia dermatologica dell’IRCCS Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio dei Tumori, professore associato all’Università di Parma e presidente dell’Intergruppo Melanoma Italiano. «Sui nei non vanno mai effettuati tatuaggi. Tra gli uni e gli altri occorre mantenere almeno un centimetro di distanza. Solo così è possibile individuare precocemente eventuali mutazioni. E intervenire prima che sia troppo tardi. È una questione di vita o di morte». 

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A finire nel mirino soprattutto i colori e le dimensioni del tattoo. «I danni maggiori derivano dall’inchiostro nero, che nasconde completamente i nei. E dai disegni che coprono ampie porzioni di pelle, rendendo più difficile l’individuazione di un neo a rischio», mette in guardia il dermatologo.

Falsi positivi

Con i tatuaggi si rischia poi di incorrere in un ulteriore problema, che vengano cioè identificati come possibili melanomi nei che in realtà non lo sono (falsi positivi). «Proprio perché la presenza dei pigmenti non consente di studiare correttamente i nei, a volte non è possibile stabilire a priori se si tratta di una lesione benigna o maligna. E nel dubbio, il medico è sempre costretto ad asportare il neo sospetto», chiarisce lo specialista. 

Tatuaggi e nei: chi dovrebbe evitarli

Se nella maggioranza dei casi il tatuaggio si può comunque effettuare senza particolari patemi, a patto di essere molto prudenti, in alcuni casi è decisamente meglio evitarlo. Se si hanno tanti nei fin da giovani ed è, quindi, probabile che se ne sviluppino altri da adulti. Nel caso si sia già andati incontro a un tumore cutaneo. E se un famigliare ha manifestato la malattia. «Io sono un esempio di tutto questo», racconta Massimo Amodio. «Nonostante abbia la carnagione chiara con tanti nei e nella mia famiglia ci sia anche stato un caso di melanoma, al tatuaggio non ho saputo rinunciare. Oggi, però, non lo rifarei».

Non sempre il melanoma si sviluppa dal neo

Ma basta evitare di sovrapporre un tattoo a un neo per mettersi al riparo da diagnosi tardive? Purtroppo no. «A volte il melanoma non si sviluppa a partire da un neo preesistente. Ma compare sulla cute che non presentava alcun segno», spiega Giuseppe Scarcella, responsabile nazionale del dipartimento High tech strumentale dell’International-Italian Society of Plastic-Regenerative and Oncologic Dermatology (ISPLAD). «Se ciò avviene in una zona tatuata, può essere difficile individuare la nuova lesione. Anche per questo è, comunque, raccomandabile, in presenza di tatuaggi, effettuare visite di controllo dal dermatologo una volta all’anno». 

Tatuaggi e nei: crema e stick solari

Per preservare la salute della pelle, ma anche per non rovinare il disegno, è inoltre fondamentale proteggere i tattoo dai raggi del sole. «Durante l’esposizione, chi ha tatuaggi estesi deve optare per creme con Spf 50 contenenti plusolina, un mix di oli vegetali (di crusca di riso, di cotone, di karanja) e vitamina E», consiglia Antonino Di Pietro, fondatore e direttore scientifico dell’Istituto Dermoclinico Vita Cutis di Milano. «Chi ha, invece, tatuaggi più piccoli può usare gli appositi stick solari. In ogni caso, l’applicazione va rinnovata ogni due ore e dopo ogni doccia o bagno in mare. Va, comunque, evitata l’esposizione di un tatuaggio realizzato da meno di un mese. Visto che si tratta di una vera e propria ferita cutanea, che si rimargina progressivamente». 

Tatuaggi: prima un controllo dal dermatologo

Proprio per salvaguardare la salute della pelle tatuata, nell’istituto fondato da Di Pietro, è nato, nel 2018, il primo ambulatorio Tatuaggio Sicuro. Qui dermatologi, con una visita accurata e con l’impiego di speciali dermatoscopi, riescono a visualizzare i melanomi anche sotto i tattoo. I disegni sulla pelle, oltre a ritardare la diagnosi del temibile tumore, possono essere anche responsabili di altri danni.

Il 3,3% delle persone tatuate ha, infatti, manifestato una complicanza in seguito all’esecuzione del disegno. Soprattutto in presenza di inchiostri rossi e gialli. Tra le più comuni, si annoverano dolore (39,3% dei casi), granulomi (27,7%), eczema e prurito (26,7%), allergie (17,5%). Tutte situazioni in cui è d’obbligo rivolgersi a uno specialista, l’unico in grado di identificare il problema e di proporre la terapia appropriata. 

Controlli dopo avere eseguito il tattoo, dunque, ma anche prima, come raccomanda Di Pietro. «Chi ha intenzione di sottoporsi a un tatuaggio dovrebbe sempre effettuare una visita dermatologica per escludere eventuali controindicazioni. Per esempio alcune malattie della pelle». 

Tatuaggi: per i pentiti c’è il laser

E se, dopo avere ceduto al fascino di questa antica arte, ci si pente? Per fortuna il rimedio c’è. «Oggi i tatuaggi possono essere rimossi con un apposito laser. Colpisce i pigmenti e li riduce in minuscole particelle, che vengono poi eliminate dai macrofagi. Le cellule spazzino del nostro organismo», rende noto il fondatore di Vita Cutis.

Attenzione, però, perché un tattoo non si cancella certo con un colpo di spugna e i risultati ottenibili con questa metodica dipendono da vari fattori. «Il colore, innanzitutto. Gli inchiostri scuri, come il nero o il blu, vengono identificati più agevolmente dal laser e, quindi, sono più facili da eliminare rispetto a quelli chiari, come giallo, azzurro, verde», specifica Di Pietro. «Poi la profondità. Più un tatuaggio è profondo e ricco di inchiostro più sarà difficile cancellarlo. Da ultimo, l’estensione. Se il disegno è molto ampio ci vorrà più tempo per la completa rimozione».

Il laser si può usare anche sui nei?

Occorre infine ricordare che il trattamento non può essere eseguito sui nei. Quindi o questi ultimi vengono rimossi chirurgicamente prima di effettuare il laser, oppure occorre lasciare un contorno tatuato di circa tre millimetri attorno al neo. Il che, in alcuni casi, può comportare un residuo di tattoo anche di un centimetro quadrato.

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