A Sabrina Nuccilli, 35 anni, impiegata di Milano, dopo la gravidanza si era formato un buco tra lo sterno e l’ombelico. Gli organi interni erano visibili come attraverso il vetro di un oblò e le anse intestinali erano trattenute a stento dalla pelle. Un delicato intervento chirurgico ha risolto tutto. Ecco la sua testimonianza per OK La salute prima di tutto.
«Noi mamme sappiamo bene che meravigliosa avventura è la gravidanza. Come creta tra le mani di uno scultore, il nostro corpo viene plasmato dalla Natura con un solo obiettivo: garantire spazio e nutrimento al nuovo ospite.
“Sì, è una mirabile metamorfosi, la gravidanza”, mi disse il professor Giampiero Campanelli (puoi chiedergli un consulto), direttore della chirurgia generale II all’ospedale Multimedica di Castellanza (Varese) e ordinario di chirurgia generale all’Università dell’Insubria di Varese. “Che però può lasciare qualche piccolo strascico fisico”, continuò. Mi sfilai la camicetta e chiesi: “Piccolo, professore? Guardi qui”. Da quando avevo dato alla luce due splendidi bambini mi si era formata una specie di fossato tra l’estremità inferiore dello sterno e l’ombelico.
Avete presente i muscoli retti addominali? Sono quelle due colonne muscolari che – come dicono i medici – contribuiscono a formare la parte mediana anteriore della parete dell’addome. Ebbene, queste due travi, anziché decorrere parallelamente, nella mia pancia risultavano distanziate, creando un buco. Un buco dal quale emergeva la matassa delle anse intestinali, trattenuta soltanto dallo strato sottile di pelle.
Il professor Campanelli non trattenne il suo stupore. In pratica gli era possibile spiare i miei organi interni come attraverso il vetro di un oblò. Sbottai: “Mi dica lei, professore: come posso indossare un costume da bagno in queste maledette condizioni, senza contare i dolori addominali che ogni giorno mi affliggono?”.
Il medico constatò che a complicare le cose c’era pure un’ernia ombelicale. Una presenza insidiosa: significava che le anse intestinali, incuneandosi nell’orifizio dell’ombelico, potevano subire uno strozzamento.
Dissi che soffrivo di stitichezza e difficoltà nella digestione. Il professore parlò chiaro. La mia diastasi dei muscoli retti addominali (si chiama così in termini tecnici) era cronica, irreversibile e di grado elevatissimo. “Solo il bisturi può ripristinare una corretta impalcatura addominale”, disse. “È pronta per un intervento?”. Risposi di sì e scoppiai in lacrime.
Il mese successivo ero sotto i ferri. Secondo quello che mi è stato raccontato, mi hanno praticato un’incisione cutanea di 20 centimetri orizzontalmente sopra il pube. Da qui hanno scavato un tunnel sottocutaneo, su fino allo sterno. Con una particolare tecnica, che tira in alto la superficie cutanea, sono riusciti a ricavare tutto lo spazio necessario per manovrare all’interno gli strumenti chirurgici. Così hanno aperto la cavità addominale, riposizionato i visceri, ricostruito la parete muscolare, col rinforzo di una protesi, e chiuso quella dannata breccia.
Il tutto in poco più di tre ore e senza incidere la pancia, dato che l’incisione di accesso ha lasciato una cicatrice praticamente invisibile perché resta coperta dagli slip.
Adesso mi godo i miei pargoli senza più nuvole nere sulla testa. Assaporo il gusto della maternità e della femminilità ritrovata».
Sabrina Nuccilli – OK La salute prima di tutto
Ultimo aggiornamento: 7 gennaio 2010