Focus di Mario di Silvestre (puoi chiedergli un consulto), chirurgo delle deformità vertebrali all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna.
Nei pochi casi di scoliosi (meno del 15%) in cui non si ottengono risultati con il corsetto ortopedico e con la fisioterapia, e la curva scoliotica supera i 40 gradi, si rende indispensabile l’intervento, che si chiama correzione-artrodesi. La chirurgia si pratica su ragazzi anche di 12-13 anni, mentre negli adulti l’indicazione è, invece, soprattutto il dolore alla schiena, che incide pesantemente sulla qualità della vita.
L’OPERAZIONE. L’intervento di artrodesi è lungo circa quattro ore ed è molto delicato. Viene eseguito in anestesia totale, sul dorso del paziente, e consiste nel fissare due barre di titanio alla colonna vertebrale, per raddrizzarla, agganciandole a viti ancorate alle vertebre. In questo modo si annulla anche la rotazione delle vertebre, che ha determinato negli anni il gibbo (asimmetria del dorso). Durante l’intervento la funzione del midollo viene attentamente monitorata per riconoscerne immediatamente un’eventuale sofferenza, utilizzando i cosiddetti potenziali evocati, esami che studiano le risposte del sistema nervoso centrale a uno stimolo sensoriale e motorio. Per questo oggi il rischio neurologico di paralisi, rispetto a un tempo, è estremamente ridotto (meno dell’1%).
LA RIABILITAZIONE. Dopo tre giorni trascorsi a letto in posizione supina, ci si può lentamente alzare e iniziare a camminare, senza dover applicare corsetti o gessi. Il dolore, dapprima intenso, andrà gradualmente a scomparire. Nel primo mese di convalescenza occorre stare molto a riposo. Ci vogliono poi altri due mesi di esercizi riabilitativi in acqua, per ristabilirsi in modo definitivo. Nei successivi due anni è consigliabile fare nuoto e sottoporsi a controlli ogni sei mesi. L’intervento corregge, bloccandola, solo la parte della colonna colpita dalla scoliosi, in modo da non limitare troppo il movimento della schiena. Nell’arco di un anno l’impalcatura svolge la sua funzione e la colonna sarà raddrizzata in modo definitivo. Viti e barre in genere vengono lasciate, a meno che non creino fastidi, cosa che accade molto raramente.
Mario di Silvestre, chirurgo delle deformità vertebrali all’Istituto ortopedico Rizzoli di Bologna
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