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Sla: i calciatori di Serie A rischiano sei volte di più

Il dato arriva da uno studio epidemiologico molto ampio presentato in America ma condotto in Italia. Il legame tra il calcio e la patologia neurodegenerativa, però, rimane ancora ignoto

Giocare a calcio è un fattore di rischio per lo sviluppo della Sclerosi laterale amiotrofica? Il rischio rispetto alla popolazione generale è addirittura di sei volte maggiore se il calciatore è professionista, di serie A. A rilevarlo un ingente studio epidemiologico presentato in Ameirca, a Philadelphia, durante il meeting annuale dell’American Academy of Neurology.

La malattia dei calciatori

Ma il dato non sorprende del tutto: la possibile associazione tra la Sla e l’attività fisica era già stata ipotizzata da uno studio del 2018 pubblicato sul Journal of Neurology Neurosurgery&Psychiatry e, più in generale, dalla cronaca. Tutti ricorderanno le morti premature dovute alla Sla dei calciatori Stefano Borgonovo, centravanti del Como, del Milan e della Fiorentina morto nel 2013, e Gianluca Signorini, scomparso nel 2002. Anche per questo, per anni, la sclerosi laterale amiotrofica è stata chiamata la “malattia dei calciatori”.

Gruppo San Donato

Le figurine Panini come database

Il nuovo studio, che è stato condotto da Ettore Beghi ed Elisabetta Pupillo dell’Istituto Mario Negri di Milano in collaborazione con Letizia Mazzini dell’Ospedale universitario di Novara e Nicola Vanacore dell’Istituto Superiore di Sanità, si è basato su un database molto particolare, cioè la collezione delle figurine Panini.

Lo studio

La ricerca è partita con i nomi dei calciatori presenti nelle collezioni a partire dalla stagione 1959-1960 fino a quella del 1999-2000. In tutto sono stati coinvolti 23.875 calciatori di Serie A, B e C. Nel periodo considerato dallo studio sono stati accertati 32 casi di Sla, di cui 10 di Serie A. I più colpiti sono i centrocampisti, con 14 casi, seguiti dai difensori con 9 casi, dagli attaccanti con 6 e, infine, dai portieri con 3 casi.

Rischio maggiore e insorgenza precoce

«Ciò che la nostra ricerca conferma – spiega Ettore Beghi – è che il rischio di Sla tra gli ex-calciatori è circa due volte superiore a quello della popolazione generale. Analizzando la Serie A, il rischio sale addirittura di sei volte, ma la vera novità consiste nell’aver evidenziato che i calciatori si ammalano di Sla in età più giovane rispetto a chi non ha praticato il calcio. L’insorgenza della malattia tra i calciatori si attesta sui 43,3 anni mentre quella della popolazione generale in Italia è di 65,2 anni». Le fonti principali da cui i ricercatori hanno preso le informazioni sono inchieste giornalistiche e giuridiche. Per questo, per Elisabetta Pupillo dell’Istituto Mario Negri «i dati potrebbero non essere definitivi perché alcuni casi di Sla potrebbero essere sfuggiti alle inchieste».

Ma che cosa c’entra il calcio?

Per il momento nessuno lo sa. Se lo chiede anche Damiano Tommasi, presidente dell’Associazione italiana calciatori ed ex centrocampista della Roma e della Nazionale, che ha collaborato con l’Istituto Mario Negri: «La ricerca – dice – da una parte preoccupa e dall’ altra ci invita a porre attenzione a qualsiasi iniziativa che possa aiutare a saperne di più»

La Sclerosi laterale amiotrofica

La Sla è una rara malattia neurodegenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale delle persone, rendendole progressivamente incapaci delle funzioni vitali più semplici, come camminare, deglutire, parlare, ma lasciando intatte le facoltà celebrali. Secondo la Società Italiana di Neurologia, che cita i dati dell’AISLA (Associazione Italiana della Sclerosi Laterale Amiotrofica), in Italia sono circa 5.000 i pazienti di Sla, con un tasso di prevalenza di 6-8 malati ogni 100.000 abitanti e con un’incidenza di uno-tre casi ogni 100.000 abitanti l’anno.

 

 

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