Malattie reumaticheSalute

Scoperta la “miccia” dell’artrite reumatoide

E' una piccola molecola, che può essere spenta disinnescando la produzione di anticorpi diretti contro le articolazioni

Trovata la “miccia” che fa esplodere l’artrite reumatoide: si tratta di una piccola molecola, chiamata microRNA 155, che è in grado di attivare la produzione dei pericolosi anticorpi diretti contro le articolazioni e responsabili di processi infiammatori distruttivi.

Lo dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications dai ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, i primi ad aver sperimentato con successo una molecola “pompiere” capace di spegnere questo incendio sul nascere.
La loro ricerca è nata con l’obiettivo di comprendere come vengono attivate le cellule B del sistema immunitario: queste cellule sono infatti cruciali nelle malattie autoimmuni, perché producono gli anticorpi impazziti che si rivoltano contro l’organismo generando un’infiammazione distruttiva.

Gruppo San Donato

Studiando campioni biologici di oltre 60 pazienti con artrite reumatoide, gli esperti hanno scoperto che l’innesco della malattia è il micro-RNA155 (miR155): questa “miccia” viene accesa da molecola infiammatorie come CD40L, IL6, BAFF, IL21, e a sua volta è capace di attivare le cellule B di memoria, facendole diventare pericolose fabbriche di autoanticorpi. Quando presente in eccesso, il micro-RNA 155 è anche in grado di ridurre l’espressione di un’importante molecola anti-infiammatoria, chiamata Pu-1.

Disinnescare questa bomba a orologeria è possibile. I ricercatori ci sono riusciti usando un nuovo potenziale farmaco sviluppato dall’Università di Glasgow: si tratta di una molecola “artificiere”, che entra in azione determinando un aumento di Pu-1, che è, appunto, un potente inibitore dell’infiammazione.

«La scoperta di questa possibile via di controllo della malattia apre nuovissime prospettive terapeutiche – spiega il coordinatore dello studio, Gianfranco Ferraccioli – e soprattutto insegna che il controllo dell’infiammazione prodotta dalle cellule B è realmente possibile senza usare farmaci o chemioterapici che abbattano le cellule B».

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