Lo scompenso cardiaco è una sindrome a causa della quale il cuore non è in grado di pompare a sufficienza il sangue, creando uno stato di insufficienza circolatoria.
I sintomi
Assenza di respiro e affanno sono le principali manifestazioni. I pazienti si lamentano di non riuscire a fare le scale o di dover aumentare i cuscini sotto la testa per respirare bene durante la notte. Un’altra caratteristica comune sono le gambe gonfie, oppure la difficoltà ad allacciarsi le scarpe, dovuto al fatto che il cuore, non pompando regolarmente, non riesce neanche a smaltire il sangue che
si accumula nelle zone periferiche.
Cause
La prima causa è una malattia cardiovascolare, come ad esempio un infarto pregresso, l’ipertensione e le cardiopatie di origine valvolare. Esistono anche forme idiopatiche, senza cioè una causa accertata.
Diagnosi
L’elettrocardiogramma può essere uno strumento di screening, insieme alla valutazione clinica dei sintomi. L’ecocardiogramma e, negli ultimi anni, il dosaggio degli ormoni BNP completano gli strumenti di diagnosi. In particolare, gli ormoni vengono monitorati perché, quando è sotto stress, il cuore ne rilascia di più, data la loro funzione protettiva. Aumentano infatti la diuresi e hanno un’azione vasodilatatoria, per cui il cuore fa minore fatica a pompare il sangue.
Terapie
La cura è di tipo farmacologico. Dagli anni Novanta sono stati fatti dei passi avanti, prima con gli Ace-inibitori, poi con i Beta-bloccanti e gli anti-aldosteronici. Un recente studio, di cui sono stato il coordinatore in Italia, pubblicato nel 2014 sul New England Journal of Medicine e basato sulla somministrazione dei componenti sacubitril/valsartan a 8.400 pazienti, ha avuto risultati positivi in termini di mortalità e ospedalizzazione, entrambe ridotte del 20 per cento. Il vantaggio, inoltre, è che non si aggiungono agli altri farmaci prescritti dalla terapia, ma sostituiscono gli Ace-inibitori. Non ci sono particolari effetti collaterali, ma occorre stare attenti all’abbassamento della pressione. Bisogna comunque consigliare la dieta e l’attività fisica, a differenza del passato, quando si preferiva mettere a riposo i pazienti con scompenso cardiaco.
A cura di Michele Senni, direttore della Cardiologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo
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