Salute

Sordità improvvisa e Covid: c’è un legame?

Alcuni casi sono dovuti a infezioni da coronavirus. I rimedi? Farmaci e ossigenoterapia

Scoppia come un temporale inaspettato in una serena giornata d’estate. I suoni, in un lampo, diventano ovattati, quasi o del tutto impercettibili. Se la sensazione di orecchio tappato non passa spontaneamente potrebbe trattarsi di sordità improvvisa. O ipoacusia neurosensoriale improvvisa. Si stima che si verifichino 15mila episodi l’anno. Con un’incidenza di dieci persone su centomila, in prevalenza tra i 50 e i 60 anni. Ma può insorgere a tutte le età. Nel 98% dei casi coinvolge solo un orecchio.  

Sordità improvvisa: dal medico entro 24 ore

«Molte persone indugiano, sperando che la fastidiosa sensazione di orecchio chiuso si risolva da sé. E che tutto torni alla normalità. Ma aspettare, in questi casi, potrebbe comportare la perdita permanente dell’udito», premette Pier Paolo Cavazzuti, otorinolaringoiatra presso l’Ospedale Maggiore di Bologna.

Gruppo San Donato

«Una visita specialistica, possibilmente entro le 24 ore dall’episodio, è indispensabile per stabilire se il problema è di lieve entità. Come per esempio un tappo di cerume o un accumulo di catarro. Oppure se è più serio».

Gli esami da fare

«Si inizia con due indagini di primo livello. Il test audiometrico tonale e l’impedenzometria. Se il calo dell’udito è di almeno 30 decibel su tre frequenze contigue, manifestatosi entro le 72 ore, si tratta di ipoacusia neurosensoriale improvvisa. A seguire, si approfondisce con un esame di secondo livello, chiamato ABR. Per verificare se a generarla è una patologia nascosta fino a quel momento».  

Le cause della sordità improvvisa

Idiopatica

A originare la sordità è un danno alla componente neurosensoriale. Ovvero il nervo acustico o la coclea, cioè le strutture che traducono i suoni in un linguaggio comprensibile al cervello. «La causa, nel 90% dei casi, è idiopatica, vale a dire che non è conosciuta», spiega lo specialista. «Potrebbe verificarsi a seguito di uno stress ossidativo del labirinto. Dove il più delle volte vi è un problema vascolare che altera la delicata microcircolazione dell’orecchio».

Infezione da virus

Ma la sordità improvvisa può dipendere anche da un’infezione provocata da un virus. Come quello dell’herpes, o il famigerato Sars-CoV2. «Se la disseminazione nel sangue del coronavirus supera le barriere estremamente selettive della microcircolazione labirintica, può determinarsi un’infezione. Come una neurite o una neurolabirintite, che causa perdita dell’udito», precisa Cavazzuti.

«Da uno studio multicentrico italiano del 2020, che ha coinvolto 25 strutture ospedaliere durante il periodo del lockdown, è emerso che sordità improvvisa, vertigini in chi ha avuto l’infezione da Covid si sono presentati in alcuni casi».

Trauma acustico

Inoltre, tra le cause di ipoacusia neurosensoriale improvvisa secondaria possono rientrare i traumi acustici. Uno scoppio, una tromba da stadio suonata troppo vicino all’orecchio, i barotraumi, cioè variazioni repentine di pressione ambientale, come accade nelle immersioni subacquee o mentre si atterra o si decolla in aereo».

Manifestazione di patologie

«Infine, la sordità improvvisa potrebbe essere anche manifestazione di alcune patologie, come la sclerosi multipla, il neurinoma dell’acustico (un tumore benigno dell’ottavo nervo cranico, che cresce tra il tronco encefalico e il cervelletto). E, se si presenta in modo fluttuante, accompagnata da acufeni e vertigini, la malattia di Menière».

Curare la sordità improvvisa

Come si interviene? «La tempestività è fondamentale per tentare di recuperare l’udito», sottolinea l’otorino. «Buone percentuali di successo si hanno quando si intraprendono le terapie entro le due settimane dall’esordio. Passato questo periodo si può ancora intervenire. Ma in tal caso è molto probabile mettere in conto una perdita parziale dell’udito».

Cortisone

Il trattamento d’elezione consiste in cortisone e ossigenoterapia iperbarica. Come indicato dalle linee guida dell’American Academy of Otolaryngology. «Il cortisone abbassa la risposta immunitaria impedendo ulteriori danni, funge da antiedemigeno», spiega Cavazzuti. «Può essere somministrato per via orale, a pieno dosaggio nei primi tre-quattro giorni per poi scalarne la dose gradualmente. Siccome può causare l’aumento della pressione sanguigna, il peggioramento del diabete o del glaucoma, a volte può essere iniettato per via intratimpanica». 

Ossigenoterapia iperbarica

L’ossigenoterapia iperbarica consiste nella respirazione di ossigeno puro in ambiente a pressione più alta di quella atmosferica. Permettendone la dissoluzione nel sangue per raggiungere concentrazioni con effetto farmacologico. «Contrasta l’infiammazione, stimola il sistema antiossidante endogeno ostacolando il danno da radicali liberi, favorisce la formazione di nuovi vasi capillari e la riparazione dei tessuti», spiega Ferruccio Di Donato, direttore sanitario del Centro iperbarico di Bologna.

«Entrati nella camera iperbarica, si indossa una maschera oronasale e dopo sei minuti si inizia a respirare ossigeno puro al 100%, in un ambiente portato a 2,2 o 2,5 atmosfere. Quelle che si avvertirebbero immersi sott’acqua fra i 12 e i 15 metri. Ogni seduta dura 90 minuti. E si respira ossigeno per 75 minuti. Suddivisi in tre intervalli di 25 minuti, con una pausa di tre minuti tra ogni ciclo. Durante il trattamento, dentro alla camera è presente un sanitario, per aiutare chi ne sta beneficiando nel caso non riuscisse a compensare con le manovre spiegate prima di entrare». 

Terapia che consta di dieci sedute, seguita da una rivalutazione audiometrica. Se c’è un recupero parziale della soglia uditiva o se l’acufene è diminuito, se ne fanno altre dieci. Le uniche controindicazioni, specifica l’esperto, riguardano chi ha una disventilazione dell’orecchio medio che non permetterebbe la compensazione, chi soffre di epilessia grave non controllata da terapia farmacologia o chi ha uno pneumotorace in atto non drenato. Altre controindicazioni sono la distrofia bollosa del polmone, gravi cardiopatie con scompenso cronico e dispnea a riposo, la gravidanza e la chemioterapia. Infine, chi soffre di claustrofobia potrebbe dover rinunciare. 

Farmaci e integratori

A cortisonici e ossigenoterapia si possono aggiungere altri farmaci e integratori per la microcircolazione. Tra cui l’estratto di ginkgo biloba, che ha un’azione vasoattiva. «Si assume per circa due o tre mesi, ma è controindicato se si è già in terapia con anticoagulanti», conclude Cavazzuti. «Se a causare l’ipoacusia è un virus si assumono antivirali. Di solito per una settimana o due, e non si hanno effetti collaterali importanti.

Si utilizzano anche diuretici osmotici. Come il mannitolo per via infusionale, particolarmente utile nelle forme idropiche: viene somministrato in day hospital per cicli di dieci giorni. Questi farmaci drenano l’eccesso di liquidi nell’orecchio interno, causa dell’aumento della pressione del labirinto». 

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